riviste mensili agricole, riviste settimanali agricole, riviste agricoltura, riviste online agricoltura, riviste agricole specializzate, riviste specializzate agricoltura

riviste agricole, mondo agricoltura, riviste agricoltori  
riviste agricoltura, testate agricoltura, edizioni agricoltura
 
   
Home Riviste   L'Informatore Agrario   Vita in Campagna   Vivere La Casa in Campagna   Mad   Origine   International Agricultural Policy  

elenco prodotti in vendita
n°prodotti: 0
Totale: E. 0,00
cassa

chi siamo





riviste agricole, rivista per gli amanti della campagna, rivista sull'agricoltura professionale, riviste sull'agricoltura non professionale, edizioni dedicate al mondo agricolo, riviste specializzate in agricoltura, testate e giornali online agricoltura


L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
4
 27 Gen. - 2 Feb.

  2006
segnala ad un amico  invia ad un amico    scrivi un commento alla redazione  scrivi alla redazione
non in vendita
 

Attualità POLITICA

Sant’Antonio facci la grazia!

Le troppe strutture che oggi rappresentano gli interessi degli agricoltori italiani sono un elemento di debolezza del sistema

Era una giornata fredda e nebbiosa il 17 gennaio scorso.
I blocchi autostradali dei metalmeccanici in sciopero mi consigliarono di uscire dalla A4 e raggiungere la mia destinazione attraverso le strette, ma scorrevoli, strade provinciali.
Nonostante le villette e i capannoni di recente costruzione ai lati della strada, a un tratto il paesaggio mi divenne familiare: ero nei pressi dell’azienda agricola di Aristide.
Finalmente scorsi tra gli alberi la bassa cascina. Abbandonata la provinciale mi diressi verso la corte.
Avrei trovato ancora l’amico di tanti anni fa? Ne aveva fatte di battaglie l’Aristide! Battaglie tecniche si intende. Aveva pian piano rivoltato come un calzino la vecchia fattoria ereditata dallo zio, creando una bella, e credo anche redditizia, realtà agricola.
Arrivato sotto il portico lo vidi mentre usciva dalla stalla, pardon, dal ricovero a cuccette, accompagnato da un sacerdote con la stola. Cosa sarà successo, mi chiesi preoccupato; se qualcuno sta male, il prete entra in casa, non in stalla!
Aristide risolse subito il dilemma. Mi riconobbe e mi chiamò da lontano, invitandomi ad avvicinarmi a lui e al sacerdote.
«Oggi è Sant’Antonio abate, Sant’Antonio del porcello, come diciamo noi, e come sempre ho fatto benedire gli animali della stalla», esclamò contento Aristide. «Don Franco benedica anche il mio amico, che viene dalla città».
Fu così che venni associato nella antichissima funzione religiosa agli animali allevati da Aristide.
Nella mezz’oretta di sosta parlammo di tante cose: soprattutto dei tempi passati quando avevo avuto modo di assisterlo professionalmente nel salto di qualità che aveva impresso alla sua azienda.
Ma il futuro? Curioso come sempre, non esitai a chiedergli il suo pensiero sulle incertezze che in questo primo scorcio del 2006 gravano sull’agricoltura italiana.
Aristide, che ha miracolosamente mantenuto la saggezza del vecchio contadino, ha subito circoscritto la risposta ai fatti che interessano lui e i suoi vicini.
«La situazione è indubbiamente grave e preoccupante, ma c’è ancora la possibilità di venirne fuori o almeno di continuare dignitosamente nel nostro mestiere. I problemi che si affacciano ogni giorno sono tanti; il più immediato mi sembra sia quello delle strutture che dovrebbero difenderci. Le organizzazioni che ci rappresentano abbandonino ogni velleità di potere e si mettano a fare ciò per cui sono state concepite: essere i nostri avvocati nelle battaglie economiche quotidiane».
Nella sua pacata, ma sicura esposizione, Aristide mi ha ancora ricordato che perfino i segretari delle storiche centrali sindacali italiane, Cgil, Cisl e Uil per intenderci, hanno riconosciuto sere fa in televisione che è ormai venuto meno il richiamo politico a questo, quello o quell’altro partito politico. è ormai giunta l’ora anche per loro di associarsi in un’unica struttura per meglio affrontare gli importanti problemi vecchi e nuovi che la concorrenza leale e sleale e le nuove migrazioni di manodopera a livello planetario stanno creando.
A maggior ragione nel mondo agricolo, oggi ridotto come numero di addetti e come peso economico globale rispetto al passato, anche se estremamente ambito dall’industria agroalimentare e dalla grande distribuzione organizzata, è tempo che vengano riordinate dalle fondamenta le strutture della rappresentanza professionale e sindacale.
Un tempo la forza di Coldiretti, Confagricoltura e Cia (allora Federbraccianti) si misurava nel numero di onorevoli e sottosegretari che riuscivano a produrre a ogni Legislatura. Oggi, invece, tali organizzazioni dovrebbero venire giudicate per il numero di economisti, di esperti in diritto comunitario, di specialisti nel commercio estero che sono in grado di lanciare nelle fornaci del mercato italiano e del commercio internazionale.
Le troppe strutture che oggi rappresentano e sostengono gli agricoltori italiani – oltre a risultare più deboli delle corazzate unitarie tedesche, francesi e olandesi negli organismi sovranazionali, come ad esempio il Cogeca, o nei gruppi di lavoro e di approfondimento presso le Commissioni Ue – bruciano parte delle loro energie nello sforzo tutto italiano di mantenere o imporre una propria leadership. Una guerra tra poveri che oggi non ha più senso.

Sommario rivista Aristarco


la ricerca

trova 

© 2025 Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l. - Tutti i diritti riservati