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Peter Dautzenberg, il funzionamento del "pacchetto latte" nell'UE

In che modo gli Stati membri dell'UE stanno utilizzando gli strumenti previsti dal "pacchetto latte" del 2012?

Ovviamente dipende dalle diverse situazioni dei paesi. Quello che sta accadendo è che dodici Stati europei hanno deciso di utilizzare i contratti obbligatori per la consegna del latte tra gli allevatori e gli acquirenti. Questo è positivo sia per gli allevatori, che possono conoscere in anticipo il prezzo di vendita e le quantità, sia per chi compra, che sa quanto pagherà per assicurarsi l'approvvigionamento. Poi ci sono altre misure che sono più difficili da mettere in pratica, come la contrattazione collettiva. Gli allevatori possono aggregarsi per negoziare il prezzo con l'acquirente, ma per farlo prima devono essere riconosciuti come organizzazione di produttori. Si tratta di un processo un po' più lungo che richiede un coinvolgimento degli agricoltori. Oggi quasi tutti gli Stati membri hanno definito le norme per questo tipo di riconoscimento. In Italia abbiamo osservato che ci sono 32 organizzazioni già riconosciute, che erano preesistenti al pacchetto latte ma non utilizzavano la contrattazione collettiva. Ci sono poi le disposizioni sulla programmazione produttiva per i formaggi DOP e IGP, che sono già operative in Italia e Francia. In Italia, in particolare, si tratta di uno strumento molto importante per il dopo quote. Questo perché, in caso di sovrapproduzione, evita l'indebolimento del valore aggiunto di questo tipo di produzioni. Per raggiungere questo obiettivo gli Stati dell'Ue, su richiesta delle organizzazioni che gestiscono la produzione dei formaggi DOP e IGP, possono rendere le regole che questi hanno deciso obbligatorie per tutti gli agricoltori di un determinato territorio e che producono quel tipo di formaggio.

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