POLITICA |
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I vini veronesi sotto controllo |
Come viene applicata la
normativa
I Consorzi di tutela di
Valpolicella, Soave, Bardolino e Custoza sono tra le prime realtà consortili a
partire con il piano di controlli sperimentale previsto dagli ormai noti
decreti 29-5-2001 e 21-3-2002. Oltre 15.000 ha di vigneto e 1,2 milioni di
ettolitri oggetto di controllo
Nel primo numero di
quest’anno L’Informatore Agrario, con un’intervista al presidente di Federdoc
(la federazione che riunisce tutti i consorzi di tutela delle denominazioni
italiane), Riccardo Ricci Curbastro, aveva annunciato l’avvio della
sperimentazione del piano di controlli ai vini vqprd italiani. Dopo quasi ormai
tre anni di discussioni, avevamo scritto, finalmente si parte. Finiscono così le
parole per dare spazio ai fatti. E questi fatti vogliamo andare a verificarli
direttamente sul campo.
Per tutta la durata di questo
primo anno di sperimentazione, quindi, andremo a monitorare l’attività dei 32
Consorzi che hanno visto riconosciuti i requisiti (almeno 66% di
rappresentatività) per avviare il piano controlli.
I primi che siamo andati a
trovare sono quelli di Valpolicella, Soave, Bardolino e Custoza. Siamo partiti
da questi Consorzi perché la provincia di Verona rappresenta, è bene ricordarlo,
la prima provincia vitivinicola italiana, con una produzione di oltre 1,5
milioni di ettolitri di vini doc, una superficie vitata vicina ai 25.000 ha e
quasi 11.000 aziende vitivinicole per un giro d’affari complessivo di 500
milioni di euro. Qui sono presenti 9 importanti denominazioni d’origine, alcune
delle quali hanno fatto la storia dell’enologia italiana.
Una regia unica
Per questa ragione
l’osservatorio Verona appare tra i più interessanti per capire la reale
efficacia del piano di controlli attuato dai Consorzi di tutela.
«In questa prima fase di
controlli – spiega Giulio Liut, direttore dei Consorzi di tutela di Bardolino e
Custoza – assieme ai Consorzi di Valpolicella e Soave abbiamo attuato una sorta
di regia unica che ci consente di utilizzare un unico centro informatico, sito
presso l’Avive (Associazione vini veronesi) alla Camera di commercio di Verona,
dove saranno registrati tutti i dati aziendali e quelli che emergeranno durante
i controlli».
«Non solo – aggiunge Aldo Lorenzoni, direttore del Consorzio di tutela vini Soave – questa regia unica ci
consente anche di razionalizzare i controlli nelle aziende. I produttori,
infatti, che ricadono su più denominazioni “subiranno” un unico controllo che
vale su tutte le loro produzioni. Questo, chiaramente, determina anche un
notevole risparmio economico».
Dal momento che sono stati
introdotti gli aspetti economici, quanto costerà ai produttori questa nuova
attività dei Consorzi? A questo riguardo ricordiamo che i costi derivati
dall’attività di controllo sono posti a carico di tutti i soggetti appartenenti
alla filiera, in proporzione ai quantitativi controllati.
«Sarà un’attività che non
inciderà molto sulle tasche dei produttori – spiega Liut – in quanto tutti
pagheranno qualcosa, mentre in passato solo i soci si facevano carico
dell’attività dei Consorzi».
«Non solo – aggiunge
Lorenzoni – nel caso del Soave, ad esempio, addirittura i nostri soci
pagheranno meno rispetto al passato. Infatti abbiamo deciso di tenere come
quota associativa solo quella relativa al piano dei controlli eliminando
totalmente quella precedente.
E questo per evitare che i
soci avessero un aggravio ulteriore rispetto ai non soci che avrebbero pagato
solo la quota relativa ai controlli. Nonostante questa scelta il nostro Consorzio
si troverà a gestire il doppio delle risorse che avevamo in passato e questo ci
consentirà di espletare adeguatamente questo difficile compito. In pratica, se
prima con le nostre risorse eravamo in grado di controllare circa 300 aziende
all’anno site nella nostra denominazione, oggi possiamo arrivare facilmente a
oltre 700 (su 3.300 totali della denominazione Soave) per ottemperare a quel
20% sul totale previsto dal decreto».
In sostanza come si
svilupperà il vostro controllo?
«Innanzi tutto va ricordato –
evidenzia Liut – come questa nuova attività segni un passo storico nel ruolo
dei Consorzi di tutela e di tutta la vitivinicoltura italiana. Non saremo più,
infatti, i consorzi degli associati ma i consorzi di tutta la denominazione e
anche di coloro che imbottigliano fuori da essa. Si capisce bene come questo
dia molte più garanzie in termini di tracciabilità di tutta la produzione. Per
quanto riguarda la nostra attività, in concreto, essa si realizzerà
essenzialmente su quattro punti: controlli in vigneto (verifica dell’esistenza,
della superficie e della resa ad ettaro); rispetto del disciplinare da parte
dei vinificatori; controllo della qualità prima dell’imbottigliamento;
controlli e verifiche qualità dopo l’imbottigliamento. È chiaro che si tratta
di un’attività che si svolge sia attraverso controlli diretti sia con
l’incrocio di dati esistenti, a partire da quelli dell’albo dei vigneti».
Spesso parlate di tracciabilità, ma perché siete così convinti che questa vostra attività possa
dare garanzie ai consumatori anche in questo senso?
«Perché con questo servizio
saremo in grado – spiega Liut – di identificare perfettamente le bottiglie e il
loro lotto di provenienza. E questo numero identificativo (riportante anche il
giorno e l’anno di imbottigliamento) sarà subito inserito on line per essere
verificato anche dagli stessi consumatori». «Con questa nostra attività, di
fatto, il disciplinare di produzione – sottolinea Lorenzoni – diventa una sorta
di contratto tra produttore e consumatore. Un contratto che deve essere
rispettato e tutelato per fornire nel tempo certezze e reddito alle imprese e,
di converso, conoscenza e tranquillità al cliente».
Complessivamente i vostri
quattro Consorzi dovranno occuparsi di una superficie vitata di oltre 15.000 ha
per una produzione di quasi 1,2 milioni di ettolitri (vedi tabella). Come si
sono dovute organizzare le vostre strutture per rispondere adeguatamente a un
ruolo così impegnativo?
«Intanto – sottolinea Liut –
va detto come i nostri Consorzi da sempre sono impegnati nell’attività di
controllo. In particolare, sono i controlli in vigneto che richiedono
un’implementazione delle nostre strutture. A questo proposito, quindi, abbiamo
e stiamo creando squadre di professionisti in grado di espletare al meglio questa
attività. Ci tengo però a precisare che nel nostro caso non c’è nulla di nuovo.
La novità sta nel certificare quello che già stavamo facendo attraverso un
potenziamento della nostra struttura per quanto concerne l’attività di
campagna».
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