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L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
06
 6 - 12 Feb.

  2004
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POLITICA
I vini veronesi sotto controllo

Come viene applicata la normativa

I Consorzi di tutela di Valpolicella, Soave, Bardolino e Custoza sono tra le prime realtà consortili a partire con il piano di controlli sperimentale previsto dagli ormai noti decreti 29-5-2001 e 21-3-2002. Oltre 15.000 ha di vigneto e 1,2 milioni di ettolitri oggetto di controllo

Nel primo numero di quest’anno L’Informatore Agrario, con un’intervista al presidente di Federdoc (la federazione che riunisce tutti i consorzi di tutela delle denominazioni italiane), Riccardo Ricci Curbastro, aveva annunciato l’avvio della sperimentazione del piano di controlli ai vini vqprd italiani. Dopo quasi ormai tre anni di discussioni, avevamo scritto, finalmente si parte. Finiscono così le parole per dare spazio ai fatti. E questi fatti vogliamo andare a verificarli direttamente sul campo. 
Per tutta la durata di questo primo anno di sperimentazione, quindi, andremo a monitorare l’attività dei 32 Consorzi che hanno visto riconosciuti i requisiti (almeno 66% di rappresentatività) per avviare il piano controlli. 
I primi che siamo andati a trovare sono quelli di Valpolicella, Soave, Bardolino e Custoza. Siamo partiti da questi Consorzi perché la provincia di Verona rappresenta, è bene ricordarlo, la prima provincia vitivinicola italiana, con una produzione di oltre 1,5 milioni di ettolitri di vini doc, una superficie vitata vicina ai 25.000 ha e quasi 11.000 aziende vitivinicole per un giro d’affari complessivo di 500 milioni di euro. Qui sono presenti 9 importanti denominazioni d’origine, alcune delle quali hanno fatto la storia dell’enologia italiana.
Una regia unica
Per questa ragione l’osservatorio Verona appare tra i più interessanti per capire la reale efficacia del piano di controlli attuato dai Consorzi di tutela.
«In questa prima fase di controlli – spiega Giulio Liut, direttore dei Consorzi di tutela di Bardolino e Custoza – assieme ai Consorzi di Valpolicella e Soave abbiamo attuato una sorta di regia unica che ci consente di utilizzare un unico centro informatico, sito presso l’Avive (Associazione vini veronesi) alla Camera di commercio di Verona, dove saranno registrati tutti i dati aziendali e quelli che emergeranno durante i controlli».
«Non solo – aggiunge Aldo Lorenzoni, direttore del Consorzio di tutela vini Soave – questa regia unica ci consente anche di razionalizzare i controlli nelle aziende. I produttori, infatti, che ricadono su più denominazioni “subiranno” un unico controllo che vale su tutte le loro produzioni. Questo, chiaramente, determina anche un notevole risparmio economico».
Dal momento che sono stati introdotti gli aspetti economici, quanto costerà ai produttori questa nuova attività dei Consorzi? A questo riguardo ricordiamo che i costi derivati dall’attività di controllo sono posti a carico di tutti i soggetti appartenenti alla filiera, in proporzione ai quantitativi controllati.
«Sarà un’attività che non inciderà molto sulle tasche dei produttori – spiega Liut – in quanto tutti pagheranno qualcosa, mentre in passato solo i soci si facevano carico dell’attività dei Consorzi».
«Non solo – aggiunge Lorenzoni – nel caso del Soave, ad esempio, addirittura i nostri soci pagheranno meno rispetto al passato. Infatti abbiamo deciso di tenere come quota associativa solo quella relativa al piano dei controlli eliminando totalmente quella precedente. 
E questo per evitare che i soci avessero un aggravio ulteriore rispetto ai non soci che avrebbero pagato solo la quota relativa ai controlli. Nonostante questa scelta il nostro Consorzio si troverà a gestire il doppio delle risorse che avevamo in passato e questo ci consentirà di espletare adeguatamente questo difficile compito. In pratica, se prima con le nostre risorse eravamo in grado di controllare circa 300 aziende all’anno site nella nostra denominazione, oggi possiamo arrivare facilmente a oltre 700 (su 3.300 totali della denominazione Soave) per ottemperare a quel 20% sul totale previsto dal decreto».
In sostanza come si svilupperà il vostro controllo?
«Innanzi tutto va ricordato – evidenzia Liut – come questa nuova attività segni un passo storico nel ruolo dei Consorzi di tutela e di tutta la vitivinicoltura italiana. Non saremo più, infatti, i consorzi degli associati ma i consorzi di tutta la denominazione e anche di coloro che imbottigliano fuori da essa. Si capisce bene come questo dia molte più garanzie in termini di tracciabilità di tutta la produzione. Per quanto riguarda la nostra attività, in concreto, essa si realizzerà essenzialmente su quattro punti: controlli in vigneto (verifica dell’esistenza, della superficie e della resa ad ettaro); rispetto del disciplinare da parte dei vinificatori; controllo della qualità prima dell’imbottigliamento; controlli e verifiche qualità dopo l’imbottigliamento. È chiaro che si tratta di un’attività che si svolge sia attraverso controlli diretti sia con l’incrocio di dati esistenti, a partire da quelli dell’albo dei vigneti».
Spesso parlate di tracciabilità, ma perché siete così convinti che questa vostra attività possa dare garanzie ai consumatori anche in questo senso?
«Perché con questo servizio saremo in grado – spiega Liut – di identificare perfettamente le bottiglie e il loro lotto di provenienza. E questo numero identificativo (riportante anche il giorno e l’anno di imbottigliamento) sarà subito inserito on line per essere verificato anche dagli stessi consumatori». «Con questa nostra attività, di fatto, il disciplinare di produzione – sottolinea Lorenzoni – diventa una sorta di contratto tra produttore e consumatore. Un contratto che deve essere rispettato e tutelato per fornire nel tempo certezze e reddito alle imprese e, di converso, conoscenza e tranquillità al cliente».
Complessivamente i vostri quattro Consorzi dovranno occuparsi di una superficie vitata di oltre 15.000 ha per una produzione di quasi 1,2 milioni di ettolitri (vedi tabella). Come si sono dovute organizzare le vostre strutture per rispondere adeguatamente a un ruolo così impegnativo?
«Intanto – sottolinea Liut – va detto come i nostri Consorzi da sempre sono impegnati nell’attività di controllo. In particolare, sono i controlli in vigneto che richiedono un’implementazione delle nostre strutture. A questo proposito, quindi, abbiamo e stiamo creando squadre di professionisti in grado di espletare al meglio questa attività. Ci tengo però a precisare che nel nostro caso non c’è nulla di nuovo. La novità sta nel certificare quello che già stavamo facendo attraverso un potenziamento della nostra struttura per quanto concerne l’attività di campagna».




Sommario rivista Fabio Piccoli
E-mail: f.piccoli@informatoreagrario.it


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