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Mercato dei cereali stabile, ma i prezzi non soddisfano

Prendendo in esame il periodo dagli inizi di marzo fino alla metà di aprile appare evidente che fino al nuovo raccolto dei cereali a paglia non vi saranno particolari sorprese per quanto riguarda le quotazioni del frumento tenero, dell’orzo e del mais, mentre le sorti del frumento duro appaiono ormai segnate dall’ondata di forti ribassi delle scorse settimane. 
Dalle ultime stime dell’Igc (International grains council) pubblicate lo scorso 26 marzo, risulta che anche la campagna 2014-2015 è caratterizzata da una produzione mondiale record di frumento tenero (719 milioni di tonnellate), mais (990 milioni di tonnellate) e anche orzo (141 milioni di tonnellate). È vero che crescono anche i consumi, ma la riduzione del commercio mondiale, dovuta a una maggiore autosufficienza di alcuni importanti Paesi consumatori, fa sì che gli stock detenuti dai maggiori Paesi esportatori (Argentina, Australia, Canada, UE, Kazakistan, Russia e Ucraina) siano in netto aumento. Insomma, a vedere i dati globali si giunge alla conclusione che, a dispetto delle aspettative «catastrofi ste» della fine dello scorso decennio, il nostro pianeta non ha mai prodotto così tanto cibo come negli ultimi due anni. 
Se consideriamo poi il generale raffreddamento della congiuntura macroeconomica mondiale, evidenziato anche dal bassissimo prezzo del petrolio, possiamo affermare che, salvo imprevisti, l’offerta di cereali è tale da non consentire rialzi consistenti e duraturi. L’andamento delle quotazioni dei cereali nel periodo in esame sembra confermare, almeno per il momento, questa tesi.

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