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L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
   
32
 25-31 Ago.

  2006
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Attualità POLITICA

Sul controllo dei vini la spuntano ancora i consorzi

Un’importante decisione del Mipaaf

Il ministro De Castro firma il decreto che riconferma i consorzi di tutela nell’attività di controllo e al contempo affida alla Repressione frodi la vigilanza

Le cose più importanti avvengono spesso quando i riflettori sono spenti.
La politica si muove quasi sempre con questa dinamica. Non fa eccezione il Ministero delle politiche agricole che il 4 agosto, quando la maggioranza degli addetti ai lavori era in spiaggia o in montagna, ha emanato il decreto 502 che di fatto conferma l’attività di controllo dei vini vqprd (doc e docg) ai consorzi di tutela e al tempo stesso riapre il bando per la presentazione delle domande per questo tipo di attività ai consorzi di tutela che non l’avessero ancora fatto.
È una notizia passata in sordina ma estremamente importante. Il Ministero delle politiche agricole, per renderla ancora più «soft», ha ritenuto di enfatizzare, in un proprio comunicato, che con il nuovo decreto veniva affidata la vigilanza sul controllo della produzione di vini di qualità all’Ispettorato centrale repressioni frodi.
Ma chi da tempo si occupa del tema del controllo dei vini italiani sa bene che la vera notizia è la conferma di affidare questa attività nelle mani dei consorzi di tutela.
Inutile ripetere per l’ennesima volta quanto questa decisione, presa nel 2001 dall’allora ministro Alfonso Pecoraro Scanio qualche ora prima di decadere dall’incarico, fosse stata oggetto di notevoli polemiche all’interno della filiera vitivinicola.
Ci limitiamo a ricordare le recenti pressioni dell’Unione italiana vini al ministro Paolo De Castro al fine di rivedere la posizione del Ministero riguardo ai controlli.
Più volte su questo tema, nelle prime settimane dal suo insediamento, il ministro aveva sottolineato che avrebbe cercato di coinvolgere tutta la filiera per la definizione di un corretto piano dei controlli.
Ma il tempo stringeva e, in assenza di alternative concrete, De Castro ha preferito proseguire sul modello avviato sperimentalmente dai consorzi aggiungendo questa sorta di «supervisione» della Repressione frodi (ma di fatto non spettava comunque a questo ente il ruolo di vigilare sul tema?).
A pensare male si fa peccato ma quasi sempre ci si azzecca, ricorda il senatore a vita Giulio Andreotti. E anche noi pensiamo che il vero motivo di questa accelerazione sia stato il rischio per il vino italiano di incappare in qualche scandalo. È da tempo che tra i corridoi si parla di una trasmissione televisiva che starebbe indagando sul rispetto dei disciplinari di alcune importanti denominazioni di origine italiane.
E il ministro evidentemente non voleva trovarsi con il cosiddetto «cerino in mano acceso» con qualche giornalista a chiedergli come mai ancora non avesse definito un serio piano dei controlli.
Porte aperte a nuovi consorzi
Veniamo allora agli elementi concreti di questo decreto.
Al fine di assicurare la massima trasparenza al settore, la tutela per i consumatori e certezze per consorzi e produttori, il decreto –
confermando gli incarichi per i programmi sperimentali di controlli ai 28 consorzi di tutela già autorizzati – riapre i termini per la presentazione di domande da parte di altri consorzi.
Nel sistema dei controlli e delle norme relative, il decreto del 4 agosto ha inoltre individuato l’Ispettorato centrale repressione frodi quale autorità preposta alla vigilanza sui consorzi di tutela incaricati al controllo.
Allo stesso tempo, con la riapertura dei termini per i programmi di sperimentazione, diviene possibile sperimentare specifici interventi mirati al controllo della qualità – anche con l’adozione di fascette e ologrammi anticontraffazioni – oggi particolarmente sentiti in talune denominazioni e realtà regionali.
Ovvia la soddisfazione per tale decreto da parte di Federdoc, la Confederazione che associa il 90% dei consorzi esistenti.
È la naturale conseguenza – è scritto in un comunicato di Federdoc – di quasi tre anni di lavoro da parte dei 28 consorzi di tutela già impegnati nei controlli e della forte volontà espressa da altri di seguirne le iniziative.
«L’avvenimento è importante – ha dichiarato il presidente di Federdoc Riccardo Ricci Curbastro – perché è il completamento del compito di tutela affidato ai consorzi dalla legge 930/63 e successivamente dalla 164/92, da oltre 30 anni mai attuato».
Ricci Curbastro ritiene positivo il decreto, perché è il riconoscimento di un lavoro organico e sistematico svolto dai consorzi nell’attuazione del Piano, monitorato in termini assolutamente positivi dal Mipaaf (il decreto cita: «...è stata effettuata l’attività di monitoraggio prevista..., dalla quale sono emersi risultati positivi tra i quali la rintracciabilità del prodotto, il controllo delle produzioni nelle varie fasi del processo produttivo, l’acquisizione immediata dei dati certi sui vini a denominazione d’origine per tutti gli operatori e in tutte le fasi produttive nonché l’aggiornamento dell’Albo dei vigneti e lo snellimento delle procedure per gli adempimenti dei produttori»), e per questo è stato confermato ed esteso ad altre denominazioni.
Per effetto del nuovo provvedimento, Federdoc prevede l’estensione del Piano ad almeno altri 40 vqprd, per una produzione vitivinicola nazionale a denominazione d’origine e per una superficie complessivamente interessata del 75% di quelle nazionali.
Ma soddisfazione è stata espressa anche dal presidente di Federvini, Piero Mastroberardino, che al quotidiano on line Winenews ha dichiarato che «si tratta di un segnale positivo, una decisione che conferisce credibilità al sistema vino e tutela i consumatori, garantendo equilibrio su tutto il territorio nazionale. È evidente – ha aggiunto Mastroberardino – lo sforzo per creare economie di scala e di scopo per consentire una maggiore efficienza nel sistema dei controlli. Inoltre, ritengo che un elemento terzo possa servire a spegnere le polemiche a livello locale dei consorzi».
Ora i riflettori si sono riaccesi, l’estate sta finendo, forse è finita l’epoca delle polemiche e inizierà quella delle proficue collaborazioni: è ovvio che i consorzi di tutela non possono essere lasciati da soli in questo difficile lavoro.

 

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Fabio Piccoli



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