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Luc Vernet, co-fondatore del think tank europeo Farm-Europe, parla della situazione del mercato del vino all'inizio del nuovo sistema di autorizzazioni all'impianto, la cui evoluzione sarà seguita molto da vicino dal "pensatoio" agricolo, grazie alla creazione del Wine-Institute. Filmato a Bruxelles il 15 marzo 2016.


- Qual è la situazione generale per il settore vino europeo e perché il think tank Farm-Europe ha creato il Wine-Institute?

- Farm-Europe è un luogo di riflessione sulle filiere agricole e alimentari con lo sguardo rivolto agli sviluppi di medio-lungo periodo nell'economia e nelle politiche pubbliche in agricoltura su scala europea. Abbiamo deciso, con dei partner del mondo produttivo, in particolare in Italia e Francia, di aprire il Wine Institute perché il mondo del vino è estremamente specifico. E' al tempo stesso vicino al mondo agricolo ma ci sono alcuni temi che gli sono propri e che meritano una riflessione ad hoc.

Oggi il settore del vino è uno di quelli che va meglio tra le filiere agricole, ma il fatto che le cose vadano bene non vuol dire che non ci si debba porre interrogativi sul futuro. Dal 2016 le filiere viticole europee sono entrate nel nuovo mondo delle autorizzazioni all'impianto. Siamo passati da un regime di diritti, con una forte dimensione patrimoniale a un sistema di autorizzazioni, più flessibile ma che al tempo stesso richiede un maggior senso di responsabilità della filiera, con una soglia di espansione fissata all'1% l'anno che può sembrare poco ma che nella prospettiva di 5-10 anni è un potenziale di crescita notevole.

Il Wine Institute seguirà soprattutto questo tema, che è quello della regolamentazione della produzione, consapevoli che le filiere viticole sono le uniche nell'agricoltura europea di oggi a poter beneficiare di un sistema del genere. Seguiremo quindi l'applicazione del regime delle autorizzazioni e la sua evoluzione come tema privilegiato dei prossimi mesi e anni.