riviste mensili agricole, riviste settimanali agricole, riviste agricoltura, riviste online agricoltura, riviste agricole specializzate, riviste specializzate agricoltura

riviste agricole, mondo agricoltura, riviste agricoltori  
riviste agricoltura, testate agricoltura, edizioni agricoltura
 
   
Home Riviste   L'Informatore Agrario   Vita in Campagna   Vivere La Casa in Campagna   Mad   Origine   International Agricultural Policy  

elenco prodotti in vendita
n°prodotti: 0
Totale: E. 0,00
cassa

chi siamo





riviste agricole, rivista per gli amanti della campagna, rivista sull'agricoltura professionale, riviste sull'agricoltura non professionale, edizioni dedicate al mondo agricolo, riviste specializzate in agricoltura, testate e giornali online agricoltura


L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
 
22
 26 Mag.-1 Giu.

  2006
segnala ad un amico  invia ad un amico    scrivi un commento alla redazione  scrivi alla redazione
non in vendita


Attualità PRIMA PAGINA

Biocarburanti: una strada in salita per l'agricoltura italiana

Ancora tante le incertezze

Il biodiesel è sicuramente un’opportunità importante, ma il rischio è che la materia prima italiana resti esclusa dal gioco

Nelle fasi finali della Legislatura appena conclusa il Parlamento è intervenuto in due importanti occasioni per legiferare sulle agroenergie inserendo alcune norme nella legge finanziaria 2006 e nella conversione in legge del decreto legge n. 2 del 10-1-2006.
I contenuti, che sono stati commentati e descritti anche nelle pagine de L’Informatore Agrario, n. 11/2006, hanno introdotto novità e scelte che hanno indubbiamente una notevole importanza per lo sviluppo del settore e rappresentano la volontà di promuovere nel nostro Paese le fonti energetiche rinnovabili di origine agricola e forestale.
Ciò malgrado, nell’applicazione pratica permangono difficoltà che non sono da imputarsi ad aspetti tecnici o politici ma che danno conto della complessità del tema e degli interessi coinvolti.
Una forte e forse eccessiva esposizione mediatica ha creato grandi aspettative verso i biocarburanti, soprattutto nei confronti degli agricoltori che sono sempre di più alla ricerca di nuove opportunità per incrementare un reddito incerto e magro. La risposta corretta è di ancorarsi a fatti concreti senza alimentare facili illusioni.
Il nodo della questione resta in buona sostanza quello della convenienza economica, in primo luogo per gli agricoltori. Condizione che non può essere ovviamente determinata per «decreto», ma che è l’effetto di un insieme di elementi di mercato, di organizzazione della filiera, di tecniche produttive, di scelte imprenditoriali e di contrattazione.
I recenti provvedimenti legislativi mettono a disposizione utili strumenti e opportunità quali: intese di filiera, contratti quadro, contratti di programma agroenergetici, preferenze nei bandi pubblici e nei contratti di fornitura dei biocarburanti per il trasporto e il riscaldamento pubblici. Particolare evidenza va data alla disposizione che dall’1-7-2006 obbliga i produttori di carburanti diesel e di benzina a immettere al consumo biocarburanti di origine agricola, prodotti sulla base di contratti e intese tra i soggetti della filiera, in misura pari all’1% dei carburanti diesel e della benzina immessi sul mercato nell’anno precedente.
Bene, anzi benissimo, ma dall’1-7-2006 non accadrà nulla o molto poco. Servirà ancora del tempo affinché il settore possa decollare e colmare ritardi rispetto ad altri Paesi nord europei.
Il ruolo degli agricoltori
Il tentativo di siglare un accordo tra organizzazioni agricole, produttori di biodiesel e industria olearia sul prezzo del girasole energetico non è andato in porto e le semine primaverili di questa oleaginosa sembra non abbiano subito incrementi significativi. Evidentemente il prezzo offerto per i semi di girasole (180 euro/t) non è risultato conveniente per gli agricoltori.
Gli 8-9 produttori nazionali di biodiesel (due dei quali da soli raggiungono due terzi della produzione totale) dichiarano che i loro stabilimenti hanno una potenzialità produttiva pari a oltre il triplo delle attuali, ma trovano più conveniente approvvigionarsi dell’olio vegetale sul mercato internazionale.
Niente da obiettare: in un’economia di mercato questi imprenditori sono nel pieno e legittimo diritto di intraprendere, ma con l’olio importato anche dai Paesi asiatici producono e poi immettono sul mercato circa 200.000 t di biodiesel defiscalizzato con risorse nazionali.
Si potrebbe poi obiettare sul grado di rinnovabilità o sostenibilità di una fonte energetica che, in taluni casi, ha attraversato oceani, utilizzando per il suo trasporto grandi quantità di energia fossile.
La successiva verifica sarà per il prossimo autunno-inverno in occasione delle semine del colza, altra oleaginosa impiegata nella produzione del biodiesel. Anche in questo caso il fattore che determinerà o meno l’aumento delle superfici di questa coltura destinata a scopo energetico sarà il prezzo che i produttori di biodiesel vorranno proporre agli agricoltori.
Cosa rischiano i produttori di carburante in caso di mancato rispetto dell’obbligo di immettere sul mercato la percentuale di biocarburanti derivanti dagli accordi di filiera? Probabilmente nulla, se la causa sarà la mancata sottoscrizione dei contratti di coltivazione da parte degli agricoltori. Dal punto di vista politico però potrebbe essere avanzata la richiesta di un’ulteriore riduzione del contingente defiscalizzato.
Se i produttori di biodiesel continueranno a proporre agli agricoltori prezzi per le oleaginose energetiche non convenienti, potrebbero però avere, nel medio periodo, qualche sorpresa. Non è infatti da escludere che la cooperazione agricola si attivi su richiesta degli stessi imprenditori agricoli e, così come ha saputo realizzare cantine sociali, caseifici, oleifici, ecc, non sappia realizzare anche impianti per la produzione di biodiesel da destinare a flotte di veicoli pubblici (bus, traghetti, ecc.), come già è accaduto in Austria.
Va segnalata inoltre una crescente manifestazione di interesse da parte degli agricoltori per una filiera corta nel settore dei biocarburanti. L’impiego di olio vegetale puro ottenuto dalla sola spremitura dei semi di oleaginose in motori diesel statici per la cogenerazione di energia elettrica e termica sta trovando un certo interesse anche nel nostro Paese.
In questo caso circa due terzi del prodotto ottenuto dalla spremitura andrebbe all’alimentazione degli animali (panello proteico per bovini, suini, equini, ecc.) e un terzo (olio) sarebbe destinato allo scopo energetico. La possibilità di ottenere i certificati verdi per la produzione di energia elettrica sommata alla vendita dell’energia termica consente di ottenere interessanti risultati economici. Peraltro per gli imprenditori agricoli questa viene considerata attività agricola connessa ricompresa nel reddito agrario sempreché la materia prima sia prodotta prevalentemente in azienda.
Si potrà quindi prospettare agli agricoltori una duplice possibilità:
- produrre la materia prima per ricavarne biocarburanti in un’ottica di intese e contrattazioni di filiera con il sistema industriale;
- produrre e vendere energia ottenuta dai biocarburanti autoprodotti dagli stessi agricoltori.
Le due opzioni non sono tra loro in antitesi, anzi potrebbero rappresentare un’opportunità. Saranno il mercato e le scelte imprenditoriali a determinarlo, ma soprattutto l’aumento del prezzo del petrolio.

 

Sommario rivista Marino Berton
Presidente Aief


la ricerca

trova 

© 2025 Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l. - Tutti i diritti riservati