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Un fenomeno preoccupante: i furti di
fitosanirtari |
Pochi dati e statisticheSecondo un’analisi della
Compag i furti sono compiuti da specialisti che alimentano poi un commercio
illegale con potenziali risvolti molto pericolosi per gli utilizzatori e l’intera
collettività
Quello dei furti dei prodotti
fitosanitari è un fenomeno ben conosciuto agli operatori della filiera della
distribuzione che ogni anno, all’inizio della campagna, devono fronteggiare le
conseguenze negative derivanti dalla perdita di merce, che dovrà comunque
essere pagata, e dai problemi logistici conseguenti.
A questo va aggiunto che in
qualche caso sono state segnalate azioni durante le ore lavorative, a mano
armata, quindi con un elevato grado di pericolosità per le persone. Inoltre,
non solo le aziende della distribuzione sono oggetto dei malavitosi, ma anche i
depositi delle aziende produttrici e i vettori nel tragitto verso la consegna.
La conoscenza del fenomeno è
d’altra parte piuttosto ridotta perché il settore della distribuzione dei
fitosanitari è una piccola nicchia e quindi interessa la grande stampa in
maniera molto marginale. Probabilmente è questo il motivo per cui nonostante
ormai da qualche anno Compag, la federazione nazionale commercianti di prodotti
per l’agricoltura, cerchi di porlo all’attenzione della pubblica opinione e
delle Forze dell’ordine non riesce a ottenere quell’ascolto che probabilmente
meriterebbe, viste le conseguenze di carattere generale (ambientale e
alimentare) che il fenomeno sicuramente implica.
Il commercio illegale di fitosanitari, cioè di prodotti pericolosi, infatti, va ad alimentare un
circuito parallelo senza controllo da parte delle autorità e senza alcuna
garanzia che gli utilizzatori abbiano un’adeguata formazione professionale,
come previsto da apposite normative, e tanto meno che agiscano secondo un’etica
professionale.
Il valore del danno che grava
sul commercio deve essere pertanto moltiplicato per valutare gli effetti
sull’intera collettività.
È probabilmente a causa della
limitata importanza economica del settore che nessuno si è mai preoccupato di
raccogliere dati e statistiche sul fenomeno ed è per questo motivo che Compag
nel 2002 ha deciso di effettuare un primo lavoro di indagine, per dare
dimensione all’entità dei furti cercando di capirne il livello e le modalità
organizzative.
L’indagine
L’indagine è stata condotta
su un campione di 159 aziende, rappresentative delle circa 1.100 operanti in
Italia che esercitano un’attività specializzata nella fornitura di mezzi e
servizi all’agricoltura e che possono costituire l’obiettivo delle
organizzazioni malavitose.
Lo studio effettuato ha
inteso semplicemente mettere a fuoco un fenomeno fino a ora mai
sufficientemente approfondito, in modo da avere un’indicazione sulla sua
dimensione, distribuzione territoriale e livello organizzativo.
Di queste 159 realtà che
hanno voluto aderire all’iniziativa, 5 hanno dichiarato di avere subito due
furti e pertanto le risposte ricevute sono state 164.
L’indagine ha riguardato gli
ultimi 5 anni di attività.
In questo lasso di tempo il
20% delle aziende del campione ha avuto la visita dei ladri. Possiamo quindi
ritenere che mediamente i furti interessino, annualmente, il 4% delle aziende
commerciali che svolgono un’attività specialistica in agricoltura.
Alle aziende campionate è
stata sottoposta una serie di domande tese ad avere indicazioni sull’entità e
sulla frequenza dei furti ma anche sul livello organizzativo di chi li
realizza.
La dimensione del fenomeno e la sua distribuzione
Il 20% delle aziende
intervistate ha dichiarato di avere subito furti, di queste 5 hanno visto il
ritorno dei ladri nei 5 anni interessati all’indagine. In un caso, il secondo
furto è stato realizzato dopo poche settimane dal primo, in ulteriori due casi
il secondo tentativo è stato sventato. Una sola azienda ha dichiarato il
ritrovamento della refurtiva.
Nel 67% dei casi il furto era
specificatamente indirizzato ai fitosanitari, nel restante 37% sono stati
sottratti anche altri beni quali fertilizzanti, sementi, denaro contante,
computer, attrezzature varie ma sempre, a parte due casi, in valore molto
ridotto rispetto al complessivo.
Per quanto riguarda la
distribuzione territoriale dei furti sono state individuate 5 aree: Nord-ovest
(Piemonte, Liguria, Lombardia), Nord-est (Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli
Venezia Giulia), Emilia-Romagna, Centro (Toscana, Marche, Abruzzo, Umbria,
Lazio) e Sud (Puglia, Basilicata, Campania, Calabria, Sicilia). In ciascuna
area è stata calcolata l’incidenza percentuale dei furti, vale a dire il numero
dei casi sul totale delle risposte.
Il Centro-nord sembra essere
uniformemente colpito dal fenomeno, bisogna però considerare che il Nord-est
rappresenta probabilmente un’area territorialmente meno estesa delle altre due.
Così l’Emilia-Romagna è poco più di 1/3 del Nord-ovest.
Considerando il valore
centrale delle classi di furto individuate e la frequenza percentuale dei furti
in ciascuna di tali classi (grafico 2) si può calcolare il valore medio
ponderato dei furti del campione che risulta pari a 134.300 euro.
Un valore certamente
estrapolato ma che può essere considerato indicativo della reale situazione.
Se consideriamo poi che delle
1.100 aziende commerciali italiane che esercitano un’attività specializzata in
agricoltura il 4% subisce annualmente un furto, possiamo ulteriormente
ipotizzare il valore annuale complessivo dei furti di fitosanitari, pari a una
somma di circa 6 milioni di euro. Come abbiamo visto, solo una piccola parte
che non siamo riusciti a valutare di questo valore è costituita da prodotti
diversi.
Ladri specializzati
Dalle risposte fornite dalle
aziende che hanno subito almeno un furto risulta molto chiara la
specializzazione e la determinazione di coloro che realizzano i furti. Dobbiamo
infatti ritenere che siano degli specialisti visto che sono in grado di
attaccare i sistemi di allarme e quindi ne conoscono il funzionamento essendo
in grado di aggirarli o disattivarli, ma studiano anche la situazione avendo
probabilmente basisti in zona, se è vero che dimostrano di conoscere abitudini,
locali e sistemi di difesa in percentuale elevatissima.
Sanno inoltre giudicare il
valore della merce (67% dei casi), l’epoca di impiego (64%) e hanno
informazioni sull’approvvigionamento dei prodotti (nel 37% e 34% dei casi, rispettivamente,
i prodotti erano appena arrivati e appartenevano a una casa produttrice).
Quest’ultima considerazione fa sorgere il sospetto di complicità all’interno
dei vettori di trasporto e/o delle aziende di provenienza.
Conclusioni
La refurtiva non viene
praticamente mai recuperata. In questa indagine è successo in un solo caso ma
perché i prodotti rubati erano stati abbandonati.
Diversamente, tale
eventualità diventa quasi impossibile, sia perché lo smercio e l’utilizzo
avvengono in un breve lasso di tempo sia perché non è ancora stato introdotto
un sistema per l’identificazione delle singole confezioni e quindi non vi è
possibilità di rintracciare il prodotto dimostrandone, nel caso di
individuazione, la proprietà.
Da tenere in considerazione
inoltre, nell’analisi del danno economico, che questi prodotti vengono
utilizzati in un circuito in cui non esistono controlli e tanto meno etiche di
comportamento. È un ulteriore danno che gli operatori onesti subiscono per la
concorrenza della stessa merce rubata e perché per poter operare legalmente
hanno dovuto affrontare investimenti che hanno comportato costi strutturali e
gestionali.
Vi è poi il danno che subisce
la collettività perché lo Stato investe per promuovere comportamenti
ecocompatibili e sistemi colturali meno intensivi, allo scopo di salvaguardare
l’ambiente e garantire il consumatore che viene a sua volta frodato nelle
proprie aspettative sulla salubrità dei prodotti che consuma.
Bisogna da ultimo
sottolineare che nemmeno gli autori vengono mai individuati, a dimostrazione di
una scarsa attenzione delle Forze dell’ordine verso questo problema, forse
perché non sono mai stati messi chiaramente a fuoco tutti i risvolti che questo
fenomeno preoccupante sicuramente comporta.
Per contrastare il fenomeno
sarebbe opportuno, come Compag sostiene da anni, arrivare a:
- una rintracciabilità delle
confezioni;
- creare una banca dati
nazionale dei furti di fitosanitari;
- coordinare le indagini a
livello nazionale;
- creare un sistema di
informazione e trasparenza che dia ai singoli commercianti gli strumenti per
capire il grado di pericolo esistente nella propria zona e le precauzioni
preventive da adottare.
Purtroppo Compag non ha
ancora trovato sufficiente ascolto e appoggio da parte delle Forze dell’ordine,
mentre l’industria si è sempre dimostrata poco incisiva e le altre reti della
distribuzione totalmente disinteressate.
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