POLITICA |
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Secondo l’industria il latte è «strapagato» |
Polemiche in Lombardia
Il presidente di Assolatte sostiene che gli allevatori italiani devono
accettare ulteriori riduzioni del prezzo pagato alla stalla. La replica
delle organizzazioni professionali
Nei giorni scorsi alcuni quotidiani lombardi hanno pubblicato articoli e
interviste rilasciate da Giuseppe Ambrosi, presidente di Assolatte, che
hanno riaperto lo scontro tra parte industriale e allevatori sul prezzo del
latte pagato alla stalla. In tali articoli Ambrosi annuncia che la sua
azienda chiude un esercizio positivo e rinnova l’impegno all’estero con
l’obiettivo di crescere ancora avendo aperto una filiale anche a Nizza (Ambrosi
France) dove si fatturano già 26 milioni di euro dei 180 fatturati
complessivamente nel 2005.
Nelle interviste Ambrosi, parlando in qualità di presidente di Assolatte,
sostiene la necessità di pagare di meno il latte agli allevatori lombardi
perché nel 2005 è stato «strapagato».
Ma non solo. Il presidente di Assolatte sostiene che gli allevatori lombardi
devono imparare a diventare competitivi e a far quadrare i loro bilanci con
600 lire al litro, che sono sempre di più delle 516 lire del prezzo
percepito dagli allevatori francesi e tedeschi e sempre di più del prezzo
del latte estero che in Italia viene a costare 586 vecchie lire al litro.
Nello stigmatizzare le dichiarazioni di Ambrosi, il presidente di Coldiretti
Lombardia Nino Andena ha dichiarato: «C’è un collegamento perfetto tra
articoli e interviste di Ambrosi che, evidentemente, cerca nuovi spazi di
redditività per la sua azienda volendo pagare il latte lombardo a prezzo
europeo e poi vendere i prodotti tipici italiani a prezzi certamente non
europei, sostenendo che il mercato cerca e apprezza i prodotti di qualità. I
dati sui prezzi forniti da Ambrosi non corrispondono alla realtà del
mercato, visto che il latte francese veniva pagato 575 lire al litro nel
2003, 557 nel 2004 e 542 nel 2005, a cui bisogna aggiungere le 20 lire al
litro della qualità, mentre per il latte tedesco i prezzi erano di 583 lire
al litro nel 2003 e 565 nel 2004 e nel 2005, sempre sommando le 20 lire al
litro per la qualità. Altro che 516 lire al litro come dice Ambrosi o 586
lire al litro posto in Italia! Il latte estero posto in Italia è costato 719
lire al litro nel 2003, 724 nel 2005 e 685 nel 2006».
Il presidente di Coldiretti Lombardia ha poi sottolineato che «Ambrosi, da
quando è presidente di Assolatte, non ha firmato un solo accordo sul prezzo
proprio perché la sua miope politica industriale è volta solo a sostenere i
propri margini di profitto a scapito del mondo agricolo e degli allevatori,
non volendo riconoscere un equo livello di remunerazione del nostro latte e
della sua qualità che è alla base dei prodotti tipici che tanto lustro danno
al settore lattiero-caseario italiano anche all’estero.
A questo proposito un’ulteriore considerazione: il latte italiano è talmente
fuori mercato che la maggiore industria europea del settore è venuta a
investire in Italia acquistando la più grande industria italiana. Questo
fatto la dice lunga su cosa pensano realmente all’estero del settore
lattiero-caseario italiano e delle reali prospettive che può offrire».
Recentemente si è registrata un’altra iniziativa dell’industria casearia, in
particolare bresciana, che ha stabilito, senza un confronto con la
rappresentanza dei produttori, una nuova tabella dei parametri qualitativi
per stabilire il prezzo da pagare agli allevatori. Anche su questa partita
Coldiretti, unitamente alle altre organizzazioni professionali, ha preso una
dura posizione contro «cambi unilaterali e peggiorativi della tabella
qualità». «Non accettiamo – ha sottolineato Andena – lezioni di
competitività da Assolatte e invitiamo tutti i produttori a restare uniti e,
nell’ambito del possibile, a ridurre le produzioni per continuare a puntare
sulla qualità. Dobbiamo difendere il valore reale del nostro prodotto e il
giusto reddito dei nostri allevamenti e dunque occorre respingere al
mittente ogni atto di prepotenza e ogni tabella che dovesse venire
sottoposta alla firma».
Intanto questa tabella, a pochi giorni dall’inizio della nuova campagna, in
barba al principio della trasparenza e del libero mercato, non solo viene
proposta in sottoscrizione agli allevatori (è stato stimato che adottandola
l’allevatore perderebbe 15-20 lire al litro), ma addirittura è stata
trasmessa all’Istituto zooprofilattico di Brescia affinché venga utilizzata
ufficialmente come nuovo parametro generale di riferimento.
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