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Olio d’oliva, produzione spagnola dimezzata

Quest’anno in Spagna si andrà sotto il milione di tonnellate. Le stime, le più recenti, parlano prudenzialmente di una produzione iberica di oli d’oliva attorno alle 800.000 tonnellate, meno della metà di quanto ottenuto nell’ultima campagna. Buone notizie? Forse, considerato che la superproduzione spagnola della scorsa campagna – un livello record di circa 1.780.000 tonnellate, secondo le valutazioni uffi ciali – si è riversata sui mercati internazionali a prezzi competitivi, facendo incetta di una domanda che la crisi ha reso ancora più attenta al fattore prezzo. Fenomeno, questo, tanto più signifi cativo se si considera che il ruolo guida tra i Paesi consumatori resta in capo a quattro destinazioni: un trio europeo, rappresentato da Italia, Spagna e Grecia, dove la crisi economica continua a drenare ricchezza, e gli Usa, Paese in cui la situazione, decisamente migliore per quanto attiene agli sviluppi congiunturali, sta favorendo anche il comparto degli oli d’oliva.
Anche in Italia, intanto, l’evoluzione climatica, tutt’altro che favorevole, ha lasciato il segno in campagna, soprattutto nell’importante distretto produttivo pugliese. Sarà un’annata di scarica, dunque, anche per gli oliveti italiani. Con il mercato nazionale, strutturalmente dipendente dall’estero, che se avrà meno da attingere dalla Spagna, potrà probabilmente ricorrere a maggiori importazioni di oli greci, previsti in aumento, ma anche nordafricani e medio orientali. Lo scenario, a questo punto verosimile considerato l’ammanco di produzione, è che i prezzi possano essere al rialzo sulle piazze internazionali.

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