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La rucola selvatica non richiede né concimi né
antiparassitari |
La rucola selvatica è una coltura tra le più semplici da
attuare anche da parte di un piccolo orticoltore ai primi tentativi di
coltivazione. Questo ortaggio è poco conosciuto e meriterebbe di essere più
apprezzato, specialmente perchè richiede uno spazio dell’orto assai limitato
e perché i suoi semi si trovano oggi con facilità. Cresce in tutti i
terreni, anche in quelli sassosi, e la sua coltivazione non richiede
concimazioni né interventi fitosanitari. Si raccoglie per diversi mesi; ecco
come coltivarlaLa rucola negli ultimi anni si è decisamente affermata
e da prodotto caratteristico degli orti familiari e di piccole coltivazioni
è diventata un ortaggio diffuso che si trova con facilità durante tutto
l’anno anche per la sua adattabilità alla coltura protetta nella stagione
fredda.
Il successo della specie più diffusa, che è la rucola coltivata, ha fatto
conoscere ed apprezzare anche la rucola selvatica. Quest’ultima ha un sapore
ancora più marcato che gli estimatori gradiscono molto e per questo sono
disposti ad acquistarla a prezzo elevato.
La rucola selvatica si trova facilmente allo stato spontaneo negli incolti,
ai bordi delle aree coltivate, di fossi, prati, strade. È diffusa in quasi
tutte le regioni alpine soprattutto a livello collinare.
La rucola selvatica si differenzia nettamente dalla rucola coltivata
La differenza principale tra le due rucole (1) è la forma
delle foglie, che nella rucola coltivata sono arrotondate (in particolare
nella parte superiore e soprattutto nelle foglie giovani) mentre nella
selvatica sono allungate e frastagliate.
Un’altra caratteristica è il colore dei petali dei fiori che nella rucola
coltivata è bianco-giallastro con venature marroni, giallo vivo nella
selvatica.
Ancora, la rucola coltivata ha ciclo sostanzialmente annuale (vegeta,
fiorisce e produce i semi nell’arco di un anno), quella selvatica è perenne
(vegeta, fiorisce e produce semi per diversi anni) anche se spesso viene
coltivata come annuale.
La rucola selvatica sopporta inverni rigidi ed estati calde
L’adattabilità climatica e la rusticità della rucola selvatica sono
notevoli, tanto che sopporta sia inverni piuttosto rigidi che estati calde.
Quando sopraggiunge la stagione fredda la rucola selvatica entra in riposo
per poi riprendere la vegetazione appena la temperatura si innalza e
vegetare in continuazione fino all’autunno inoltrato. Si può prolungarne
l’utilizzazione proteggendo le coltivazioni con tunnel anche di piccole
dimensioni. La resistenza alla siccità è notevole (è fornita di una radice –
fittone – molto sviluppata che cresce parecchio in profondità) e pure senza
acqua la pianta in genere sopravvive e quando piove, o la si irriga,
riprende a vegetare. Nelle coltivazioni, modesti apporti di acqua consentono
una produzione continuativa.
Cresce in tutti i terreni, anche in quelli sassosi
La rucola selvatica si adatta ai più diversi tipi di terreno, compresi i
suoli difficili come sono quelli sassosi.
In ogni caso bisogna evitare che vi siano ristagni d’acqua perché è una
pianta che si dimostra particolarmente sensibile sotto questo aspetto. Si
può coltivarla nella parte dell’orto che ha il terreno peggiore, purché sia
in pieno sole, ma bisogna che non vi siano ristagni d’acqua.
Di questa specie non vi sono varietà, ma quasi tutte le maggiori ditte
dispongono del seme che quindi si può trovare abbastanza facilmente
(2).
Consigli per la coltivazione della rucola selvatica
Si può scegliere di coltivare questa pianta come annuale, come si fa con la
rucola coltivata, oppure di destinarle un piccolo spazio nell’orto e tenerla
in coltivazione per alcuni anni. Si può inoltre coltivarla vicino alle
piante aromatiche, ma sempre in pieno sole.
Concimazione. La rucola selvatica non ha esigenze particolari
per quanto riguarda la concimazione e non le sono necessari apporti di
fertilizzanti. In terreni poveri può venire coltivata dopo una coltura
concimata con abbondanza.
Non è consigliabile impiegare concimi organici o azotati per evitare
accumulo di nitrati nelle foglie.
Preparazione del terreno. Il terreno si prepara nel modo
consueto, vangandolo alla profondità di 25-30 centimetri e amminutandolo
abbastanza finemente in superficie. Va ancora raccomandato che nell’aiola
non vi siano ristagni d’acqua.
Semina. Coltivandola come annuale la semina si esegue a file
distanti 20-30 centimetri tenendo conto che è una pianta che si espande in
larghezza e quindi non è opportuno seminare troppo fitto (i semi contenuti
in un grammo sono, in media, in numero superiore a quelli della rucola
coltivata, cioè più di 500-550).
Le semine possono cominciare già a fine inverno-inizio primavera (marzo),
poi si sospendono quando comincia la stagione calda (metà-fine maggio) e si
riprendono nella seconda parte dell’estate (seconda metà di agosto), sino
all’inizio dell’autunno (settembre). Le ultime semine daranno la loro
produzione nel tardo autunno (anche inizio inverno) se si ripareranno le
piante con piccoli tunnel ben arieggiati. In ogni caso semine tardive
possono dare la loro produzione nella primavera successiva.
In un piccolo orto si possono eseguire semine scalari (anche una sola fila)
alla distanza di circa 15 giorni l’una dall’altra.
Quando si destina alla rucola un piccolo spazio dell’orto in cui la si
lascerà per alcuni anni, si può eseguire la semina in vasetti o contenitori
(5-8 semi per in ogni vasetto) per poi, appena le radici delle piantine
trattengono bene il pane di terra, eseguire il trapianto.
La profondità di semina non deve superare il mezzo centimetro, meno nei
suoli pesanti.
Nelle prime semine per favorire la germinazione si può stendere sulle
colture un velo di tessuto non tessuto che si può lasciare sulle aiole anche
nelle prime fasi di crescita delle piante.
Irrigazione. Una volta eseguita la semina, soprattutto se si
verificano periodi caldi ed asciutti e/o in mancanza di piogge, bisogna
intervenire con limitate e, se necessario, ripetute quantità d’acqua fino a
quando la germinazione è completamente avvenuta.
Le irrigazioni devono essere sempre molto limitate perchè troppa acqua può
provocare marciumi alle radici e far diminuire la qualità del prodotto.
Si può irrigare per aspersione (a pioggia), specialmente con lo scopo di far
germinare i semi. In seguito si può lasciar scorrere lentamente l’acqua tra
una fila e l’altra, o in prossimità della fila smuovendo, se necessario,
periodicamente il terreno per consentire che l’acqua penetri con più
facilità nel suolo.
Pulizia dalle erbe infestanti. I lavori di coltivazione sono
molto semplici e consistono nel tener pulite le aiole dalle piante
infestanti ed, eventualmente, nello smuovere leggermente il terreno in
superficie.
Va ricordato che se si lascia andare a seme, la rucola selvatica può
diffondersi alle altre aiole dell’orto, ma è facile controllarla durante i
lavori di pulizia delle colture dalle piante infestanti.
Pulizia (potatura) delle piante. Se si tengono in coltura le
piante per alcuni anni, prima della ripresa vegetativa è opportuno togliere
le parti dei fusti che si sono seccate o avariate lasciando alla loro base
alcuni germogli. Questi si individuano facilmente anche nelle piante durante
il riposo vegetativo (vedi il disegno riportato nella pagina seguente).
Difesa da malattie e parassiti. La rucola selvatica è una pianta rustica che
non ha bisogno di interventi antiparassitari.
La coltivazione in coltura protetta e in contenitore
Nei piccoli orti conviene proteggere a mezzo di piccoli tunnel le colture
seminate per ultime che così potranno produrre fino all’inizio della
stagione fredda (fine autunno-primo periodo dell’inverno). Si dovranno
arieggiare i tunnel molto bene per eliminare la condensa che si forma al
loro interno. Le irrigazioni dovranno essere ridotte al minimo
indispensabile, ed effettuate solo se strettamente necessario.
Si può prolungare l’utilizzo della rucola per un breve periodo (10-15
giorni) anche stendendo sulle piante un velo di tessuto non tessuto.
La rucola selvatica si presta inoltre alla coltura in contenitore dove si
può attuare soprattutto la coltivazione come annuale. Va curato specialmente
lo sgrondo dell’acqua dai contenitori e le irrigazioni dovranno essere
sempre molto moderate.
Coltivazione organica (biologica)
La coltura organica, considerato che non vi è la necessità di concimare né
di eseguire trattamenti antiparassitari, è praticamente uguale a quella
esposta. Sono disponibili pure sementi di rucola selvatica che provengono da
coltura biologica (vedi indirizzi in calce all’articolo).
La raccolta si effettua per diversi mesi
Il periodo di raccolta è piuttosto lungo perchè in pianura padana può
iniziare a fine marzo-primi di aprile (piante seminate negli anni
precedenti) e proseguire fino ad ottobre, ma proteggendo le colture si può
andare al termine dell’autunno-inizio dell’inverno.
La raccolta si esegue tagliando le foglie quando hanno raggiunto uno
sviluppo medio di 8-12 centimetri. In una piccola superficie è opportuno
cogliere con le mani, o tagliare con accortezza, le foglie in modo da
lasciare intatto il «cuore» della pianta che rivegeta con facilità. Quando
la rucola è in coltura poliennale vengono raccolti, oltre – o assieme – alle
foglie, anche i giovani germogli che si formano numerosi. Nei mercati
veniva, e viene ancora, venduta in mazzetti.
È consigliabile non raccogliere elevate quantità di rucola selvatica ma, per
gustarne tutte le qualità, limitarsi ai quantitativi necessari in cucina
giorno per giorno.
In un metro quadrato le quantità che si possono raccogliere sono assai
variabili a seconda del tipo di coltivazione. Va comunque tenuto presente
che, di regola, viene utilizzata in quantità limitate essendo piuttosto
accentuato il suo sapore (ad esempio sono sufficienti poche foglie per
aromatizzare un’insalata).
Si possono comunque ottenere da 1 a 1,2 chilogrammi per metro quadrato.
Utilizzazione
La rucola selvatica viene consumata come la rucola coltivata, ma il suo
sapore è decisamente più marcato.
Si utilizza in insalata assieme ad altre verdure crude (lattughe, radicchi,
valerianella, crescione, ravanelli, pomodori, cetrioli, ecc.), ma pure alle
patate lesse.
Viene abbinata poi ai cibi più diversi come il prosciutto crudo, la
bresaola, le carni lessate, il formaggio grana e i formaggi teneri, il mais
dolce, la pizza, la pastasciutta e numerosi altri.
Chi gradisce il sapore caratteristico di questa pianta può preparare un
pesto che ricalca quello alla genovese sostituendo in tutto o in parte il
basilico con la rucola selvatica.
Va raccomandato però di non abusare nell’impiego di questa pianta che
utilizzata saltuariamente può risultare piacevole e stimolante mentre
consumata troppo di frequente può «stancare».
(1) Le rucole appartengono alla famiglia delle Crucifere o
Brassicacee. Il nome botanico della rucola coltivata è Eruca sativa. Come
rucola selvatica sono utilizzate alcune specie: le più conosciute sono la
Diplotaxis tenuifolia (che è la più diffusa) e la Diplotaxis muralis. Va
ricordato che la rucola, a seconda delle diverse località, viene chiamata in
altri modi come ruchetta o rughetta, roca, aruca.
(2) Le sementi che si trovano in commercio sono soprattutto di
Diplotaxis tenuifolia.
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