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L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
06
 6 - 12 Feb.

  2004
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POLITICA
Coop pronte al rilancio di Cirio e Parmalat


Importante segnale al governo da Confcooperative e Legacoop

Il settore cooperativo vuole evitare che la crisi dei due colossi agroalimentari e in particolare della Parmalat porti a una destrutturazione produttiva che avvantaggi le imprese estere

Il presidente della Confcooperative Luigi Marino e quello di Legacoop Giuliano Poletti hanno inviato al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, al ministro delle politiche agricole e forestali Gianni Alemanno, e al ministro per le attività produttive Antonio Marzano una lettera aperta sul caso Parmalat chiedendo di essere ascoltati quali parti in causa della inevitabile ristrutturazione dell’industria lattiero-casearia. 
In particolare la riunione servirebbe a «illustrare le proposte di politica settoriale e per manifestare l’interesse e la disponibilità di importanti imprese cooperative, che sono pronte a intervenire nel recupero e nel rilancio delle attività produttive di Parmalat e Cirio, anche grazie alla presenza della cooperazione nel settore della distribuzione». 
Per il momento – a quanto si apprende – il presidente del Consiglio non ha risposto. Hanno invece dato segnali sia il ministro Alemanno, che ha invitato le centrali cooperative a una riunione con tutta la filiera prevista per venerdì 6 febbraio, sia il ministro Marzano che ha confermato la possibilità di un incontro bilaterale con i due presidenti fissato per l’11 febbraio.
Marino e Poletti sottolineano nella lettera il fatto che «il comparto agroalimentare ha bisogno di decisioni strategiche ed equilibrate, nell’interesse nazionale» poiché «nel settore lattiero-caseario è in atto una destrutturazione a tutto vantaggio delle imprese produttrici estere e della catena distributiva anch’essa oramai a prevalente capitale estero».
Marino e Poletti dopo aver spiegato che a loro parere «in Italia... la reale difesa dei redditi dei produttori agricoli e delle produzioni tipiche, la difesa dell’ambiente, lo sviluppo del made in Italy agroalimentare passano soprattutto attraverso la filiera rappresentata dalle cooperative, che già organizza il 50% delle produzioni», sottolineano che il caso Parmalat, come quello Cirio, ha evidenziato «organizzazioni di filiera azzardate e approssimative». Al contrario – fanno presente i due dirigenti a Berlusconi, Marzano e Alemanno – «la filiera cooperativa può assicurare, invece, condizioni di solidità, affidabilità e trasparenza incomparabilmente maggiori, anche a vantaggio dei consumatori». Per questa ragione – concludono Marino e Poletti – «occorre sostenerla con norme e iniziative appropriate (ad esempio, modificando per le cooperative i vincoli stabiliti dall’Antitrust come avviene negli Stati Uniti), favorendo nei suoi confronti una maggiore attenzione da parte del mondo del credito, fornendola di una strumentazione finanziaria che possa sostenerne i piani di sviluppo». Al riguardo, nella lettera viene ricordato il fatto che «a proposito di normativa antitrust abbiamo dovuto prendere atto che mentre a una cooperativa leader del settore veniva bloccato l’acquisto di altre aziende, a Parmalat veniva dato il benestare – con la Newlat – all’acquisizione del pacchetto Eurolat dalla Cirio». 
Infine i due dirigenti ricordano non solo «che in passato soggetti imprenditoriali (come Parmalat) sono stati oggetto di una immeritata benevolenza politica, anche a scapito del sistema cooperativo» ma pure la «recente contrapposizione tra il Gruppo Parmalat da un lato e la restante filiera produttiva nazionale dall’altro, per la modifica della normativa sul latte fresco».
Un sistema da rivedere
«La recente crisi della Parmalat, oltre al problema dei maggiori controlli e della tutela dei risparmiatori, ha posto con grande evidenza il problema del riordino dell’intero sistema agroalimentare italiano», dice Paolo Bruni, presidente della Federagricole-Confcooperative. Dunque – spiega Bruni – «è per questa ragione che il mondo della cooperazione agroalimentare ha lanciato un chiaro messaggio al Governo». D’altra parte il presidente della Federagricole è convinto che «un Paese che ha assistito negli anni al ripetersi di gravi crisi che hanno interessato l’agroalimentare italiano, dalla Sme alla Federconsorzi, da Cirio a Parmalat, deve intervenire con coraggio per sostenere e valorizzare le filiere agroalimentari partendo innanzitutto dai produttori agricoli. È in questo senso che la cooperazione ha deciso di mettersi a disposizione con il proprio patrimonio di imprese e di soci produttori, nella consapevolezza che in Italia le cooperative organizzano, nel caso specifico, oltre il 50% del latte fresco. Per non parlare poi del settore dei formaggi dove le coop rappresentano la quasi totalità delle 31 dop di cui l’Italia si fregia». Bruni ci tene a sottolineare che «il modello imprenditoriale della cooperazione basa le proprie caratteristiche sul rapporto esistente con il socio produttore conferente e quindi sul forte legame esistente tra imprenditore agricolo, cooperativa di trasformazione e territorio. È un sistema, quello creato dalle cooperative, che può assicurare condizioni di solidità, affidabilità e trasparenza, anche e forse soprattutto a vantaggio dei consumatori».
Per il presidente dell’Anca Lega Coop Sergio Nasi i punti fondamentali della vicenda Parmalat che riguardano la cooperazione sono due. Spiega Nasi: «Di fronte alla crisi del Gruppo il Governo sta compiendo atti promossi in parte dal Mipaf per quanto riguarda gli allevatori e dal Ministero delle attività produttive per quanto riguarda il salvataggio industriale. A proposito di questo va sottolineato che innanzitutto il 50% del latte transita attraverso le imprese cooperative e dunque gli atti che il Governo compie ci riguardano poiché influiscono sugli assetti del nostro mondo».  In secondo luogo, prosegue Nasi, «proprio perché il mondo cooperativo segue un modello di impresa ancorato a una logica di filiera con al centro le imprese di base, pensiamo che di fronte alla possibilità di acquisizioni dovremmo essere ascoltati». «Faccio anche notare che, a differenza di quanto avvenuto sulla vicenda Cirio, in questo caso le centrali cooperative si sono mosse unitariamente», conclude il presidente dell’Anca Lega Coop, che avverte: «Saranno comunque le singole imprese ad agire e interagire con il commissario Enrico Bondi anche perché non sappiamo ancora se si vorrà cedere l’azienda a pezzi o per intero. Comunque il mondo della cooperazione è interessato a dialogare con il commissario per eventuali acquisizioni». 


Sommario rivista Letizia Martirano
E-mail: l.martirano@informatoreagrario.it


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