POLITICA |
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Latte, su prezzo e qualità è muro contro muro |
Tra allevatori e industriali nessuna apertura
La vicenda del mancato accordo interprofessionale sul prezzo e del
pagamento del latte a qualità è simbolica dell’incapacità di avviare un
dialogo costruttivo tra le parti, che consenta di impostare una politica
nazionale in grado di risolvere i nodi strutturali del settore
Il 2006 è un’annata difficile per quanto riguarda i
rapporti economici e contrattuali che intercorrono tra allevatori produttori
di latte bovino e industria acquirente. In nessuna parte d’Italia, salvo il
Piemonte (vedi riquadro), risulta siano stati sottoscritti gli
accordi interprofessionali per la determinazione del prezzo del latte crudo
alla stalla, almeno nelle aree dove è più intensa l’attività produttiva. Si
susseguono i tentativi tra le parti ma senza successo. Non si riesce a
trovare una soluzione, anche perché la riforma della pac del 2003, con
l’introdu zione dei pagamenti diretti disaccoppiati, ha generato qualche
elemento di turbativa.
L’ultima schermaglia tra le parti si è verificata nel mese scorso e
precisamente prima della fine di giugno, quando le tre organizzazioni
agricole della Lombardia hanno scritto una secca nota di diffida indirizzata
all’Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell’Emilia,
avente per oggetto i metodi di analisi e la tabella per il pagamento secondo
la qualità da prendere in considerazione per la campagna 2006-2007.
Le organizzazioni agricole hanno diffidato l’Istituto pubblico
dall’utilizzare, per il pagamento del latte secondo qualità, tabelle
differenti rispetto a quelle allegate all’accordo interprofessionale valido
per il periodo intercorrente tra l’1-4 e il 31-12-2002.
La nota è stata necessaria perché con il 30 giugno si chiude il primo
trimestre della campagna in corso e l’Istituto provvede, come di prassi, a
elaborare i risultati analitici compiuti sui campioni di latte degli
allevatori lombardi, ad applicare gli indici contenuti nella tabella per la
qualità e a comunicare gli esiti agli interessati.
Vi era il timore da parte dei rappresentanti degli allevatori che potesse
essere applicata la nuova tabella trasmessa mesi fa dagli industriali
lattiero-caseari all’Istituto zooprofilattico e non concordata con i
produttori nell’ambito di un accordo interprofessionale.
Le ragioni degli allevatori
I nuovi parametri, unilateralmente individuati dagli acquirenti, sono
oltremodo penalizzanti per gli allevatori per due ordini di ragioni. La
prima è perché si applica una metodologia di analisi diversa rispetto a
quanto fatto finora, sostituendo la vecchia unità di misura dei contenuti di
grasso e proteine espressi in peso su volume, nella nuova modalità del peso
su peso.
Si tratta di una innovazione che, a parità di caratteristiche merceologiche
del latte, comporta una perdita per il produttore valutabile mediamente in
circa 1 centesimo di euro/kg di latte, quando si parla di una materia prima
con caratteristiche prossime a quelle standard di riferimento (3,7% come
tenore in grasso e 3,25% di proteine). Più il latte si discosta da questi
valori di riferimento, più il danno derivante dalle nuove tabelle di fonte
industriale è elevato.
La seconda ragione per la quale la nuova tabella proposta dall’industria è
negativa risiede nelle modifiche peggiorative in termini di individuazione
del punto neutro e delle fasce per applicare i premi e le detrazioni.
Per evitare che, senza un accordo preventivamente accettato e sottoscritto,
si potesse passare dalle condizioni vigenti fino all’intera campagna
2005-2006 alla nuova penalizzante situazione, le organizzazioni agricole
hanno detto chiaro e tondo all’Istituto bresciano che non esiste
alternativa, al momento, all’impiego della tabella qualità e della
metodologia prevista nell’allegato all’ultimo accordo regionale sottoscritto
tra le parti.
«Le scriventi Organizzazioni – si legge nella nota – diffidano codesto
Istituto dal procedere ad applicare tabelle qualità differenti rispetto a
quelle allegate all’accordo interprofessionale regionale per il periodo 1°
aprile 2002-31 dicembre 2002, nonché all’elaborazione e alla divulgazione
dei cartellini relativi alle analisi latte di ruotine con metodologie
differenti rispetto a quelle sino a oggi in vigore (modalità peso/volume)».
Dialogo tra sordi
Sullo sfondo resta il problema principale dovuto alla mancanza di
comunicazione e di volontà comune tra allevatori e industriali del settore
lattiero-caseario. Nonostante la riforma della normativa nazionale in
materia di regolamentazione di mercato e di rapporti di filiera, si
avvertono seri problemi in termini di aggregazione e organizzazione
dell’offerta agricola, di sottoscrizione di intese di filiera e di contratti
quadro e di formulazione di una politica integrata tale da incidere sui nodi
strutturali del sistema produttivo.
La volontà e la capacità di individuare criticità e soluzioni non mancano,
come dimostra la recente assemblea nazionale di Unalat, nel corso della
quale sono state discusse ipotesi di lavoro molto interessanti. A essere
carente è la volontà politica di sedersi a un tavolo comune di discussione.
In Piemonte l'accordo c'è |
Dopo tanto tempo
A quasi dieci anni dall’ultimo contratto
sottoscritto, l’11 luglio scorso presso l’Assessorato
all’agricoltura del Piemonte è stato firmato l’accordo regionale sul
prezzo del latte per la campagna lattiero-casearia 2006-2007.
L’accordo ha validità dall’1-4-2006 al 31-3-2007.
L’intesa è stata firmata tra la sezione lattiero-casearia
dell’Unione industriale di Cuneo, Assolatte Sezione Piemonte, le
organizzazioni sindacali agricole (Coldiretti, Confagricoltura, Cia)
e l’Associazione regionale produttori latte Piemonte.
«Sono estremamente soddisfatto – ha affermato l’assessore regionale
all’agricoltura, Mino Taricco – che le rappresentanze della parte
industriale e della parte agricola abbiano trovato l’intesa sul
prezzo del latte e sulle tabelle qualità per la campagna 2006-2007».
In particolare, il prezzo base è stato determinato secondo una
tabella allegata all’accordo che, sostanzialmente, prevede una
diminuzione media di quanto verrà liquidato agli allevatori di 1,5-2
centesimi di euro/L.
«Credo che ora ci siano tutte le premesse – ha concluso l’assessore
– per costruire un vero progetto di filiera per valorizzare il latte
del Piemonte».
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