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Ricerca in zootecnia a rischio fallimento |
Se diventasse operativa l’intenzione di dichiarare non compatibili gli
aiuti di Stato destinati all’attività di miglioramento genetico e di
gestione dei Libri genealogici svolta dall’Aia verrebbero a mancare al
settore 90 milioni di euro all’anno
Il mondo della rappresentanza della zootecnia italiana è
assai preoccupato per la minaccia rappresentata dalla paventata scomparsa
dei contributi nazionali alla copertura dei costi delle attività di
miglioramento genetico. Una disposizione comunitaria in via di approvazione
ne sancisce la incompatibilità con le norme Ue in materia di aiuti di Stato.
Se non potranno più essere autorizzati, il fatto si tradurrà nel caricamento
dei costi di tutte le attività connesse al sistema delle associazioni degli
allevatori sulle imprese zootecniche aderenti e beneficiarie dei relativi
servizi.
Una prospettiva questa considerata agghiacciante negli ambienti dell’Aia e
contro la quale si sta cercando di mobilitare tutte le forze in campo.
Una materia complessa
Tutto nasce dalla decisione dell’Unione Europea di mettere mano alla
complessa materia delle norme comunitarie sugli aiuti di Stato. In pratica,
si tratta di un sistema di disposizioni legislative, varate attraverso
regolamenti, direttive, decisioni e raccomandazioni, poco conosciute a
livello italiano che, spesso, creano degli spiacevoli incidenti di percorso,
con delusione e sconcerto da parte degli operatori agricoli. Le
amministrazioni pubbliche che maneggiano male la materia degli aiuti di
Stato rischiano, spesso, di vedere vanificati i provvedimenti di sostegno
emanati a favore del settore agricolo, perché la Commissione ne inibisce
l’applicazione concreta, per via della incompatibilità con le norme europee
in materia di concorrenza. L’ultima notizia del genere è stata diffusa da
Bruxelles all’inizio di luglio, quando la Commissione ha deciso di iniziare
un’inchiesta per mettere sotto accusa e dichiarare inapplicabile il
pacchetto di misure di sostegno varate dal Governo italiano contro
l’influenza aviare lo scorso autunno (vedi riquadro alla pagina precedente).
Una migliore conoscenza delle regole sugli aiuti di Stato eviterebbe di
suscitare aspettative regolarmente disattese tra gli operatori economici e
di fare brutte figure con gli organi comunitari. Senza considerare che,
talvolta, le procedute di infrazione si concludono con la richiesta di
rimborsi e con la pretesa di sanzioni che provocano danni consistenti. Dopo
la riforma della pac del 2003 e la nuova strategia europea sulla politica di
sviluppo rurale, i servizi comunitari hanno deciso che è arrivato il momento
di procedere a una revisione del pacchetto delle disposizioni sugli aiuti di
Stato, sia per conseguire una certa semplificazione, sia per renderla
compatibile con il nuovo corso della pac, sia per dare una stretta, in certi
casi, alla libera iniziativa degli Stati membri, quando intervengono con
misure di dubbia coerenza e potenzialmente contrastanti con i principi della
libera concorrenza e con le regole comunitarie consolidate.
I provvedimenti in cantiere
L’intenzione che la Commissione sta portando avanti è di prendere in
considerazione i vari aspetti della materia, tant’è che sul tavolo della
discussione ci sono tre critici argomenti:
- il nuovo regolamento di esenzione, riportante la lista degli interventi
che gli Stati membri possono avviare senza la necessità della preventiva
notifica e autorizzazione da parte degli organi comunitari. Una prima
proposta è stata presentata lo scorso mese di febbraio e ora si sta
chiudendo l’iter per la definitiva approvazione del testo che andrà in
vigore il primo gennaio 2007;
- gli orientamenti comunitari per gli aiuti di Stato nel settore agricolo
per il periodo 2007-2013. Una prima bozza è stata ufficialmente resa nota a
fine giugno 2006, per essere approvata nel giro di qualche mese e resa
operativa dal primo gennaio 2007;
- infine, sta per essere approvato il nuovo regolamento sul regime di aiuti
de minimis: la soglia massima entro la quale uno Stato membro può erogare
aiuti a una data impresa, senza incorrere nella procedura
dell’autorizzazione e nei divieti comunitari.
Addio miglioramento genetico
Tornando alla questione della zootecnia e al sistema che ruota attorno ai
libri genealogici e alle attività di miglioramento genetico, lo spauracchio
che ha messo in allerta i rappresentanti degli allevatori è la proposta
relativa agli orientamenti comunitari sugli aiuti di Stato in agricoltura.
Questa dichiara incompatibili e dunque considerati come aiuti al
funzionamento da vietare, le seguenti misure:
- i contributi nazionali per la copertura dei costi di realizzazione e di
gestione dei libri genealogici;
- i contributi per i testi sulla qualità genetica e sulla produttività degli
animali;
- la copertura delle spese per gli investimenti nei centri per la
riproduzione animale e l’introduzione di tecniche innovative a livello
aziendale di riproduzione del bestiame;
- gli aiuti per il mantenimento dei riproduttori maschi di alta qualità
genetica iscritti ai libri genealogici.
Oggi, al sistema Aia sono indirizzati poco meno di 90 milioni di euro
all’anno sotto forma di finanziamenti pubblici che coprono circa l’80% dei
costi sostenuti. Dove venisse meno la possibilità di ricorrere agli aiuti di
Stato, dovrebbero essere le singole imprese zootecniche a sostenere i
relativi oneri: una prospettiva che è ritenuta assai preoccupante e
potenzialmente destabilizzante.
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