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Qualità, unica arma dell'agricoltura europea |
Intervista al commissario europeo all’agricoltura Mariann Fischer Boel
«L’agricoltura non è malata, però serve un check up».
L’ha ripetuto più volte il commissario europeo Mariann Fischer Boel,
intervenuta al Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione di
Cernobbio (Como).
La revisione di medio termine del 2008 sarebbe quindi solo un momento di
riflessione sugli effetti della riforma del 2003 e non rappresenterebbe
l’occasione per attuare un altro cambiamento delle norme comunitarie.
«Le regole − ha continuato Fisher Boel − sono scritte fino al 2013,
nonostante le pressioni sul bilancio della Commissione da parte di alcuni
Paesi. Ora è necessario portare a termine la riforma del 2003, ancora in
itinere per ocm importanti come vino e ortofrutta».
E proprio da questo argomento inizia la nostra intervista al commissario
europeo. Un colloquio cordiale caratterizzato da risposte essenziali.
Un’essenzialità inusuale per noi italiani, ma molto eloquente, capace di far
intuire chiaramente la visione di Bruxelles sul futuro della pac e
dell’agricoltura europea.
La riforma dell’ocm vino secondo alcuni studi porterà in Italia all’espianto
di varie migliaia di ettari e alla perdita per la filiera di 70.000 posti di
lavoro.
L’espianto è volontario. Serve ad accompagnare verso la riconversione le
aziende marginali, incapaci di affrontare il mercato. Produttori
inevitabilmente destinati a cessare la loro attività viticola, anche senza
la riforma dell’ocm.
Italiani, francesi e spagnoli sono critici rispetto alla proposta di
riforma.
Il documento comune presentato a Bruxelles è troppo conservatore. È volto ad
adottare politiche di difesa. Bisogna essere più aggressivi e lungimiranti,
preparare il settore alla concorrenza dei Paesi emergenti.
Ci sono ancora margini di trattativa?
Il documento presentato serve ad aprire il dibattito con gli Stati membri e
tutti gli attori della filiera. I testi legislativi verranno solo dopo.
Approfitterò della permanenza in Italia anche per incontrare alcuni
viticoltori e capire il loro punto di vista.
I vitivinicoltori italiani mal sopportano l’abitudine dei Paesi del Nord
Europa di zuccherare il vino.
Ha detto bene. È un’abitudine, come quella di usare il mosto concentrato.
Un’abitudine che non fa bene alla qualità.
Si tratta solo di un’abitudine, ma a livello internazionale non viene
riconosciuto come un metodo tradizionale.
La perdita di 400.000 ha vitati rischia di indebolire il vigneto europeo.
Cosa farete per difendere i Paesi produttori?
Come ho già avuto occasione di ripetere: qualità, qualità, qualità.
Dobbiamo pur difenderci dalla concorrenza sleale. Coinvolge non solo il vino
ma anche il settore caseario. Penso al Parmesan. Le trattative Wto sono a un
punto morto. Attiverete contatti bilaterali per salvaguardare le nostre
produzioni?
Non possiamo intraprendere nessuna iniziativa al di fuori del Tavolo Wto
(che probabilmente non riprenderà prima del 2009; ndr). Vi sono però
molti aiuti per la promozione dei prodotti nazionali all’estero. I
cofinanziamenti arrivano fino al 50%. Sostegni per questa finalità possono
essere erogati anche dallo Stato membro.
Come intendete difendere agricoltori e consumatori europei dai prodotti
ottenuti in Paesi emergenti senza rispettare i diritti dei lavoratori,
dell’ambiente e del benessere animale?
Non possiamo intervenire in alcun modo sulla legislazione dei Paesi terzi.
Dobbiamo limitarci a controllare la qualità delle merci in arrivo per quegli
aspetti per cui esiste una normativa di riferimento, come ad esempio per i
residui degli agrofarmaci. Per quanto riguarda le modalità e le condizioni
in cui si svolge il processo di produzione non possiamo far nulla.
Tariffe in riduzione, concorrenza sempre più forte da parte dei Paesi in via
di sviluppo, bilancio agricolo Ue in diminuzione. Quale arma resta agli
agricoltori europei?
La qualità. Non possiamo competere sui prezzi, dobbiamo puntare sulla
qualità.
Alla fine è il consumatore a scegliere l’acquisto. Per questo deve essere
ben informato. Le indicazioni in etichetta sono fondamentali. E la
Commissione sta lavorando su un sistema di etichettatura con l’obiettivo di
rendere identificabili i prodotti europei nei mercati nazionali e
internazionali.
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