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Quello che ci aspettiamo dal nuovo ministro
dell'agricoltura |
Intervista al presidente di Confagricoltura Federico
Vecchioni
Dalla tutela del nostro settore in ambito europeo ai provvedimenti
nazionali in campo fiscale e previdenziale, sono tanti gli impegni che
aspettano il nuovo Governo. Mantenendo fermo il metodo del dialogo con il
mondo agricolo
Fin dal suo insediamento a presidente di Confagricoltura,
Federico Vecchioni si è posto nei confronti del Governo con un atteggiamento
di aperto confronto ma al tempo stesso molto fermo nell’analisi politica e
molto propositivo per cercare soluzioni economiche e politiche a favore
dell’impresa. Iniziamo da questo punto la nostra intervista nella quale
cerchiamo di analizzare le priorità che Confagricoltura porrà sul tavolo di
Paolo De Castro, nuovo ministro dell’agricoltura.
Presidente Vecchioni, innanzitutto quale dialogo vorrebbe avere con il nuovo
ministro?
La Confagricoltura esprime apprezzamento per la nomina di Paolo De
Castro al Ministero delle politiche agricole. Innanzitutto ci tengo a
sottolineare i suoi titoli professionali e ricordo la positiva esperienza
vissuta in occasione del negoziato comunitario su Agenda 2000 durante il suo
precedente mandato.
Confagricoltura si augura che il metodo seguito negli ultimi anni dal
Governo, con particolare riguardo al Tavolo verde, gestito con grande
attenzione dal ministro Gianni Alemanno, sia mantenuto, con regole di
reciproco rispetto dei ruoli e di corretta partecipazione delle
organizzazioni professionali agricole alla definizione delle politiche di
settore.
Per un’analisi più dettagliata dei problemi iniziamo dalla politica agricola
europea. Quali priorità il ministro dovrà dare alle proprie azioni?
L’Italia nell’ambito del negoziato Wto, dovrà incidere
sull’atteggiamento della Commissione europea, che sembra intenzionata a
varare nuove riduzioni dei sussidi, peraltro senza che ci siano precise
garanzie di contropartite per la protezione delle produzioni di qualità.
Inoltre l’intesa sulle prospettive finanziarie, che a breve sarà
formalizzata, prevede anche, a partire dal 2008-2009, una revisione
complessiva del bilancio dell’Unione Europea. Alcuni adattamenti sono
auspicabili, ma è inaccettabile un’ulteriore modifica del quadro generale
della politica comunitaria.
Quali in particolare gli aggiustamenti da realizzare?
Ad esempio la riforma Fischler prevede pagamenti supplementari per
l’agricoltura di qualità ex articolo 69 del regolamento n. 1782. Sono appena
stati diffusi i dati della prima campagna di applicazione e i risultati
mostrano una distribuzione inefficace e pertanto il meccanismo è da tarare
meglio.
Su quali altri temi di politica europea il nuovo ministro dovrà impegnarsi
in particolare?
Dopo l’estate entrerà nel vivo il dibattito sulla riforma di due
importanti ocm: ortofrutta e vino. Il ruolo di leader che l’Italia riveste
in questi ambiti produttivi rende necessario un atteggiamento attivo, senza
che l’iniziativa venga lasciata in mano all’Esecutivo di Bruxelles. La
Confagricoltura ha già avanzato proposte specifiche.
Ci può riassumere i punti essenziali da voi proposti?
Sull’ortofrutta va salvaguardato il bilancio, innanzitutto, perché tra
le restrizioni del budget comunitario e i possibili vincoli che potrebbero
scaturire con l’approvazione del Doha Round, le risorse, già esigue, vanno
garantite.
Per quanto riguarda il vino, invece, Confagricoltura sostiene la necessità
di mantenere una ocm specifica, che valorizzi le produzioni di qualità e
contenga i necessari strumenti per la stabilizzazione dei mercati e del
reddito dei viticoltori.
Passando alla politica nazionale quali preoccupazioni sottoporrete a Paolo
De Castro?
A breve il nuovo Governo dovrà presentare il Documento di programmazione
economica e finanziaria; uno snodo di grande rilievo per passare rapidamente
alla concreta definizione delle scelte che devono riportare il Paese sulla
via dello sviluppo, senza perdere di vista il risanamento delle finanze
pubbliche. Non si può dimenticare che per l’Italia, con uno stock del debito
che supera il 106% del pil, la tendenza al rialzo dei tassi d’interesse si
traduce in impegni supplementari.
E quali effetti temete per l’agricoltura?
In campo tributario le imprese agricole chiedono stabilità e certezze.
La conferma in via definitiva del regime speciale dell’Iva, disposta lo
scorso anno, è un esempio da seguire anche per l’imposta di registro e le
accise sui carburanti. Per l’Irap, nell’attesa di una riforma complessiva,
imposta dalla sentenza della Corte di giustizia, per l’agricoltura non si
può che prevedere il mantenimento dell’aliquota all’1,9%.
Ma è sul piano previdenziale che Confagricoltura ha formulato in passato le
richieste più pressanti.
Il quadro della previdenza è molto complesso. Il settore agricolo ha
visto, nelle ultime fasi della scorsa Legislatura, un importante
provvedimento di riduzione degli oneri contributivi, che si è concentrato
sulle aree più svantaggiate. Sarebbe auspicabile un’estensione dei benefici
anche agli altri territori, in linea con quanto ci si propone di fare per la
generalità delle imprese.
Soprattutto, occorre realizzare il tassello mancante: la rimodulazione dei
debiti previdenziali, originariamente prevista dalla legge di riforma e poi
accantonata per i rilievi formulati dal presidente della Repubblica circa la
mancanza di copertura. La Commissione, appositamente nominata, dovrà
concludere i lavori entro luglio per permettere, quanto meno, di avviare i
provvedimenti di rateizzazione con la legge finanziaria 2007, confermando la
sospensione in atto delle procedure di riscossione.
Sempre in tema di lavoro il nuovo Governo si propone di rivedere la legge
Biagi. Qual è il vostro pensiero?
Confagricoltura teme fortemente le ipotesi di interventi radicali sulla
legge Biagi, per la quale, invece, si può e si deve avviare una verifica
sulle modalità di attuazione, per apportare, se del caso, gli opportuni
adattamenti.
Uno degli ultimi atti del passato Governo è stata la legge delega
sull’ambiente. Avete richieste di correzioni da sottoporre al nuovo
ministro?
Sulle materie ambientali si attendono interventi più incisivi; la
recente legge delega, che ha riscritto il quadro normativo su elementi di
grande impatto – dalle emissioni, alle risorse idriche, ai rifiuti – rischia
di complicare il quadro degli adempimenti per le piccole e medie imprese,
anziché semplificarli.
Vi sono linee guida sulle quali, a vostro giudizio, De Castro dovrà
proseguire?
Gli imprenditori agricoli stanno verificando gli effetti delle riforme
compiute negli anni precedenti. Il giudizio è fortemente positivo per la
ridefinizione dei soggetti, compiuta con le varie tappe della legge
d’orientamento.
Un ulteriore avanzamento è auspicabile, con l’emanazione di misure che
favoriscano l’ampliamento della dimensione aziendale (incentivi per
l’acquisto di terreni e semplificazioni per l’affitto).
Molto più complessa è invece la valutazione sulla riforma della
contrattazione interprofessionale, la cui attuazione sta mostrando evidenti
difficoltà. Ciò non agevola il rafforzamento delle filiere agroindustriali;
un obiettivo, questo, che non può esser perseguito solo con gli interventi
dei programmi di sviluppo rurale.
A giudizio di molti i tavoli di filiera sono falliti. È una strada da
proseguire?
I tavoli di filiera, istituiti presso il Mipaf, sinora non hanno
prodotto risultati apprezzabili; se persistesse tale situazione di stallo,
le risorse ipotizzate (500 milioni di euro) andranno finalizzate a
interventi direttamente fruibili dalle imprese agricole per il sostegno agli
investimenti e il miglioramento delle condizioni di competitività.
Fra i tavoli di filiera attivati c’è anche quello dell’energia, settore in
cui Confagricoltura e lei in particolare avete sempre creduto. Vi è più
fiducia in questo settore?
La fiducia rimane, ma le innovazioni introdotte con la legge 81/06 –
obbligo di immissione al consumo dei biocarburanti e contratti di programma
agroenergetici – dovranno trovare una progressiva applicazione con
l’emanazione delle norme attuative e uno sforzo di coinvolgimento della
parte industriale, mentre per lo sviluppo della «bioelettricità» occorrerà
metter mano alla normativa che regola i certificati verdi, poco attenta
all’utilizzo delle biomasse agricole e all’autoproduzione.
Altro argomento di estrema attualità è l’applicazione della riforma dell’ocm
bietolicolo-saccarifera. Quali richieste porrete al nuovo Governo?
Non è ancora definito il quadro regolamentare per la gestione degli
aiuti accoppiati e dei premi di conversione, inoltre si presenta con
particolari aspetti critici la questione del piano di ristrutturazione degli
impianti. La richiesta del mondo agricolo di andare oltre la quota del 10%
non è stata accolta, mentre non ci sono sufficienti garanzie di un pieno
coinvolgimento degli imprenditori agricoli nei progetti industriali, che si
rivolgono all’opzione energetica senza puntare alla costruzione di filiere
specificamente dedicate e radicate sul territorio.
Le Regioni stanno completando i piani di sviluppo rurale per gli anni
2007-2013. Qual è il vostro giudizio?
La programmazione di sviluppo rurale, dopo l’approvazione del piano
strategico nazionale, passa nelle mani delle Regioni, ma permane la
necessità di un forte coordinamento nazionale, specie nella delicata fase
negoziale con la Commissione, e per il rispetto dei principi stabiliti
concordemente nel Piano di sviluppo nazionale (Psn).
A ciò si connette l’ipotesi di applicazione della «modulazione volontaria»,
mediante la quale si potrebbero sottrarre risorse agli aiuti diretti – e
dunque agli agricoltori – per indirizzarli al rafforzamento del 2° pilastro
della pac.
Ogni intervento nazionale, al riguardo, è prematuro, stanti le forti
critiche espresse, sia dal commissario Mariann Fischer Boel, che dal
Parlamento europeo; si tratta, infatti, di valutare con piena consapevolezza
gli effetti distorsivi che questa iniziativa determinerebbe (fra gli Stati
membri, fra le Regioni, fra i settori produttivi).
Non abbiamo ancora implementato la riforma del 2003, eppure si è di fatto
riaperto il tavolo delle riforme, peraltro con risorse finanziarie ridotte,
mentre l’Europa si allarga a Paesi che hanno l’agricoltura al centro del
loro sistema economico.
Per finire, quale raccomandazione si sente di fare a De Castro?
Facilitare la vita degli agricoltori! Il nuovo Governo dovrà affrontare
il tema della semplificazione, con particolare riguardo ai rapporti con gli
organismi pagatori e alle norme applicative dei nuovi regimi di aiuti
diretti.
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