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L'Informatore Agrario
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13
 24-30 Mar.

  2006
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Attualità POLITICA

Secondo l’industria il latte è «strapagato»

Polemiche in Lombardia

Il presidente di Assolatte sostiene che gli allevatori italiani devono accettare ulteriori riduzioni del prezzo pagato alla stalla. La replica delle organizzazioni professionali

Nei giorni scorsi alcuni quotidiani lombardi hanno pubblicato articoli e interviste rilasciate da Giuseppe Ambrosi, presidente di Assolatte, che hanno riaperto lo scontro tra parte industriale e allevatori sul prezzo del latte pagato alla stalla. In tali articoli Ambrosi annuncia che la sua azienda chiude un esercizio positivo e rinnova l’impegno all’estero con l’obiettivo di crescere ancora avendo aperto una filiale anche a Nizza (Ambrosi France) dove si fatturano già 26 milioni di euro dei 180 fatturati complessivamente nel 2005.
Nelle interviste Ambrosi, parlando in qualità di presidente di Assolatte, sostiene la necessità di pagare di meno il latte agli allevatori lombardi perché nel 2005 è stato «strapagato».
Ma non solo. Il presidente di Assolatte sostiene che gli allevatori lombardi devono imparare a diventare competitivi e a far quadrare i loro bilanci con 600 lire al litro, che sono sempre di più delle 516 lire del prezzo percepito dagli allevatori francesi e tedeschi e sempre di più del prezzo del latte estero che in Italia viene a costare 586 vecchie lire al litro.
Nello stigmatizzare le dichiarazioni di Ambrosi, il presidente di Coldiretti Lombardia Nino Andena ha dichiarato: «C’è un collegamento perfetto tra articoli e interviste di Ambrosi che, evidentemente, cerca nuovi spazi di redditività per la sua azienda volendo pagare il latte lombardo a prezzo europeo e poi vendere i prodotti tipici italiani a prezzi certamente non europei, sostenendo che il mercato cerca e apprezza i prodotti di qualità. I dati sui prezzi forniti da Ambrosi non corrispondono alla realtà del mercato, visto che il latte francese veniva pagato 575 lire al litro nel 2003, 557 nel 2004 e 542 nel 2005, a cui bisogna aggiungere le 20 lire al litro della qualità, mentre per il latte tedesco i prezzi erano di 583 lire al litro nel 2003 e 565 nel 2004 e nel 2005, sempre sommando le 20 lire al litro per la qualità. Altro che 516 lire al litro come dice Ambrosi o 586 lire al litro posto in Italia! Il latte estero posto in Italia è costato 719 lire al litro nel 2003, 724 nel 2005 e 685 nel 2006».
Il presidente di Coldiretti Lombardia ha poi sottolineato che «Ambrosi, da quando è presidente di Assolatte, non ha firmato un solo accordo sul prezzo proprio perché la sua miope politica industriale è volta solo a sostenere i propri margini di profitto a scapito del mondo agricolo e degli allevatori, non volendo riconoscere un equo livello di remunerazione del nostro latte e della sua qualità che è alla base dei prodotti tipici che tanto lustro danno al settore lattiero-caseario italiano anche all’estero.
A questo proposito un’ulteriore considerazione: il latte italiano è talmente fuori mercato che la maggiore industria europea del settore è venuta a investire in Italia acquistando la più grande industria italiana. Questo fatto la dice lunga su cosa pensano realmente all’estero del settore lattiero-caseario italiano e delle reali prospettive che può offrire».
Recentemente si è registrata un’altra iniziativa dell’industria casearia, in particolare bresciana, che ha stabilito, senza un confronto con la rappresentanza dei produttori, una nuova tabella dei parametri qualitativi per stabilire il prezzo da pagare agli allevatori. Anche su questa partita Coldiretti, unitamente alle altre organizzazioni professionali, ha preso una dura posizione contro «cambi unilaterali e peggiorativi della tabella qualità». «Non accettiamo – ha sottolineato Andena – lezioni di competitività da Assolatte e invitiamo tutti i produttori a restare uniti e, nell’ambito del possibile, a ridurre le produzioni per continuare a puntare sulla qualità. Dobbiamo difendere il valore reale del nostro prodotto e il giusto reddito dei nostri allevamenti e dunque occorre respingere al mittente ogni atto di prepotenza e ogni tabella che dovesse venire sottoposta alla firma».
Intanto questa tabella, a pochi giorni dall’inizio della nuova campagna, in barba al principio della trasparenza e del libero mercato, non solo viene proposta in sottoscrizione agli allevatori (è stato stimato che adottandola l’allevatore perderebbe 15-20 lire al litro), ma addirittura è stata trasmessa all’Istituto zooprofilattico di Brescia affinché venga utilizzata ufficialmente come nuovo parametro generale di riferimento.

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