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Finanziare l'efficienza irrigua conviene a tutti |
L’adozione attraverso sostegni pubblici di moderni sistemi irrigui che
consentano bassi consumi e minori costi può essere giudicata non conveniente
dal singolo imprenditore, ma se la valutazione viene fatta in termini di
benessere sociale complessivo il vantaggio è cospicuo ed evidente
Con l’arrivo della bella stagione, di nuovo e come sempre,
gli agricoltori iniziano a scrutare il cielo e le previsioni meteo alla
ricerca di informazioni circa l’arrivo o meno, al momento opportuno,
dell’acqua necessaria per le loro colture.
L’agricoltura ha bisogno dell’acqua a tempo debito e nelle quantità dovute,
certo non di precipitazioni eccessive e non nei momenti di raccolta o nei
momenti critici per le diverse colture.
Tuttavia grandi cambiamenti hanno interessato, anche in questo campo, sia
l’agricoltura sia gli altri settori dell’economia e quindi i consumi sia
industriali sia individuali.
A fronte di una domanda crescente di acqua vi sono anche cambiamenti
climatici, quanto meno nel senso di aumento di variabilità dei fenomeni
meteorologici, che rendono l’acqua una risorsa importante ma, al tempo
stesso, sempre più scarsa.
C’è da augurarsi che il 2003 resti un anno eccezionale, ma in quell’occasione
è apparsa con tutta evidenza e drammaticità la portata del fenomeno: quando
la decisione è tra l’irrigazione e la produzione di energia elettrica la
scelta è, evidentemente, obbligata.
Anche per l’acqua l’agricoltura è ormai sempre più in competizione con gli
altri settori dell’economia e con i consumi privati. Per questo se è vero
che l’agricoltura ha assoluto bisogno dell’acqua, è anche vero che
l’agricoltura non può permettersi di sprecarla. Ancora oggi, invece,
nonostante la relativa scarsità della risorsa, sono molto diffuse modalità
di irrigazione ad altissimo consumo idrico quali, ad esempio, quella a
scorrimento. E non basta certo la considerazione che una parte dell’acqua
ritorna così nelle falde o, comunque, nell’ambiente per giustificare tali
pratiche in un contesto di scarsità della risorsa disponibile. E non va
nemmeno dimenticato che anche talune modalità di irrigazione per aspersione,
per quanto di comoda applicazione, non sono particolarmente efficienti né
dal punto di vista dei costi energetici e idrici, né dal punto di vista
delle ricadute negative sullo sviluppo di patologie sulle coltivazioni.
Una nuvola di acqua che avvolge le colture in condizioni di alte temperature
tende a favorire fortemente lo sviluppo di patogeni che poi richiedono altri
interventi di controllo.
Le direzioni di intervento, quindi, paiono essere principalmente due. Da un
lato è certamente un fatto grave e non privo di forti implicazioni che in
tante parti dell’Italia ancora non vi sia la possibilità di accedere a
risorse idriche adeguate, per qualità e quantità, anche per sostenere lo
sviluppo economico del settore, oltre che il più generale miglioramento
della qualità della vita. Ciò è ancor più rilevante se si considera
l’importanza, sia relativa che assoluta, delle colture agricole con più
elevato fabbisogno idrico quali, ad esempio, quelle ortofrutticole.
Difficoltà nell’approvvigionamento idrico e alti costi dello stesso
comportano chiaramente difficoltà competitive non trascurabili per questi
comparti e per le regioni che vivono maggiormente queste difficoltà.
Ma è altrettanto importante, come si accennava, promuovere e sostenere
adeguatamente, per esempio con una indicazione precisa nell’ambito delle
varie misure previste dai prossimi Piani regionali per lo sviluppo rurale (Psr),
interventi finalizzati a livello di singola azienda
e/o di territorio all’introduzione delle migliori tecnologie per consentire
forme di irrigazione, specie per le colture a più alta redditività, a basso
costo energetico e limitato consumo idrico: meglio un sistema ad ala piovana
o a goccia, quando possibile.
L’aspetto che giova sottolineare è che tali tecnologie potrebbero essere non
convenienti per il singolo imprenditore se valutate da un punto di vista
esclusivamente privatistico, mentre è evidente che se si facesse una
valutazione in termini di benessere sociale complessivo la convenienza
tornerebbe a essere chiara. è questa la ragione che dovrebbe spingere il
«pubblico» a un intervento di sostegno all’adozione di queste tecniche a
basso consumo: il risparmio di acqua porterebbe a vantaggi per l’intera
collettività, senza scaricare i costi, non coperti da ricavi adeguati, sui
singoli imprenditori.
Certo non si può ragionevolmente pensare di continuare a utilizzare, invece,
in modo molto poco razionale e con grandi sprechi, una risorsa pubblica così
vitale e sempre più scarsa.
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