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Non č vero che la Pac penalizza il biologico
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All’agricoltura biologica, che copre quasi il 15% delle superfici agricole italiane, va meno del 3% dei finanziamenti europei e nazionali. Questo è, in sostanza, ciò che afferma il primo rapporto “Cambia la Terra” promosso da Federbio e presentato lo scorso 8 settembre in occasione del Sana, il Salone internazionale di Bologna dedicato al settore biologico. Il rapporto si scaglia contro l'agricoltura convenzionale, accusata di ogni male come l'inquinamento, il cambiamento climatico, lo sfruttamento del lavoro e il capolarato. Fino ad arrivare a incolparla per i maggiori costi e i minori guadagni sostenuti dalle aziende bio. Una contrapposizione sbagliata nei toni e anche nei contenuti.
Gli autori del rapporto lamentano che solo il 9,5% dello stanziamento per la politica di sviluppo rurale è dedicato alla specifica misura per la conversione e il mantenimento dell'agricoltura biologica, ma dimenticano, per esempio, che i produttori bio accedono anche alle altre misure del Psr (investimenti, agriturismo, insediamento giovani, forestazione, ecc.) e che, in genere, i programmi regionali agevolano in vari modi il comparto del biologico, tramite priorità di accesso alle risorse e con aliquote di aiuto più elevate.
Il rapporto rimanda anche a un lavoro dell'ufficio studi della Camera dei deputati, il quale evidenzierebbe che "su 45 miliardi di euro destinati all'Italia con la Pac 2014-2020, all'agricoltura biologica vanno appena 963 milioni di euro e cioè il 2,3% delle risorse europee".
Anche in questo caso non si tiene conto del meccanismo di funzionamento della Pac che si basa sue due grandi tipologie di interventi: quelli di base accessibili a tutti gli agricoltori, come, ad esempio, i pagamenti diretti disaccoppiati e accoppiati, compreso il greening che gli agricoltori in biologico incassano pur senza rispettare i relativi obblighi, e quelli specifici erogati in modo mirato e condizionati, come appunto quelli per il biologico.
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