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Vita in Campagna
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12
Dicembre

  2003
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LA COPERTINA DEL 2003
E' urgente una maggiore tutela della terra

L’estate 2003 rimarrà nella storia come una tra le più calde (temperature fino a + 45° C a luglio in Sicilia) e siccitose (solo 50 mm di pioggia in 218 giorni a Catania), come nella memoria è rimasto l’inverno del 1985 con le temperature che scesero sino a –22° C a Piacenza. Il caldo torrido non è stato solo un problema del nostro Paese, tutta l’Europa ha dovuto fare i conti con siccità ed incendi che hanno messo a dura prova Nazioni come Germania, Austria, Spagna, Francia e Portogallo. 
Che questo sia un ulteriore segnale che il clima della Terra sta cambiando è un dato di fatto ed il settore economico che maggiormente risente di queste avverse condizioni climatiche, come è facile intuire, è quello agricolo: le perdite in Europa legate a questi eventi climatici si stimano per il 2003 in circa 13 miliardi di euro, essendo andati danneggiati, principalmente, l’approvvigionamento di foraggio verde, il settore dei seminativi (cereali in particolare), gli allevamenti e la silvicoltura. Il raccolto mondiale di cereali, quest’anno, ha subito una riduzione di circa 93 milioni di tonnellate, facendo crollare le riserve al livello più basso registrato negli ultimi 30 anni. L’anno scorso una analoga brusca riduzione dei raccolti a causa delle temperature record e della siccità fu registrata in India e negli Stati Uniti. Dietro questi mancati raccolti vi sono le alte temperature nei momenti critici della coltivazione dei cereali. 


Oggi 1 miliardo e 200 milioni di persone non dispongono di acqua per una vita «normale»

Stando alle ricerche condotte dagli studiosi, si prevede che la temperatura della Terra aumenterà durante questo secolo da 1,4 a 5,8° C se le emissioni di carbonio continueranno a crescere. E ciò è verosimile visto che in Italia, negli ultimi 100 anni, le temperature medie annuali sono aumentate di 0,6-0,8° C.
Dovremo quindi fare i conti sempre più spesso con lunghi periodi di siccità (negli ultimi 50 anni il numero complessivo dei giorni di pioggia è diminuito di circa il 20%) e quindi diventerà prioritario eliminare ogni spreco d’acqua: problema molto dibattuto quest’anno da studiosi, governanti e addetti del settore in occasione dell’anno internazionale dell’acqua. Urgente è pertanto trovare nuove modalità e nuovi mezzi di gestione dell’acqua, un bene esauribile di valore inestimabile. La mancanza d’acqua porta come conseguenza la desertificazione: in Italia è a rischio di inaridimento il 27% del territorio.
Oltre alla siccità e alle elevate temperature, l’estate 2003 ha registrato in Europa i valori più alti dell’ultimo decennio per quanto riguarda l’inquinamento da ozono che a livello del suolo può provocare gravi problemi alla salute umana, e danni all’ecosistema e ai raccolti. I dati elaborati dall’Aea (Agenzia europea per l’ambiente) in 31 Paesi europei indicano che ben 23 Nazioni hanno superato, tra aprile e agosto 2003, l’inquinamento da ozono in concentrazioni medie superiori, per almeno un’ora, alla soglia di 180 microgrammi per metro cubo d’aria, livello oltre il quale anche l’esposizione per un breve periodo può avere effetti negativi sulla salute dei bambini e degli anziani. E l’Italia è in testa nell’Unione europea per numero di giorni in cui si è superato il livello sopra citato (108 giorni).

Una delle conseguenze della siccità è la desertificazione, che in Italia sta mettendo a rischio il 27% del territorio

Ricordiamo infine la piaga degli incendi. Qui però la Natura c’entra poco. Gli incendi sono quasi sempre colposi o dolosi, comunque provocati dall’uomo. Questo è un segnale dello scarso rispetto che si ha per l’ambiente e per le future generazioni. Nel 2003 in Europa sono andati in fumo circa 647.069 ettari, 87.440 dei quali in Italia. A questi atti delinquenziali dobbiamo aggiungere, per le nostre foreste, i danni, segnalati da uno studio del Corpo forestale dello Stato, provocati dall’aumento della concentrazione di ozono negli strati bassi dell’atmosfera, specie sull’Appennino e in Sicilia.
E l’uomo cosa fa per salvaguardare la salute del pianeta su cui vive? Un primo passo dovrebbe essere quello di rendere operativo il protocollo di Kyoto sulla riduzione dei gas che favoriscono l’effetto serra e quindi il surriscaldamento della Terra. Siglato nel 1997 da molti Paesi, tra cui l’Italia, è ancora fermo perché manca il quorum previsto per renderlo legalmente attivo a causa della mancata ratifica da parte dell’Australia e da parte degli Stati Uniti o della Russia. A causa di questo ostruzionismo le cose invece di migliorare peggiorano. Il protocollo prevede la riduzione, entro il 2010, del 5% dei gas che provocano l’effetto serra, ma ad oggi essi sono invece aumentati del 20%. Tutto ciò a dimostrazione che i tanti campanelli d’allarme che la Natura ci invia non vengono colti dall’uomo per propri egoismi, che lo renderanno responsabile, nei confronti delle future generazioni, di aver distrutto un «paradiso».
 

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