POLITICA |
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Sul controllo dei vini la spuntano ancora i
consorzi |
Un’importante decisione del Mipaaf
Il ministro De Castro firma il decreto che riconferma i consorzi di
tutela nell’attività di controllo e al contempo affida alla Repressione
frodi la vigilanza
Le cose più importanti avvengono spesso quando i riflettori sono spenti.
La politica si muove quasi sempre con questa dinamica. Non fa eccezione il
Ministero delle politiche agricole che il 4 agosto, quando la maggioranza
degli addetti ai lavori era in spiaggia o in montagna, ha emanato il decreto
502 che di fatto conferma l’attività di controllo dei vini vqprd (doc e docg)
ai consorzi di tutela e al tempo stesso riapre il bando per la presentazione
delle domande per questo tipo di attività ai consorzi di tutela che non
l’avessero ancora fatto.
È una notizia passata in sordina ma estremamente importante. Il Ministero
delle politiche agricole, per renderla ancora più «soft», ha ritenuto di
enfatizzare, in un proprio comunicato, che con il nuovo decreto veniva
affidata la vigilanza sul controllo della produzione di vini di qualità
all’Ispettorato centrale repressioni frodi.
Ma chi da tempo si occupa del tema del controllo dei vini italiani sa bene
che la vera notizia è la conferma di affidare questa attività nelle mani dei
consorzi di tutela.
Inutile ripetere per l’ennesima volta quanto questa decisione, presa nel
2001 dall’allora ministro Alfonso Pecoraro Scanio qualche ora prima di
decadere dall’incarico, fosse stata oggetto di notevoli polemiche
all’interno della filiera vitivinicola.
Ci limitiamo a ricordare le recenti pressioni dell’Unione italiana vini al
ministro Paolo De Castro al fine di rivedere la posizione del Ministero
riguardo ai controlli.
Più volte su questo tema, nelle prime settimane dal suo insediamento, il
ministro aveva sottolineato che avrebbe cercato di coinvolgere tutta la
filiera per la definizione di un corretto piano dei controlli.
Ma il tempo stringeva e, in assenza di alternative concrete, De Castro ha
preferito proseguire sul modello avviato sperimentalmente dai consorzi
aggiungendo questa sorta di «supervisione» della Repressione frodi (ma di
fatto non spettava comunque a questo ente il ruolo di vigilare sul tema?).
A pensare male si fa peccato ma quasi sempre ci si azzecca, ricorda il
senatore a vita Giulio Andreotti. E anche noi pensiamo che il vero motivo di
questa accelerazione sia stato il rischio per il vino italiano di incappare
in qualche scandalo. È da tempo che tra i corridoi si parla di una
trasmissione televisiva che starebbe indagando sul rispetto dei disciplinari
di alcune importanti denominazioni di origine italiane.
E il ministro evidentemente non voleva trovarsi con il cosiddetto «cerino in
mano acceso» con qualche giornalista a chiedergli come mai ancora non avesse
definito un serio piano dei controlli.
Porte aperte a nuovi consorzi
Veniamo allora agli elementi concreti di questo decreto.
Al fine di assicurare la massima trasparenza al settore, la tutela per i
consumatori e certezze per consorzi e produttori, il decreto –
confermando gli incarichi per i programmi sperimentali di controlli ai 28
consorzi di tutela già autorizzati – riapre i termini per la presentazione
di domande da parte di altri consorzi.
Nel sistema dei controlli e delle norme relative, il decreto del 4 agosto ha
inoltre individuato l’Ispettorato centrale repressione frodi quale autorità
preposta alla vigilanza sui consorzi di tutela incaricati al controllo.
Allo stesso tempo, con la riapertura dei termini per i programmi di
sperimentazione, diviene possibile sperimentare specifici interventi mirati
al controllo della qualità – anche con l’adozione di fascette e ologrammi
anticontraffazioni – oggi particolarmente sentiti in talune denominazioni e
realtà regionali.
Ovvia la soddisfazione per tale decreto da parte di Federdoc, la
Confederazione che associa il 90% dei consorzi esistenti.
È la naturale conseguenza – è scritto in un comunicato di Federdoc – di
quasi tre anni di lavoro da parte dei 28 consorzi di tutela già impegnati
nei controlli e della forte volontà espressa da altri di seguirne le
iniziative.
«L’avvenimento è importante – ha dichiarato il presidente di Federdoc
Riccardo Ricci Curbastro – perché è il completamento del compito di tutela
affidato ai consorzi dalla legge 930/63 e successivamente dalla 164/92, da
oltre 30 anni mai attuato».
Ricci Curbastro ritiene positivo il decreto, perché è il riconoscimento di
un lavoro organico e sistematico svolto dai consorzi nell’attuazione del
Piano, monitorato in termini assolutamente positivi dal Mipaaf (il decreto
cita: «...è stata effettuata l’attività di monitoraggio prevista..., dalla
quale sono emersi risultati positivi tra i quali la rintracciabilità del
prodotto, il controllo delle produzioni nelle varie fasi del processo
produttivo, l’acquisizione immediata dei dati certi sui vini a denominazione
d’origine per tutti gli operatori e in tutte le fasi produttive nonché
l’aggiornamento dell’Albo dei vigneti e lo snellimento delle procedure per
gli adempimenti dei produttori»), e per questo è stato confermato ed esteso
ad altre denominazioni.
Per effetto del nuovo provvedimento, Federdoc prevede l’estensione del Piano
ad almeno altri 40 vqprd, per una produzione vitivinicola nazionale a
denominazione d’origine e per una superficie complessivamente interessata
del 75% di quelle nazionali.
Ma soddisfazione è stata espressa anche dal presidente di Federvini, Piero
Mastroberardino, che al quotidiano on line Winenews ha dichiarato che
«si tratta di un segnale positivo, una decisione che conferisce credibilità
al sistema vino e tutela i consumatori, garantendo equilibrio su tutto il
territorio nazionale. È evidente – ha aggiunto Mastroberardino – lo sforzo
per creare economie di scala e di scopo per consentire una maggiore
efficienza nel sistema dei controlli. Inoltre, ritengo che un elemento terzo
possa servire a spegnere le polemiche a livello locale dei consorzi».
Ora i riflettori si sono riaccesi, l’estate sta finendo, forse è finita
l’epoca delle polemiche e inizierà quella delle proficue collaborazioni: è
ovvio che i consorzi di tutela non possono essere lasciati da soli in questo
difficile lavoro.
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