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L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
 
29
 14-20 Lug.

  2006
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Attualità POLITICA

Latte, su prezzo e qualità è muro contro muro

Tra allevatori e industriali nessuna apertura

La vicenda del mancato accordo interprofessionale sul prezzo e del pagamento del latte a qualità è simbolica dell’incapacità di avviare un dialogo costruttivo tra le parti, che consenta di impostare una politica nazionale in grado di risolvere i nodi strutturali del settore

Il 2006 è un’annata difficile per quanto riguarda i rapporti economici e contrattuali che intercorrono tra allevatori produttori di latte bovino e industria acquirente. In nessuna parte d’Italia, salvo il Piemonte (vedi riquadro), risulta siano stati sottoscritti gli accordi interprofessionali per la determinazione del prezzo del latte crudo alla stalla, almeno nelle aree dove è più intensa l’attività produttiva. Si susseguono i tentativi tra le parti ma senza successo. Non si riesce a trovare una soluzione, anche perché la riforma della pac del 2003, con l’introduzione dei pagamenti diretti disaccoppiati, ha generato qualche elemento di turbativa.
L’ultima schermaglia tra le parti si è verificata nel mese scorso e precisamente prima della fine di giugno, quando le tre organizzazioni agricole della Lombardia hanno scritto una secca nota di diffida indirizzata all’Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell’Emilia, avente per oggetto i metodi di analisi e la tabella per il pagamento secondo la qualità da prendere in considerazione per la campagna 2006-2007.
Le organizzazioni agricole hanno diffidato l’Istituto pubblico dall’utilizzare, per il pagamento del latte secondo qualità, tabelle differenti rispetto a quelle allegate all’accordo interprofessionale valido per il periodo intercorrente tra l’1-4 e il 31-12-2002.
La nota è stata necessaria perché con il 30 giugno si chiude il primo trimestre della campagna in corso e l’Istituto provvede, come di prassi, a elaborare i risultati analitici compiuti sui campioni di latte degli allevatori lombardi, ad applicare gli indici contenuti nella tabella per la qualità e a comunicare gli esiti agli interessati.
Vi era il timore da parte dei rappresentanti degli allevatori che potesse essere applicata la nuova tabella trasmessa mesi fa dagli industriali lattiero-caseari all’Istituto zooprofilattico e non concordata con i produttori nell’ambito di un accordo interprofessionale.
Le ragioni degli allevatori
I nuovi parametri, unilateralmente individuati dagli acquirenti, sono oltremodo penalizzanti per gli allevatori per due ordini di ragioni. La prima è perché si applica una metodologia di analisi diversa rispetto a quanto fatto finora, sostituendo la vecchia unità di misura dei contenuti di grasso e proteine espressi in peso su volume, nella nuova modalità del peso su peso.
Si tratta di una innovazione che, a parità di caratteristiche merceologiche del latte, comporta una perdita per il produttore valutabile mediamente in circa 1 centesimo di euro/kg di latte, quando si parla di una materia prima con caratteristiche prossime a quelle standard di riferimento (3,7% come tenore in grasso e 3,25% di proteine). Più il latte si discosta da questi valori di riferimento, più il danno derivante dalle nuove tabelle di fonte industriale è elevato.
La seconda ragione per la quale la nuova tabella proposta dall’industria è negativa risiede nelle modifiche peggiorative in termini di individuazione del punto neutro e delle fasce per applicare i premi e le detrazioni.
Per evitare che, senza un accordo preventivamente accettato e sottoscritto, si potesse passare dalle condizioni vigenti fino all’intera campagna 2005-2006 alla nuova penalizzante situazione, le organizzazioni agricole hanno detto chiaro e tondo all’Istituto bresciano che non esiste alternativa, al momento, all’impiego della tabella qualità e della metodologia prevista nell’allegato all’ultimo accordo regionale sottoscritto tra le parti.
«Le scriventi Organizzazioni – si legge nella nota – diffidano codesto Istituto dal procedere ad applicare tabelle qualità differenti rispetto a quelle allegate all’accordo interprofessionale regionale per il periodo 1° aprile 2002-31 dicembre 2002, nonché all’elaborazione e alla divulgazione dei cartellini relativi alle analisi latte di ruotine con metodologie differenti rispetto a quelle sino a oggi in vigore (modalità peso/volume)».
Dialogo tra sordi
Sullo sfondo resta il problema principale dovuto alla mancanza di comunicazione e di volontà comune tra allevatori e industriali del settore lattiero-caseario. Nonostante la riforma della normativa nazionale in materia di regolamentazione di mercato e di rapporti di filiera, si avvertono seri problemi in termini di aggregazione e organizzazione dell’offerta agricola, di sottoscrizione di intese di filiera e di contratti quadro e di formulazione di una politica integrata tale da incidere sui nodi strutturali del sistema produttivo.
La volontà e la capacità di individuare criticità e soluzioni non mancano, come dimostra la recente assemblea nazionale di Unalat, nel corso della quale sono state discusse ipotesi di lavoro molto interessanti. A essere carente è la volontà politica di sedersi a un tavolo comune di discussione.

In Piemonte l'accordo c'è


Dopo tanto tempo

A quasi dieci anni dall’ultimo contratto sottoscritto, l’11 luglio scorso presso l’Assessorato all’agricoltura del Piemonte è stato firmato l’accordo regionale sul prezzo del latte per la campagna lattiero-casearia 2006-2007. L’accordo ha validità dall’1-4-2006 al 31-3-2007.
L’intesa è stata firmata tra la sezione lattiero-casearia dell’Unione industriale di Cuneo, Assolatte Sezione Piemonte, le organizzazioni sindacali agricole (Coldiretti, Confagricoltura, Cia) e l’Associazione regionale produttori latte Piemonte.
«Sono estremamente soddisfatto – ha affermato l’assessore regionale all’agricoltura, Mino Taricco – che le rappresentanze della parte industriale e della parte agricola abbiano trovato l’intesa sul prezzo del latte e sulle tabelle qualità per la campagna 2006-2007».
In particolare, il prezzo base è stato determinato secondo una tabella allegata all’accordo che, sostanzialmente, prevede una diminuzione media di quanto verrà liquidato agli allevatori di 1,5-2 centesimi di euro/L.
«Credo che ora ci siano tutte le premesse – ha concluso l’assessore – per costruire un vero progetto di filiera per valorizzare il latte del Piemonte».
 

 

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