LEGISLAZIONE |
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Scelte importanti per il bromuro di metile |
Settore ortoflorovivaistico
in apprensione
Entro il 31 gennaio il
Ministero dell’ambiente deve giungere sia a una posizione in vista
dell’incontro di Montreal per gli usi critici 2005, sia procedere all’individuazione
degli usi critici 2006
A causa della non immediata
sostituibilità del bromuro di metile (bm) per molte produzioni agricole,
l’Unione Europea, con il regolamento n. 2037/2000/Ce, sulla base delle
decisioni assunte dal Protocollo di Montreal (accordo internazionale diretto a
limitare le emissioni in atmosfera delle sostanze ritenute responsabili della
distruzione della fascia di ozono atmosferico), ha previsto la possibilità di
derogare al divieto d’uso di bm nel 2005 nei seguenti casi:
- per gli
usi critici (situazioni dove è dimostrata l’inapplicabilità tecnica ed
economica delle alternative al bm);
- per le
emergenze (20 t/anno per un periodo
non superiore a 120 giorni, in caso di esplosioni epidemiche).
Per quanto riguarda il primo aspetto,
come previsto dalla tempistica per la presentazione delle domande, l’Italia (a
tal fine il Ministero dell’ambiente ha istituito un gruppo di lavoro che ha
visto la partecipazione del Ministero della salute, del Ministero delle
politiche agricole, nonché delle organizzazioni agricole, industriali e delle
imprese di fumigazione) ha presentato, in data 31-1-2003, al Teap (Tecnology
and Economic Assessment Panel) le richieste di bromuro di metile per uso
critico per l’anno 2005.
Come riportato in tabella 1,
l’Italia, per la fumigazione del suolo, ha indicato una prima richiesta di
esenzione di 2.840 t di bm, ovvero il 37,8% dei quantitativi utilizzati nel
1995 (7.496 t) e il 79,1% di quelli utilizzati nel 2001 (3.588 t) per le
seguenti colture: fragola (frutti+vivai), peperone, pomodoro, melone, melanzana
e colture ornamentali (gli usi critici sugli zucchini non sono stati presi in
considerazione dagli esperti per la presenza di valide alternative quali, ad
esempio, la solarizzazione).
Il Teap, dopo essersi
espresso sulle richieste per usi critici in un rapporto del maggio 2003, ha
chiesto alle parti di rivedere tutte le richieste fornendo ulteriori
informazioni, al fine di poter predisporre, entro il settembre 2003, un report
supplementare e definitivo da presentare, come base negoziale, alla 15a
riunione delle parti di Nairobi (10-14 novembre 2003).
Per quanto riguarda l’Italia,
l’Organismo tecnico ha segnalato l’esigenza di diminuire i quantitativi su
alcune colture, su altre, come per il pomodoro, la necessità di disporre di
maggiori informazioni.
In particolare, la richiesta
del Teap di modifica dei quantitativi presentati dall’Italia si è basata sulle
seguenti considerazioni:
- fino al
31-12-2004 c’è la possibilità di migliorare le alternative chimiche
recentemente registrate (1,3-dicloropropene e cloropicrina);
- l’uso
delle plastiche vif (very impermeable film) dovrebbe portare a una ulteriore
diminuzione delle quantità raccomandate;
- stesse
considerazioni in relazione all’adozione di formulazioni bm-cloropicrina che
potrebbero essere registrate entro il 2005;
- per la
melanzana, il melone e le ornamentali, la possibilità di aumentare le superfici
coltivate con l’impiego di substrati;
- per il
peperone e la fragola, la disponibilità di alternative di vario tipo.
A seguito di tale intervento
il Ministero dell’ambiente, coadiuvato dal gruppo di lavoro, ha riformulato la
domanda con particolare riferimento alla possibilità di impiego di alcune
alternative chimiche, tra cui l’1,3-dicloropropene e la cloropicrina. Le altre
osservazioni del Teap non sono state prese in considerazione in quanto in
Italia non è stata ancora presentata una richiesta di registrazione di prodotti
contenenti miscele di cloropicrina e di bromuro di metile (in alcuni preparati
attualmente registrati in Italia la cloropicrina è presente in miscela con il
bm al 2%, esclusivamente con funzione «odorizzante»); le plastiche vif sono già
utilizzate; alcune alternative, come l’impiego di substrati, si stanno
sviluppando lentamente a causa dei costi elevati di gestione, nonché per alcuni
problemi ambientali (smaltimento dei substrati, ecc.).
La richiesta di usi critici è
stata, quindi, ridotta a 2.490 t, ovvero del 33% dei quantitativi impiegati nel
1995 (7.496 t) e del 70% di quelli utilizzati nel 2001 (3.588 t).
Ciò nonostante nell’ambito
della riunione di Nairobi, nel rapporto introduttivo dell’incontro delle parti,
all’Italia è stata attribuita una richiesta come usi critici di 2.250 t
(tabella 2), probabilmente scaturita da un’ulteriore contrattazione in sede di
valutazione delle domande.
Oltre alla diminuzione dei
quantitativi, va sottolineato che l’Italia, nonostante le dettagliate
osservazioni pervenute al Teap, ha visto classificarsi l’85% degli usi critici
come noted (usi per i quali è evidenziata la disponibilità di alternative); il
che significa che una gran parte dei quantitativi richiesti dall’Italia è sotto
osservazione, quindi a rischio.
Anche a causa della posizione
rigorosa della delegazione degli Usa, che aveva il mandato di difendere gli usi
critici richiesti (9.921 t pari al 39% della baseline del 1995), con pochi
spazi di trattativa (da sottolineare che negli anni Novanta gli Stati Uniti
erano stati tra i più rigorosi sostenitori dell’eliminazione del bromuro di
metile), il negoziato si è concluso con un nulla di fatto. Pertanto, la
negoziazione è stata rimandata alla riunione straordinaria fissata a Montreal
per il prossimo 19 marzo.
Per tale sessione è previsto
un nuovo rapporto del Teap, che alla luce di ulteriori informazioni fornite
dalle parti riformulerà le sue raccomandazioni riclassificando le quantità
noted in recommended (usi raccomandati dal Teap) e not recommended (usi non
raccomandati dal Teap).
Entro il prossimo 31 gennaio,
quindi, si dovrà affrontare una serie di questioni particolarmente delicate sia
in relazione all’incontro di Montreal, per giungere a una definizione degli usi
critici 2005, sia perché occorrerà procedere all’individuazione degli usi
critici 2006.
Per quanto riguarda gli usi
critici 2005, si dovrà puntare in modo risoluto a non far fallire il prossimo
vertice, con l’obiettivo di raggiungere un compromesso equilibrato (per
l’Italia andrebbero confermati quanto meno gli usi critici richiesti, cioè
2.250 t). Un eventuale fallimento del Protocollo di Montreal potrebbe avere
effetti molto negativi sia in relazione all’obiettivo di difendere la fascia di
ozono atmosferico, sia per la produzione ortoflorovivaistica del nostro Paese,
visto che l’Unione Europea, sotto la spinta dei Paesi del Centro-nord,
sicuramente conformerebbe la linea restrittiva sul bromuro di metile, a fronte
di una maggiore elasticità che potrebbe essere concessa da alcuni Paesi
sviluppati, tra cui gli Stati Uniti, ai propri agricoltori.
Lo slittamento dei tempi di
approvazione degli usi critici per il 2005 comporta anche qualche difficoltà
nella definizione degli usi critici per il 2006. Poiché la domanda dovrà essere
presentata comunque entro gennaio 2004, a questo punto, non si potrà che
confermare la stessa richiesta presentata per il 2005. Del resto, solo una
verifica degli usi critici richiesti effettuata su più anni permetterà di
verificare la possibilità di ulteriori diminuzioni dell’impiego di bromuro di
metile, anche a fronte di una maggiore diffusione delle diverse alternative.
Anche per gli aspetti
normativi potrebbero, a breve, scaturire rilevanti novità. In relazione agli
usi critici il Ministero dell’ambiente dovrebbe predisporre uno specifico
provvedimento diretto a regolamentarne l’utilizzo (soglia di impiego, colture-impieghi,
autorizzazioni, controlli, metodologia di assegnazione delle quote, questione
particolarmente delicata al fine di permettere una corretta distribuzione del
bm in tutto il territorio nazionale, in base agli effettivi fabbisogni
colturali, e una disponibilità del prodotto da gennaio fino a dicembre nel
rispetto delle diverse esigenze stagionali).
In tale ambito potrebbe
essere opportuno procedere anche a una modifica dell’ordinanza del Ministero
della sanità del 16-6-1994, al fine di uniformare le disposizioni sull’impiego
in materia ambientale e sanitaria e semplificare gli adempimenti per gli
agricoltori, visto che la normativa internazionale ed europea in materia è già
notevolmente restrittiva. In particolare, potrebbero essere riesaminate alcune
indicazioni dell’ordinanza quali l’utilizzo ad anni alterni del bromuro di
metile sullo stesso terreno, le distanze dai fabbricati (distanza minima dalla
superficie trattata maggiore di 50 m), anche alla luce dell’utilizzo delle
plastiche vif.
È evidente però che il
problema della riduzione della fascia di ozono non può essere risolto
esclusivamente attraverso l’individuazione degli usi critici. Né la loro
definizione deve rallentare lo sforzo di tutte le parti interessate per
individuare nuove alternative al bromuro di metile, per perfezionare quelle
esistenti, in modo da permettere nei prossimi anni ulteriori diminuzioni di
impiego.
In questa direzione occorre
perseguire una serie di obiettivi:
n sviluppo di sistemi
alternativi per la disinfestazione del terreno validi sotto il profilo:
agronomico (ad esempio applicabili nelle diverse condizioni ambientali e
colturali); ambientale (nello sviluppo delle alternative al bromuro di metile,
al fine di evitare gli stessi errori fatti in passato, occorrerà tener conto
dei problemi legati all’impatto ambientale, ma anche di quelli legati alla
salute e alla sicurezza degli operatori e alla qualità delle produzioni);
economico (le alternative al bromuro di metile devono essere in grado di
mantenere la competitività economica delle colture mediterranee in serra);
- divulgazione delle
strategie di disinfestazione del terreno più innovative, più valide ed
economicamente sostenibili, attraverso stretti rapporti di collaborazione con
tecnici, fumigatori e agricoltori;
- istituzione di una task
force per coordinare l’attività dell’Italia sugli usi critici, come proposto
dal Ministero dell’ambiente (è indispensabile razionalizzare il coordinamento
sui problemi connessi all’impiego del bromuro di metile come uso critico e allo
sviluppo di alternative, sia delle amministrazioni competenti, a livello
nazionale e regionale, sia delle attività di ricerca, formazione e
divulgazione);
- adozione di procedure di
urgenza nell’iter di registrazione di nuove sostanze fumiganti del terreno,
nonché necessità di seguire con attenzione la revisione dei prodotti
fitosanitari a livello europeo, al fine di evitare che nei prossimi anni
diminuisca ulteriormente il numero di sostanze utilizzabili nella
disinfestazione del terreno (in tabella 3 un quadro della tempistica di
revisione).
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