riviste mensili agricole, riviste settimanali agricole, riviste agricoltura, riviste online agricoltura, riviste agricole specializzate, riviste specializzate agricoltura

riviste agricole, mondo agricoltura, riviste agricoltori  
riviste agricoltura, testate agricoltura, edizioni agricoltura
 
   
Home Riviste   L'Informatore Agrario   Vita in Campagna   Vivere La Casa in Campagna   Mad   Origine   International Agricultural Policy  

elenco prodotti in vendita
n°prodotti: 0
Totale: E. 0,00
cassa

chi siamo





riviste agricole, rivista per gli amanti della campagna, rivista sull'agricoltura professionale, riviste sull'agricoltura non professionale, edizioni dedicate al mondo agricolo, riviste specializzate in agricoltura, testate e giornali online agricoltura


L'Informatore Agrario

Sommario rivista

Approfondimento

 
43
 3-9 Nov.

  2006
segnala ad un amico  invia ad un amico    scrivi un commento alla redazione  scrivi alla redazione
non in vendita


Attualità PRIMA PAGINA

Cremona e Torino, due agricolture a confronto

Al settore agricolo non servono divisioni ma unità

Da una parte la Fiera internazionale del bovino da latte disertata da politici e mass media, con gli allevatori a riflettere da soli sui loro problemi; dall’altra il Salone del Gusto, con ministri e addirittura il presidente della Repubblica, a presentarsi come modello virtuoso di agricoltura. Ma è proprio così?

Dal 26 al 30 ottobre scorso, a poco più di 200 km di distanza, si sono tenuti due eventi che hanno coinvolto a vario titolo il settore agricolo. Due appuntamenti molto importanti dai quali sono emerse numerose analisi interessanti sui diversi modelli di sviluppo del nostro sistema agroalimentare.
Due manifestazioni che, se ci si limitasse a una lettura immediata, a caldo, hanno raccontato due agricolture diverse, quasi in contrapposizione tra loro: da un lato quella rispettosa dell’ambiente, attenta allo sviluppo sociale, valorizzatrice delle diverse colture e culture; dall’altra quella professionale, intensiva e inquinatrice, «mantenuta» solo dalle risorse pubbliche, generatrice di squilibri a livello mondiale.
Stiamo parlando del Salone del Gusto - Terra Madre di Torino e della Fiera internazionale del bovino da latte di Cremona.
A scanso di equivoci, sottolineiamo subito che siamo convinti della buonafede di tutti gli attori protagonisti di queste manifestazioni. A partire da quel grande visionario illuminato di Carlo Petrini, presidente internazionale e fondatore di Slow Food, che anche quest’anno è stato in grado di far puntare i riflettori mediatici sull’agricoltura come nessun altro.
Contrapposizione nociva
Siamo totalmente convinti della sua buonafede quando dice, davanti a una platea di centinaia di produttori vitivinicoli italiani (quelli migliori, premiati dalla Guida Gambero Rosso - Slow Food) che non sa cosa darebbe «per contribuire concretamente al successo di tutta l’agricoltura». Come non possiamo non apprezzarlo quando, ormai da un paio d’anni, in ogni occasione continua ad affermare che il «mangiare è prima di tutto un atto agricolo».
Ma proprio questa condivisione di principi, di spirito, di rinato orgoglio agricolo ci fa affermare che la contrapposizione tra agricolture nel nostro Paese è nociva e non rispecchia la realtà dei fatti.
Senza sostenibilità economica delle imprese agricole, infatti, diventa difficile garantire qualità, risulta impossibile essere interlocutori forti nei confronti dei distributori, dei commercianti, soprattutto nei rapporti con la gdo.
Petrini sottolinea come si debba recuperare in agricoltura «il concetto del limite, in quanto la terra non è un contenitore inesauribile».
Come si fa a non essere d’accordo con questa affermazione? Perché allora non invitare a Terra Madre – lo avevamo scritto anche lo scorso anno – qualche migliaio di allevatori italiani, proprio quelli che erano a Cremona, per raccontare gli sforzi che stanno facendo per il benessere animale, per la gestione di stalle con tecniche sempre più ecompatibili? Quelle tecniche, che servono poi a garantire la qualità del latte utilizzato per produrre perle straordinarie come il Parmigiano-Reggiano, presente in grande stile proprio al Salone del Gusto. O chiamare anche quegli allevatori di suini che garantiscono cosce ideali per le eccellenze come il Prosciutto di San Daniele, anch’esso presente al Lingotto di Torino con degustazioni che hanno deliziato il palato dei visitatori.
Quindi, se vogliamo essere onesti fino in fondo, si potrebbe dire che a Torino quelli che mancavano erano proprio i «contadini» con i gambali. Quelli erano a Cremona.
Ebbene: piccolo, medio e grande nella nostra agricoltura devono poter coesistere.
Su questa coesistenza si gioca gran parte del futuro non solo della nostra agricoltura, ma di tutto il nostro sistema agroalimentare di qualità.
Per questa ragione noi ci permettiamo di stimolare un dialogo aperto, senza paure, pregiudizi, tra i diversi modelli di impresa e tra coloro che hanno a cuore il destino dei nostri produttori.
A questo proposito non ha fatto piacere constatare come l’appuntamento di Cremona sia stato totalmente disertato dai maggiori rappresentanti politici della nostra agricoltura, in primis dal ministro Paolo De Castro.
Si tratta di un fatto grave che giustamente è stato stigmatizzato a Cremona dal presidente di Confagricoltura Federico Vecchioni.
Quest’ultimo, però, non ci è piaciuto quando è entrato nell’ennesima polemica con la Coldiretti. Ecco, è proprio questo tipo di divisioni che arrecano ulteriore danno al nostro sistema agricolo.
A Torino, invece, la rappresentanza del Governo italiano, in tutte le figure più importanti, è stata praticamente continua in tutti i giorni delle manifestazioni.
In particolare, Terra Madre è stata aperta, oltre che dal nostro ministro delle politiche agricole, anche dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Un fatto eccezionale, di grande positività.
Ma vedere la Fiera internazionale del bovino da latte orfana non solo delle rappresentanze di Governo, ma addirittura della politica agricola che conta, fa male. Le contrapposizioni tra organizzazioni professionali fanno anche peggio. Sono divisioni, dal nostro punto di vista, ingiustificate e pericolose.
La recente edizione del Sommet de l’elevage di Clermond Ferrand, in Francia, un’importante manifestazione zootecnica, ma nemmeno la più importante, è stata aperta del presidente francese Jacques Chirac che ha ribadito il suo impegno a mantenere competitiva l’agricoltura francese nel suo complesso.
È un confronto che fa male, ma è fondamentale, una volta per tutte, imparare a fare sistema nel nostro Paese.
C’è una sola agricoltura in Italia, ed è quella fatta dagli imprenditori agricoli, o se si preferisce, come dice Petrini, dai contadini. Certo, contadini, ma che devono imparare a stare in un mercato sempre più difficile e che hanno bisogno di supporto, non di divisioni.
Sogniamo, quindi, per le prossime edizioni, più contadini veri a Torino e più rappresentanze di Governo a Cremona: sarebbe un segnale importante di rinnovamento nel nostro Paese.
 

Sommario rivista

Fabio Piccoli


la ricerca

trova 


© 2024 Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l. - Tutti i diritti riservati