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La nuova pac è appena partita e l’Italia è già in ritardo: forse con un po’ di esagerazione si potrebbe sintetizzare così la situazione in cui si trova il nostro Paese, alle prese con l’avvio di una politica agricola europea che sempre più affida scelte fondamentali ai singoli Paesi.
Si tratta di decisioni le cui conseguenze si rifletteranno sui prossimi sette anni e sulle quali molti Paesi dell’Ue hanno già avviato un concreto confronto a livello nazionale, cosa che noi ancora non abbiamo fatto.
Tanto per dare un’idea dell’importanza della questione, ricordiamo che per quanto riguarda i pagamenti diretti bisogna decidere a livello nazionale la definizione di agricoltore attivo e la soglia minima e massima per la percezione dei contributi, e poi il metodo per attuare la convergenza interna del valore dei titoli disaccoppiati e come comportarsi per quanto riguarda il sostegno accoppiato alla produzione.
Da queste scelte dipende il futuro di decine di migliaia di aziende: non si può perdere tempo.

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