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Ian Pigott, comunicare l'uso dei fitofarmaci ai non agricoltori
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Ian Pigott, agricoltore britannico, presidente dell'organizzazione didattica FACE (Farming And Countryside Education) e divulgatore racconta come spiegare ai non agricoltori i motivi e le modalità dell'uso dei fitofarmaci in agricoltura. Filmato a Bruxelles il 12 gennaio 2016.
- Ian Pigott, lei è passato da una carriera nella City di Londra a fare l'agricoltore ed è considerato un esperto della riconnessione tra pubblico metropolitano e agricoltura. Come si riavvicinano questi due mondi su un tema controverso come quello dei prodotti per la protezione delle piante, o "pesticidi"?
- Si tratta di una vera sfida perché la percezione mediatica dei fitofarmaci è generalmente negativa. Per spiegare come stanno le cose, per esempio ai bambini, usiamo l'analogia tra fitofarmaci e le medicine da prendere quando si è malati e questo forse li aiuta a capire meglio. Ma siamo anche sostenitori delle tecniche di lotta integrata. Spieghiamo quindi alla gente che esistono protocolli sulla base dei quali si usano fitofarmaci o prodotti chimici solo se è necessario e solo a beneficio della coltura, quando la presenza dei parassiti supera una certa soglia o quando la diffusione delle malattie raggiunge un livello tale da danneggiare il raccolto.
E' anche importante far capire al pubblico che i prodotti che usiamo sono controllati secondo gli standard più rigorosi e che non faremmo mai nulla per compromettere la salute. Ma l'argomento divide ed è sempre molto difficile perché quando qualcuno usa il megafono dei media e dice che pesticidi sono "cattivi", possiamo solo rincorrere e dire "no, non è vero". Per superare questa impasse dobbiamo impegnare più tempo a insegnare e a educare, dai bambini agli adulti, circa gli obiettivi che ci prefiggiamo come agricoltori e come filiera alimentare in generale: fornire cibo salutare e di alta qualità, la cui produzione non è a detrimento dell'ambiente.
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