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L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
   
38
 6-12 Ott.

  2006
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Editoriale

I succhi di frutta e la legge del più forte

V.A. Gallerani

L’industria lamenta i rincari della materia prima agricola per spuntare prezzi di vendita migliori con la grande distribuzione. È un’ulteriore conferma che senza un’interprofessione basata su nuovi rapporti tra le parti il settore agricolo rischia di sparire

Verrebbe da dire «tanto rumore per nulla» leggendo la nota divulgata dai produttori di succhi e bevande di frutta aderenti all’Aiipa-Confindustria in merito agli aumenti del 30-60% dei prezzi pagati in questa campagna produttiva agli agricoltori per l’acquisto della materia prima. Appaiono, infatti, del tutto sproporzionate le forti preoccupazioni per l’impatto negativo sulle aziende dell’intera filiera degli incrementi di prezzo che nell’entità denunciata nella nota sono stati di fatto circoscritti al solo mese di luglio e tenendo inoltre conto che la frutta non incide oltre il 10% sul costo di produzione industriale. Ma i motivi dei «rumors» ci sono anche se non sono causati, come potrebbe apparire da un’affrettata e superficiale lettura della notizia, da guadagni speculativi riscossi dai produttori ortofrutticoli nazionali.
Di fatto è avvenuto che il ritorno a livelli di normalità dei prezzi della frutta, rispetto alla disastrosa annata precedente, ha posto le industrie produttrici di fronte alla difficoltà di assorbire gli aumenti dei prezzi dell’energia e dei materiali da imballo senza intaccare i margini del settore.
Di qui l’allarme lanciato sulla sopravvivenza di una intera filiera considerata vitale per il settore ortofrutticolo nazionale. Ma se la filiera è l’ottica giusta per affrontare il problema, bisogna prima di tutto preoccuparsi delle condizioni della sua sostenibilità economica, vale a dire verificare se la catena del valore assicura un vantaggio competitivo nei confronti della concorrenza e, successivamente, analizzare l’equità della distribuzione dei profitti in relazione alle funzioni e ai rischi assunti dai diversi soggetti che la compongono.
Non è questa la sede per svolgere una puntuale analisi economica in merito alla competitività del settore, ma è sufficiente considerare alcuni aspetti fondamentali per comprendere la sua vitalità. Innanzitutto il succo di frutta rappresenta per caratteristiche dietetiche e facilità di consumo, sia in ambito domestico sia in quello degli esercizi pubblici, un alimento ideale per i moderni stili di vita e per tutte le classi d’età. In secondo luogo, elevati standard qualitativi per il consumatore non sono inconciliabili con l’utilizzazione di prodotti qualitativamente poco adatti al consumo fresco e che quindi possono essere convenientemente venduti dai produttori a prezzi più contenuti, anche se ovviamente non possono essere inferiori ai prezzi di raccolta. Prezzi contenuti alla produzione non vuol dire che non occorra una costante attenzione alla qualità. Ad esempio rendendo conveniente il reimpianto di vecchie varietà di pesche a pasta gialla, commercialmente superate per il consumo fresco, ma ancora fondamentali, in opportune proporzioni, per conferire al prodotto finale le caratteristiche di colore e fragranza apprezzate dal consumatore.
Altro aspetto qualitativo importante, soprattutto per l’infanzia, è il succo a residuo zero, vale a dire con un contenuto di residui chimici non solo inferiori agli standard di legge, ma addirittura sotto la percezione dell’analisi strumentale.
Ma tutte queste buone ragioni e opportunità valgono poco se il valore aggiunto della filiera non viene distribuito in modo da consentire a ciascun operatore le condizioni di sopravvivenza.
Compongono la filiera frutticoltori, industrie di trasformazione, rivenditori al dettaglio, tra i quali grande distribuzione e bar fanno la parte del leone. Non occorrono molte parole per illustrare la sproporzione delle forze in campo e per individuare il vaso di coccio tra i vasi di ferro di manzoniana memoria. Rileggendo in questa ottica la nota dell’Aiipa sembra evidente che, denunciando l’aumento dei prezzi di frutta, energia e materiali da imballo, di fatto, pur senza nominarla, ci si rivolga alla grande distribuzione, l’anello forte nel moderno sistema economico, per contrattare più favorevoli condizioni di vendita.
Siamo di fronte a un mercato in cui le forze economiche sono talmente sproporzionate che o il mercato si organizza o, a causa della scomparsa del soggetto più debole, è destinato a fallire nella sua funzione.
I molteplici tentativi di intavolare trattative interprofessionali, purtroppo, non hanno sortito fino al momento significativi risultati pratici. Per la sopravvivenza del settore bisogna che l’intelligenza si sostituisca alla legge di natura per la quale il pesce grande si mangia il pesce piccolo.
 

Sommario rivista Vittorio Alessandro Gallerani


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