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L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
32
1 - 7 Ago.

  2003
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POLITICA
Maggiori opportunità per i produttori di latte

Intervista a Guglielmo Rizzioli, presidente Unalat

La nuova politica dell’Unione Europea verso il settore è più orientata alla qualità e ciò può creare le condizioni per un rilancio delle attività in Italia. I produttori nazionali devono però ricompattarsi semplificando il sistema associativo e definire strategie comuni

Il 26 giugno scorso, a Lussemburgo, i ministri agricoli dei 15 Paesi membri dell’Unione Europea hanno approvato il pacchetto di riforma della pac proposto all’inizio dell’anno dalla Commissione. 
Chiediamo al presidente dell’Unalat (l’Unione nazionale tra le associazioni di produttori di latte bovino) Guglielmo Rizzioli quali effetti pratici avrà la nuova pac sul futuro della zootecnia da latte.
«Ora che la revisione della pac è stata approvata e che sono stati introdotti dei miglioramenti alle iniziali proposte della Commissione europea, l’agricoltura e la zootecnia da latte europea e italiana possono guardare con un moderato ottimismo al futuro, anche perché abbiamo di fronte una fase di stabilità che dovrebbe estendersi fino al 2013. 
Purtroppo, le decisioni finali hanno penalizzato il settore della carne bovina italiana e, quindi, indirettamente anche i produttori di latte, il cui reddito è, in una certa misura, dipendente dall’andamento del mercato della carne. Ma nel complesso il pacchetto che è stato approvato offre delle opportunità che dobbiamo saper cogliere con coraggio e determinazione».
Quali sono queste opportunità?
La politica di sviluppo rurale è stata rafforzata, con nuove misure da inserire nei programmi regionali e con maggiori risorse finanziarie. L’Unione Europea ha compiuto una decisa sterzata in favore della qualità, che ora è diventata un elemento di primaria importanza nel panorama della pac e che le istituzioni comunitarie intendono perseguire e tutelare anche a livello internazionale. La riforma contiene degli elementi che consentono di riconquistare la fiducia dei consumatori e creare le condizioni per una sinergia a livello dell’intera filiera agroalimentare. 
Ci sono possibilità ulteriori, a suo avviso, per «aggiustare» alcune misure, soprattutto in vista di un così lungo periodo di applicazione?
Ci sono delle correzioni da apportare e delle scelte delicate da compiere. Proprio per questo dovremo impegnarci nei prossimi mesi, a livello europeo e nazionale, con un approccio aperto, attento e costruttivo. 
Per quanto riguarda il settore latte, i ministri agricoli hanno deciso di prolungare la validità del regime delle quote fino al 2015 e hanno apportato alcune modifiche ai criteri applicativi e gestionali che dovremo analizzare e valutare con molta attenzione, anche per verificarne la coerenza con le disposizioni appena varate a livello italiano con la legge 119 del 30 maggio scorso. 
In un comunicato dell’Unalat si richiamava la necessità di adeguare la normativa nazionale alla nuova pac e si leggeva anche quanto fosse indispensabile ottenere più quote per il Paese, cosa ci può dire al riguardo?
Purtroppo non ci sarà l’atteso aumento del quantitativo globale garantito nazionale che il nostro Governo aveva richiesto e non ci sarà nemmeno l’incremento lineare del 2% in due tranche da applicarsi nel 2007 e nel 2008. Eventuali modifiche al volume delle quote nazionali saranno prese in considerazione tra qualche anno, sulla base dell’andamento di mercato. 
Questo non consente di cercare delle soluzioni rapide e indolori ai tanti problemi ancora presenti a livello italiano. Occorrerà, quindi, prevedere una efficace applicazione del programma di ristrutturazione previsto dalla legge 119 per rendere disponibile quel volume di quote produttive in grado di coprire i tagli della quota B e dare speranze di crescita e di consolidamento a tanti allevatori. 
E il mercato nazionale? Come è la situazione?
La grande preoccupazione dei produttori italiani di latte è la ripresa del mercato nazionale, ancora schiacciato da una crisi che dura da diverso tempo. 
Le decisioni sulla riforma della pac potrebbero aumentare la competitività della produzione europea sul mercato internazionale e consentire, così, di superare l’attuale fase caratterizzata dalla presenza di eccedenze sul mercato interno che fanno sentire il proprio effetto anche sul prezzo del latte italiano.
Quali sono le previsioni sul versante associativo?
È auspicabile che insieme alle novità e ai problemi che si dovranno affrontare ci siano anche le condizioni per rafforzare l’unità dei produttori negli organismi associativi, rendere operativa l’interprofessione e contribuire a rafforzare un settore, quello lattiero-caseario, in modo che sia in grado di soddisfare al meglio le esigenze del mercato e il reddito degli allevatori.
Quali sono le richieste di Unalat al Ministero delle politiche agricole e al Governo?
Insieme a un processo di riforme per rilanciare lo sviluppo dell’agricoltura, un’attenzione al settore per una piena attuazione della legge 119/03, il rispetto delle regole e una consistente azione di promozione del latte e dei prodotti lattiero-caseari nazionali.
Il futuro?
Il futuro dipenderà innanzitutto dalle scelte e dalle indispensabili riforme per lo sviluppo e l’ammodernamento del Paese. Ma, al contempo, dipenderà anche dagli obiettivi che il mondo agricolo vorrà perseguire. È giunto il momento infatti, dopo molte divisioni, di ricompattare tutto il comparto agricolo, anche per una semplificazione del sistema associativo. Naturalmente penso alle prospettive di Aia e Unalat, rispetto alle quali è opportuno e indispensabile, ormai, definire una strategia comune.

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