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L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
 
21
 19-25 Mag.

  2006
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Editoriale

Finanziare l'efficienza irrigua conviene a tutti
Gabriele Canali

L’adozione attraverso sostegni pubblici di moderni sistemi irrigui che consentano bassi consumi e minori costi può essere giudicata non conveniente dal singolo imprenditore, ma se la valutazione viene fatta in termini di benessere sociale complessivo il vantaggio è cospicuo ed evidente

Con l’arrivo della bella stagione, di nuovo e come sempre, gli agricoltori iniziano a scrutare il cielo e le previsioni meteo alla ricerca di informazioni circa l’arrivo o meno, al momento opportuno, dell’acqua necessaria per le loro colture.
L’agricoltura ha bisogno dell’acqua a tempo debito e nelle quantità dovute, certo non di precipitazioni eccessive e non nei momenti di raccolta o nei momenti critici per le diverse colture.
Tuttavia grandi cambiamenti hanno interessato, anche in questo campo, sia l’agricoltura sia gli altri settori dell’economia e quindi i consumi sia industriali sia individuali.
A fronte di una domanda crescente di acqua vi sono anche cambiamenti climatici, quanto meno nel senso di aumento di variabilità dei fenomeni meteorologici, che rendono l’acqua una risorsa importante ma, al tempo stesso, sempre più scarsa.
C’è da augurarsi che il 2003 resti un anno eccezionale, ma in quell’occasione è apparsa con tutta evidenza e drammaticità la portata del fenomeno: quando la decisione è tra l’irrigazione e la produzione di energia elettrica la scelta è, evidentemente, obbligata.
Anche per l’acqua l’agricoltura è ormai sempre più in competizione con gli altri settori dell’economia e con i consumi privati. Per questo se è vero che l’agricoltura ha assoluto bisogno dell’acqua, è anche vero che l’agricoltura non può permettersi di sprecarla. Ancora oggi, invece, nonostante la relativa scarsità della risorsa, sono molto diffuse modalità di irrigazione ad altissimo consumo idrico quali, ad esempio, quella a scorrimento. E non basta certo la considerazione che una parte dell’acqua ritorna così nelle falde o, comunque, nell’ambiente per giustificare tali pratiche in un contesto di scarsità della risorsa disponibile. E non va nemmeno dimenticato che anche talune modalità di irrigazione per aspersione, per quanto di comoda applicazione, non sono particolarmente efficienti né dal punto di vista dei costi energetici e idrici, né dal punto di vista delle ricadute negative sullo sviluppo di patologie sulle coltivazioni.
Una nuvola di acqua che avvolge le colture in condizioni di alte temperature tende a favorire fortemente lo sviluppo di patogeni che poi richiedono altri interventi di controllo.
Le direzioni di intervento, quindi, paiono essere principalmente due. Da un lato è certamente un fatto grave e non privo di forti implicazioni che in tante parti dell’Italia ancora non vi sia la possibilità di accedere a risorse idriche adeguate, per qualità e quantità, anche per sostenere lo sviluppo economico del settore, oltre che il più generale miglioramento della qualità della vita. Ciò è ancor più rilevante se si considera l’importanza, sia relativa che assoluta, delle colture agricole con più elevato fabbisogno idrico quali, ad esempio, quelle ortofrutticole. Difficoltà nell’approvvigionamento idrico e alti costi dello stesso comportano chiaramente difficoltà competitive non trascurabili per questi comparti e per le regioni che vivono maggiormente queste difficoltà.
Ma è altrettanto importante, come si accennava, promuovere e sostenere adeguatamente, per esempio con una indicazione precisa nell’ambito delle varie misure previste dai prossimi Piani regionali per lo sviluppo rurale (Psr), interventi finalizzati a livello di singola azienda
e/o di territorio all’introduzione delle migliori tecnologie per consentire forme di irrigazione, specie per le colture a più alta redditività, a basso costo energetico e limitato consumo idrico: meglio un sistema ad ala piovana o a goccia, quando possibile.
L’aspetto che giova sottolineare è che tali tecnologie potrebbero essere non convenienti per il singolo imprenditore se valutate da un punto di vista esclusivamente privatistico, mentre è evidente che se si facesse una valutazione in termini di benessere sociale complessivo la convenienza tornerebbe a essere chiara. è questa la ragione che dovrebbe spingere il «pubblico» a un intervento di sostegno all’adozione di queste tecniche a basso consumo: il risparmio di acqua porterebbe a vantaggi per l’intera collettività, senza scaricare i costi, non coperti da ricavi adeguati, sui singoli imprenditori.
Certo non si può ragionevolmente pensare di continuare a utilizzare, invece, in modo molto poco razionale e con grandi sprechi, una risorsa pubblica così vitale e sempre più scarsa.
 

Sommario rivista Gabriele Canali


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