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L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
 
40
 20-26 Ott.

  2006
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Editoriale

Credito ai poveri, un'idea da Nobel
Roberto Pasca

Muhammad Yunus, Nobel per la pace 2006, deve il riconoscimento all’aver dato la possibilità anche ai più poveri di emanciparsi. L’idea vincente è stata la responsabilizzazione del gruppo cui appartiene la persona che chiede il prestito

Negli anni 60 l’economista americano Gale Johnson sosteneva che il progresso agricolo era il motore dello sviluppo: generando surplus, stimola il mercato. La rivoluzione industriale trovò infatti linfa vitale nella precedente rivoluzione agronomica. Sbagliano quei sistemi che puntano all’industrializzazione forzata espropriando risorse agricole. Anche per questo motivo le economie pianificate sono fallite.
Negli anni 90 Amartya Sen, premio Nobel per l’economia nel 1998, intuì che lo sviluppo di un Paese arretrato si fonda sul diritto dei poveri ai bisogni fondamentali (accesso al cibo, all’acqua, all’abitazione, alla sanità di base, ecc.), che esaltano la loro capacità di trasformazione di prodotti alimentari in altri beni. Dai diritti naturali dipende quindi la possibilità di affrancamento dalla povertà. Lo Stato non deve far altro che fornire i beni essenziali alla vita civile. È la nascita del capitale umano, del ruolo primario dell’individuo al di là del possesso di capitale fisico; riconoscimento ribadito dalla Chiesa cattolica con Papa Giovanni Paolo II.
Il destino ha voluto che il prestigioso riconoscimento fosse attribuito a un altro indiano (per la precisione del Bangladesh), Muhammad Yunus, per aver «scoperto» che alla lista dei diritti fondamentali dell’uomo ne va aggiunto un altro: il diritto al credito. Esso rende meno necessario l’intervento pubblico perché è dal credito che si propagano effetti virtuosi sullo sviluppo. Questa volta il Nobel è per la pace volendo significare che da un atto economico, come la concessione del credito, si diffondono conseguenze miracolose sia sul benessere materiale, sia sulla crescita delle coscienze individuali e quindi sulla convivenza pacifica. Una tappa fondamentale nella lunga storia dello sviluppo che fonde la crescita agricola con il capitale umano. Il merito dell’Accademia è di aver riconosciuto il premio non a un teorico, ma a un banchiere che ha tradotto in pratica questi insegnamenti, fondando l’ormai famosa Grameen Bank (banca del villaggio in lingua bangla). La motivazione del comitato recita: «Ogni singolo individuo sulla terra ha sia il potenziale sia il diritto di vivere una vita decente. Yunus e la Grameen Bank hanno dimostrato che persino i più poveri dei poveri possono lavorare per il loro sviluppo».
La banca fu fondata nel 1976 quando il giovane economista, dopo aver insegnato in prestigiose Università americane, decise di affrontare con nuovi mezzi la povertà che attanagliava il suo Paese.
L’idea della prima banca etica al mondo nacque da un primo prestito di 27 dollari, concesso sulla fiducia a un’intrecciatrice di bambù e ad altre 41 donne di Jobra. Da allora la crescita è stata vertiginosa: oggi la banca serve più di 71.000 villaggi, ha 6,6 milioni di clienti (il 97% sono donne), un volume di prestiti concessi pari a 5,7 miliardi di dollari e impiega poco meno di 19.000 persone. Un colosso bancario che basa il suo successo sui microcrediti concessi alle donne povere. Può sembrare assurdo che una banca proliferi su una miriade di prestiti elargiti senza garanzie reali e neanche progettuali. Eppure il sistema funziona alla perfezione, riscatta intere popolazioni dalla povertà e assicura un elevato rendimento alla banca. Sono, infatti, il 58% i clienti che sono usciti dalla povertà e il 99% quelli che ripagano i prestiti: livello questo del tutto sconosciuto a una normale banca. Quale il segreto di questo strabiliante successo sociale ed economico? Molto semplice: i prestiti vengono concessi sulla fiducia assicurata dal gruppo cui appartiene il debitore, diciamo per semplicità il capo villaggio; se il beneficiario non dovesse restituirlo nessun altro del gruppo potrà mai più ricevere credito.
La pace di Yunus nasce dalla democratizzazione del credito e da un formidabile meccanismo di responsabilizzazione, che spinge l’individuo a utilizzare il prestito per realizzare il suo progetto. Con il surplus agricolo restituirà il prestito, migliorando allo stesso tempo il proprio tenore di vita. La preferenza accordata alle donne non è esclusiva, ma da esse dipendono nella gran parte dei Paesi arretrati le sorti della famiglia.
Dopo tanti successi la Grameen Bank va costruendo nuovi obiettivi e formule innovative che danno respiro a un microcapitalismo dei poveri. Ha realizzato una società di telecomunicazioni con 9 milioni di abbonati e ha introdotto 25.000 cellulari tra i poveri. Ha avviato una società di software, una tessile, diverse agroalimentari e un provider Internet. Tra pochi mesi entrerà in funzione la Grameen Danone Foods per la produzione di yogurt addizionato di vitamine a basso prezzo. Il successo di quest’esperienza suggerisce che essa può essere mutuata anche in altre realtà in difficoltà, magari anche nel nostro Paese, sempre che vi siano forti legami sociali.
 

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