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L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
 
43
 3-9 Nov.

  2006
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Editoriale

Politiche nazionali da rivalutare
Corrado Giacomini

Il recente Forum di Cernobbio ha messo in evidenza la necessità di politiche capaci di rafforzare i sistemi agroalimentari, ottimizzando le relazioni intersettoriali. In questa direzione il ruolo dello Stato e delle Regioni è fondamentale

E' senza ombra di dubbio, l’appuntamento più importante per riflettere sul futuro del nostro sistema agroalimentare. Parlo del Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione che da sei anni la Coldiretti organizza a Cernobbio (Como). La formula scelta, che mette a confronto alcuni importanti studiosi di scienze sociali con imprenditori di spicco del sistema agroalimentare italiano e con i responsabili della politica e delle istituzioni, costituisce il fattore vincente, che consente alle due giornate di lavoro di concludersi sempre fornendo stimoli di riflessione molto interessanti. Ovviamente, come avviene in queste occasioni, alcuni temi trovano delle possibili risposte, altri restano con dei punti di domanda. Nell’edizione di quest’anno, a mio avviso, sono rimasti latenti due temi. Il primo, sottolineato in più interventi, è che oggi per lo sviluppo dell’agricoltura non basta più una politica che si preoccupi solo della fase primaria, ma è necessaria una politica capace di rafforzare la complessiva capacità competitiva dei sistemi agroalimentari italiani, sia sul mercato Ue che sui mercati internazionali. Fermiamoci per ora su questo primo punto.
Credo che non ci sia molto da discutere sul fatto che nelle moderne economie post-industriali lo sviluppo dell’agricoltura dipenda da quello di sistemi agroalimentari dove l’agricoltura è perno e nello stesso tempo anello di filiere nelle quali la catena del valore si sposta sempre più verso la fase della distribuzione. La domanda è, dunque, se l’attuale politica per l’agricoltura, in particolare la pac, sia stata pensata per essere destinata a incidere significativamente sui sistemi agroalimentari di cui l’agricoltura è parte e da cui dipende, di fatto, il suo sviluppo. Credo che la risposta possa essere negativa. Anche con la recente riforma, la pac resta una politica tutta centrata sull’agricoltura come settore primario di produzione e l’aspetto innovativo sta soprattutto nello sforzo di proiettare il comparto verso le nuove funzioni (ambiente, sicurezza alimentare, qualità della vita, ecc.) richieste dalla società civile nell’ottica dello «sviluppo rurale», meglio, di quello che la Coldiretti chiama «sviluppo locale».
Se è vero che lo sviluppo dell’agricoltura richiede oggi politiche capaci di rafforzare i sistemi agroalimentari, allora emerge in maniera evidente il ruolo che spetta alle politiche nazionali, che spesso siamo abituati a considerare marginali rispetto alla politica comunitaria.
Le politiche di sistema non sono, infatti, centrate solo sullo sviluppo dei singoli settori, ma devono puntare a ottimizzare le relazioni intersettoriali creando dei modelli di governance che possano ridurre i costi di transazione, vale a dire i costi prodotti dall’inefficienza del mercato intersettoriale, per aumentare la capacità competitiva del sistema nel suo complesso. È facile capire, quindi, che il ruolo dello Stato e delle Regioni è fondamentale in questa direzione. Basta un esempio: a Cernobbio molti hanno denunciato, come causa della difficile penetrazione delle nostre produzioni agroalimentari sui mercati internazionali, l’assenza su questi mercati delle grandi catene nazionali della distribuzione moderna.
La vera causa della mancata internazionalizzazione delle nostre catene della grande distribuzione non è la carenza di spirito imprenditoriale di Coop, Esselunga, ecc., ma la miope politica sul commercio che è stata fatta negli anni passati, che ha frenato la crescita delle nostre catene della gdo, ritardando la fine segnata della distribuzione tradizionale e provocando la perdita di canali privilegiati per le nostre produzioni agroalimentari.
Qui possiamo introdurre la seconda domanda rimasta, a mio avviso, inevasa a Cernobbio. Più sopra abbiamo accennato alla necessità di mettere a punto degli efficaci modelli di governance nelle relazioni di filiera dei sistemi agroalimentari. Durante il Forum di Cernobbio, soprattutto da alcuni rappresentanti della Coldiretti, è venuta una forte critica al modello delle relazioni interprofessionali, che ha cercato finora di regolare i rapporti tra le diverse fasi delle filiere agroalimentari.
Non ho alcuna difficoltà a riconoscere il fallimento delle relazioni interprofessionali nel sistema agroalimentare del nostro Paese, tanto che si è cercato più volte di analizzarne le cause anche su queste pagine. Resta il fatto, però, che le relazioni interprofessionali, sia pure coniugate diversamente e non sempre con successo, guidano i rapporti tra agricoltura, industria di trasformazione e distribuzione anche negli altri Paesi dell’Ue. A questo punto, se si deve andare oltre l’interprofessione, quale potrebbe essere il modello alternativo? Dal Forum di Cernobbio di quest’anno non mi pare sia venuta la risposta.
 

Sommario rivista Corrado Giacomini


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