Nell’ottica di sviluppare un programma adeguato, la Commissione ha chiesto al Mipaaf alcuni approfondimenti, in particolare quali si ritiene che saranno i segmenti di mercato, nel settore delle leguminose, con il maggiore potenziale nei prossimi 5-10 anni, quali si valuta che siano i principali ostacoli per la crescita delle colture proteiche e per quali aspetti è necessaria una maggiore ricerca.
Naturalmente, ai fini del successo dell’iniziativa, è centrale la questione degli
incentivi alle imprese agricole, per sostenerle nello sforzo di incremento della capacità produttiva.
Un segnale interessante in quest’ottica è contenuto nella proposta legislativa della Commissione europea della nuova Pac 2021-2027. In particolare gli Stati membri avrebbero la facoltà di aumentare dal 10 al 12% l’aliquota da applicare al massimale nazionale per i pagamenti diretti, in modo da ricavare un
fondo finanziario da destinare agli aiuti accoppiati. Ciò potrà essere fatto, a condizione che il 2% supplementare sia utilizzato unicamente per interventi mirati a favorire le colture proteiche.
Se l’Italia dovesse utilizzare tale leva, avrebbe a disposizione, sotto forma di aiuti accoppiati per tali produzioni, almeno
70 milioni di euro: una cifra che consentirebbe di mettere in campo un pacchetto di interventi con una massa critica di un certo livello.
Intanto, però, si potrebbero
sfruttare le operazioni di modifica dei Psr in corso di attuazione fino al 2020 e, inoltre, potrebbe essere utile verificare gli elementi di flessibilità introdotti con la recente riforma Omnibus e recepiti nel decreto Mipaaf n. 5465 del 7 giugno scorso.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 26/2018 a pag. 6
Colture proteiche anche l’Italia pensa a un piano