LA COPERTINA DEL 2003 |
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E' urgente una maggiore tutela della terra |
L’estate 2003 rimarrà nella
storia come una tra le più calde (temperature fino a + 45° C a luglio in
Sicilia) e siccitose (solo 50 mm di pioggia in 218 giorni a Catania), come
nella memoria è rimasto l’inverno del 1985 con le temperature che scesero sino
a –22° C a Piacenza. Il caldo torrido non è stato solo un problema del nostro
Paese, tutta l’Europa ha dovuto fare i conti con siccità ed incendi che hanno
messo a dura prova Nazioni come Germania, Austria, Spagna, Francia e
Portogallo.
Che questo sia un ulteriore
segnale che il clima della Terra sta cambiando è un dato di fatto ed il settore
economico che maggiormente risente di queste avverse condizioni climatiche,
come è facile intuire, è quello agricolo: le perdite in Europa legate a questi
eventi climatici si stimano per il 2003 in circa 13 miliardi di euro, essendo
andati danneggiati, principalmente, l’approvvigionamento di foraggio verde, il
settore dei seminativi (cereali in particolare), gli allevamenti e la
silvicoltura. Il raccolto mondiale di cereali, quest’anno, ha subito una
riduzione di circa 93 milioni di tonnellate, facendo crollare le riserve al
livello più basso registrato negli ultimi 30 anni. L’anno scorso una analoga
brusca riduzione dei raccolti a causa delle temperature record e della siccità
fu registrata in India e negli Stati Uniti. Dietro questi mancati raccolti vi
sono le alte temperature nei momenti critici della coltivazione dei cereali.
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Oggi 1 miliardo e 200
milioni di persone non dispongono di acqua per una vita
«normale» |
Stando alle ricerche condotte
dagli studiosi, si prevede che la temperatura della Terra aumenterà durante
questo secolo da 1,4 a 5,8° C se le emissioni di carbonio continueranno a
crescere. E ciò è verosimile visto che in Italia, negli ultimi 100 anni, le
temperature medie annuali sono aumentate di 0,6-0,8° C.
Dovremo quindi fare i conti
sempre più spesso con lunghi periodi di siccità (negli ultimi 50 anni il numero
complessivo dei giorni di pioggia è diminuito di circa il 20%) e quindi
diventerà prioritario eliminare ogni spreco d’acqua: problema molto dibattuto
quest’anno da studiosi, governanti e addetti del settore in occasione dell’anno
internazionale dell’acqua. Urgente è pertanto trovare nuove modalità e nuovi
mezzi di gestione dell’acqua, un bene esauribile di valore inestimabile. La
mancanza d’acqua porta come conseguenza la desertificazione: in Italia è a
rischio di inaridimento il 27% del territorio.
Oltre alla siccità e alle
elevate temperature, l’estate 2003 ha registrato in Europa i valori più alti
dell’ultimo decennio per quanto riguarda l’inquinamento da ozono che a livello
del suolo può provocare gravi problemi alla salute umana, e danni
all’ecosistema e ai raccolti. I dati elaborati dall’Aea (Agenzia europea per
l’ambiente) in 31 Paesi europei indicano che ben 23 Nazioni hanno superato, tra
aprile e agosto 2003, l’inquinamento da ozono in concentrazioni medie
superiori, per almeno un’ora, alla soglia di 180 microgrammi per metro cubo
d’aria, livello oltre il quale anche l’esposizione per un breve periodo può
avere effetti negativi sulla salute dei bambini e degli anziani. E l’Italia è
in testa nell’Unione europea per numero di giorni in cui si è superato il
livello sopra citato (108 giorni).
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Una delle conseguenze
della siccità è la desertificazione, che in Italia sta
mettendo a rischio il 27% del territorio |
Ricordiamo infine la piaga
degli incendi. Qui però la Natura c’entra poco. Gli incendi sono quasi sempre
colposi o dolosi, comunque provocati dall’uomo. Questo è un segnale dello
scarso rispetto che si ha per l’ambiente e per le future generazioni. Nel 2003
in Europa sono andati in fumo circa 647.069 ettari, 87.440 dei quali in Italia.
A questi atti delinquenziali dobbiamo aggiungere, per le nostre foreste, i
danni, segnalati da uno studio del Corpo forestale dello Stato, provocati
dall’aumento della concentrazione di ozono negli strati bassi dell’atmosfera,
specie sull’Appennino e in Sicilia.
E l’uomo cosa fa per
salvaguardare la salute del pianeta su cui vive? Un primo passo dovrebbe essere
quello di rendere operativo il protocollo di Kyoto sulla riduzione dei gas che
favoriscono l’effetto serra e quindi il surriscaldamento della Terra. Siglato
nel 1997 da molti Paesi, tra cui l’Italia, è ancora fermo perché manca il
quorum previsto per renderlo legalmente attivo a causa della mancata ratifica
da parte dell’Australia e da parte degli Stati Uniti o della Russia. A causa di
questo ostruzionismo le cose invece di migliorare peggiorano. Il protocollo
prevede la riduzione, entro il 2010, del 5% dei gas che provocano l’effetto
serra, ma ad oggi essi sono invece aumentati del 20%. Tutto ciò a dimostrazione
che i tanti campanelli d’allarme che la Natura ci invia non vengono colti
dall’uomo per propri egoismi, che lo renderanno responsabile, nei confronti
delle future generazioni, di aver distrutto un «paradiso».
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