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Grano made in Italy: la battaglia è solo all’inizio

Dopo il latte, il grano. L'Italia dovrebbe notificare a Bruxelles uno schema di decreto congegnato dai Ministeri dell'agricoltura e dello sviluppo economico per introdurre nel nostro Paese l'indicazione in etichetta dell'origine del grano duro per la pasta. 
La vicenda dell'etichettatura del latte è importante come precedente giuridico e, a meno di sorprese, la proposta italiana di indicazione obbligatoria di provenienza del grano duro ne ricalcherà non solo l'iter procedurale ma anche i contenuti. Vale a dire che l'obbligo dovrà essere limitato alle aziende che producono sul territorio nazionale e sarà giustificato con la necessità di condurre uno studio di due anni, con un rapporto sui risultati della sperimentazione da presentare alla Commissione europea. 
Sul grano, come è stato anche per il latte, la Commissione continua a proporre il «mantra» del «valuteremo caso per caso», ma diversi Paesi dell'Ue hanno a più riprese ricordato come le eccezioni che stanno diventando regola sull'etichettatura comune realizzata nel 2011 non sono una tendenza da assecondare.
Comunque, ammesso che la richiesta italiana venga accettata a Bruxelles, bisogna essere consapevoli che l’auspicato effetto positivo per i produttori italiani non è certo automatico: occorre che l’intera filiera lavori per valorizzare il 100% made in Italy. E, considerando la posizione dominante della trasformazione e della distruzione, la cosa non è così scontata.


Se vuoi approfondire l'argomento, grazie al servizio Rivista Digitale, leggi l'articolo online a pagina 8 de L'Informatore Agrario n. 44/2016!  Clicca qui




 

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