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2004 |
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POLITICA |
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Coop pronte al rilancio di Cirio e Parmalat |
Importante segnale al governo
da Confcooperative e Legacoop
Il settore cooperativo vuole
evitare che la crisi dei due colossi agroalimentari e in particolare della
Parmalat porti a una destrutturazione produttiva che avvantaggi le imprese
estere
Il presidente della
Confcooperative Luigi Marino e quello di Legacoop Giuliano Poletti hanno
inviato al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, al ministro delle
politiche agricole e forestali Gianni Alemanno, e al ministro per le attività
produttive Antonio Marzano una lettera aperta sul caso Parmalat chiedendo di
essere ascoltati quali parti in causa della inevitabile ristrutturazione
dell’industria lattiero-casearia.
In particolare la riunione
servirebbe a «illustrare le proposte di politica settoriale e per manifestare
l’interesse e la disponibilità di importanti imprese cooperative, che sono
pronte a intervenire nel recupero e nel rilancio delle attività produttive di
Parmalat e Cirio, anche grazie alla presenza della cooperazione nel settore
della distribuzione».
Per il momento – a quanto si
apprende – il presidente del Consiglio non ha risposto. Hanno invece dato
segnali sia il ministro Alemanno, che ha invitato le centrali cooperative a una
riunione con tutta la filiera prevista per venerdì 6 febbraio, sia il ministro
Marzano che ha confermato la possibilità di un incontro bilaterale con i due
presidenti fissato per l’11 febbraio.
Marino e Poletti sottolineano
nella lettera il fatto che «il comparto agroalimentare ha bisogno di decisioni
strategiche ed equilibrate, nell’interesse nazionale» poiché «nel settore
lattiero-caseario è in atto una destrutturazione a tutto vantaggio delle
imprese produttrici estere e della catena distributiva anch’essa oramai a prevalente
capitale estero».
Marino e Poletti dopo aver
spiegato che a loro parere «in Italia... la reale difesa dei redditi dei
produttori agricoli e delle produzioni tipiche, la difesa dell’ambiente, lo
sviluppo del made in Italy agroalimentare passano soprattutto attraverso la
filiera rappresentata dalle cooperative, che già organizza il 50% delle
produzioni», sottolineano che il caso Parmalat, come quello Cirio, ha
evidenziato «organizzazioni di filiera azzardate e approssimative». Al
contrario – fanno presente i due dirigenti a Berlusconi, Marzano e Alemanno –
«la filiera cooperativa può assicurare, invece, condizioni di solidità,
affidabilità e trasparenza incomparabilmente maggiori, anche a vantaggio dei
consumatori». Per questa ragione – concludono Marino e Poletti – «occorre
sostenerla con norme e iniziative appropriate (ad esempio, modificando per le
cooperative i vincoli stabiliti dall’Antitrust come avviene negli Stati Uniti),
favorendo nei suoi confronti una maggiore attenzione da parte del mondo del credito,
fornendola di una strumentazione finanziaria che possa sostenerne i piani di
sviluppo». Al riguardo, nella lettera viene ricordato il fatto che «a proposito
di normativa antitrust abbiamo dovuto prendere atto che mentre a una
cooperativa leader del settore veniva bloccato l’acquisto di altre aziende, a
Parmalat veniva dato il benestare – con la Newlat – all’acquisizione del
pacchetto Eurolat dalla Cirio».
Infine i due dirigenti
ricordano non solo «che in passato soggetti imprenditoriali (come Parmalat)
sono stati oggetto di una immeritata benevolenza politica, anche a scapito del
sistema cooperativo» ma pure la «recente contrapposizione tra il Gruppo
Parmalat da un lato e la restante filiera produttiva nazionale dall’altro, per
la modifica della normativa sul latte fresco».
Un sistema da rivedere
«La recente crisi della Parmalat, oltre al problema dei maggiori controlli e della tutela dei
risparmiatori, ha posto con grande evidenza il problema del riordino
dell’intero sistema agroalimentare italiano», dice Paolo Bruni, presidente
della Federagricole-Confcooperative. Dunque – spiega Bruni – «è per questa
ragione che il mondo della cooperazione agroalimentare ha lanciato un chiaro
messaggio al Governo». D’altra parte il presidente della Federagricole è convinto
che «un Paese che ha assistito negli anni al ripetersi di gravi crisi che hanno
interessato l’agroalimentare italiano, dalla Sme alla Federconsorzi, da Cirio a
Parmalat, deve intervenire con coraggio per sostenere e valorizzare le filiere
agroalimentari partendo innanzitutto dai produttori agricoli. È in questo senso
che la cooperazione ha deciso di mettersi a disposizione con il proprio
patrimonio di imprese e di soci produttori, nella consapevolezza che in Italia
le cooperative organizzano, nel caso specifico, oltre il 50% del latte fresco.
Per non parlare poi del settore dei formaggi dove le coop rappresentano la
quasi totalità delle 31 dop di cui l’Italia si fregia». Bruni ci tene a
sottolineare che «il modello imprenditoriale della cooperazione basa le proprie
caratteristiche sul rapporto esistente con il socio produttore conferente e
quindi sul forte legame esistente tra imprenditore agricolo, cooperativa di
trasformazione e territorio. È un sistema, quello creato dalle cooperative, che
può assicurare condizioni di solidità, affidabilità e trasparenza, anche e
forse soprattutto a vantaggio dei consumatori».
Per il presidente dell’Anca
Lega Coop Sergio Nasi i punti fondamentali della vicenda Parmalat che
riguardano la cooperazione sono due. Spiega Nasi: «Di fronte alla crisi del
Gruppo il Governo sta compiendo atti promossi in parte dal Mipaf per quanto
riguarda gli allevatori e dal Ministero delle attività produttive per quanto
riguarda il salvataggio industriale. A proposito di questo va sottolineato che
innanzitutto il 50% del latte transita attraverso le imprese cooperative e
dunque gli atti che il Governo compie ci riguardano poiché influiscono sugli
assetti del nostro mondo». In secondo
luogo, prosegue Nasi, «proprio perché il mondo cooperativo segue un modello di
impresa ancorato a una logica di filiera con al centro le imprese di base,
pensiamo che di fronte alla possibilità di acquisizioni dovremmo essere
ascoltati». «Faccio anche notare che, a differenza di quanto avvenuto sulla
vicenda Cirio, in questo caso le centrali cooperative si sono mosse
unitariamente», conclude il presidente dell’Anca Lega Coop, che avverte:
«Saranno comunque le singole imprese ad agire e interagire con il commissario
Enrico Bondi anche perché non sappiamo ancora se si vorrà cedere l’azienda a
pezzi o per intero. Comunque il mondo della cooperazione è interessato a
dialogare con il commissario per eventuali acquisizioni».
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