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- Il regime delle quote zucchero è arrivato alla fine. Secondo la Commissione europea, il settore è preparato a questo cambiamento? 

- Si tratta di un grande cambiamento ma la notizia non dovrebbe e non può essere accolta come una sorpresa, sia dai produttori che dalle autorità politiche nazionali ed europee. Si tratta della fine dell'ultimo regime di quote della politica agricola comune e ci siamo preparati scrupolosamente. Il settore ha subito una profonda ristrutturazione tra il 2006 e il 2010, anche grazie a fondi europei e nazionali.

Le istituzioni politiche dell'Ue, Parlamento e Consiglio, avevano un accordo sulla data della fine delle quote zucchero, poi hanno deciso di posticiparla di un paio d'anni, fino al 30 settembre di quest'anno. Il fatto che sia un cambiamento preparato non significa che ci laveremo le mani di quel che succederà dopo. Ognuno deve assumersi le proprie responsabilità e noi ci assumeremo le nostre.

Abbiamo aiutato il settore durante la riforma e sono in vigore strumenti per accompagnare la nuova transizione, come per esempio misure di sostegno in caso di turbolenze di mercato dovute a questo cambio di paradigma.

- Infatti, quando finisce un regime del genere di solito ci sono delle perturbazioni di mercato a breve termine. Per le quote zucchero vi aspettate lo stesso?

- E' inevitabile che ci sia un impatto quando si cambia una politica in vigore per quasi 50 anni. Ci aspettiamo un impatto sull'evoluzione dei prezzi nei prossimi mesi, che potrebbe prolungarsi a un paio d'anni, ma ci attendiamo anche la capacità di sfruttare nuove tendenze e opportunità di esportazione che si aprono togliendo i tetti alla produzione.

Possiamo dirlo perché abbiamo creato strumenti per permettere a noi, ai paesi membri e alla filiera di prepararsi per il futuro e anche anticiparlo. L'osservatorio per il mercato dello zucchero è stato varato proprio per questo, cioè per consentire a tutti gli attori coinvolti, produttori inclusi, di essere il più pronti possibile a reagire agli sviluppi del mercato.