RISPOSTE AI LETTORI - ORTO |
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I fagioli risentono molto dei ristagni d'acqua |
I fagioli borlotti che ho seminato in terreno lavorato
e concimato, ai primi giorni di aprile, quando hanno raggiunto l’altezza di 10
cm circa, sono ingialliti e poi le foglie si sono seccate. Non sono servite le
lavorazioni successive e la leggera concimazione con concime complesso per
ortaggi, né il solfato di rame.
Dove ho seminato i fagioli sta crescendo la gramigna e
vi è stato un modesto ristagno d’acqua.
Elia Rezzaghi
Cortile (Modena)
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I fagioli sono piuttosto
sensibili ai ristagni di umidità anche se questi sembrano di lieve entità
perché, non di rado, ad una breve permanenza dell’acqua nel suolo corrisponde
un’umidità elevata che si protrae nel tempo e che può facilitare l’affermarsi
di marciumi (ad esempio Pythium).
Nella situazione del lettore,
per migliorare le condizioni di coltivazione del fagiolo si possono proporre
alcuni suggerimenti:
– attendere almeno 2-3 anni
prima di far tornare il fagiolo nella stessa aiola;
– lavorare con cura il
terreno nell’autunno che precede la coltivazione in modo che si possa
migliorare lo stato fisico ed eliminare la gramigna;
– non impiegare direttamente
letame o compost, ma mettere a dimora il fagiolo dopo una coltura letamata (ad
esempio zucchino);
– non eccedere con gli
apporti di concimi minerali (sono, in genere, da escludere i fertilizzanti
azotati o da usare in minime quantità solo nelle colture attuate per prime),
anche perché il fagiolo è una pianta che tollera poco la salinità del terreno;
– subito prima della semina
lavorare con un arieggiatore il terreno per rendere più soffici gli strati in
cui si sviluppano le radici e togliere gli eventuali rizomi di gramigna
rimasti;
– formare aiole sopraelevate
di 15 e più centimetri rispetto al livello del suolo per consentire un agevole
sgrondo dell’acqua;
– impiegare sementi sane e
disinfettate. (Redazione)
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È bene attendere almeno 2-3
anni prima di far tornare il fagiolo nella stessa aiola |
Il marciume apicale del pomodoro |
La scorsa estate appena i pomodori crescevano, si
ammalavano e cadevano. Stranamente questo problema ha riguardato solamente la
varietà San Marzano; altre varietà tipo i Ciliegia e i Cuore di bue sono
rimasti immuni.
Da sempre uso concimare il terreno con stallatico
maturo; le innaffiature sono volutamente rare e il terreno è soffice. L’unica
cosa che credo sia censurabile è che da tre anni coltivo sempre i pomodori
sulla stessa porzione dell’orto, ma mi domando: se questo è un problema, come
mai solo alcuni pomodori si sono ammalati?
Di che malattia si tratta e quali sono gli eventuali
rimedi?
Francesco Ghilardi
Misano Gera D’Adda (Bergamo)
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La varietà di pomodoro San
Marzano – rappresentata nella foto qui a destra – è una di quelle che soffrono
con maggiore frequenza dell’alterazione detta marciume apicale (non è una
malattia, ma uno squilibrio che si verifica all’interno della pianta, quindi è
un problema di tipo fisiologico).
Questa alterazione si è
notata in modo accentuato sia nel 2002 che nel 2003 per andamenti stagionali
del tutto opposti (2002 molto piovoso, 2003 molto caldo e asciutto), ma che
hanno entrambi influito sulle varietà più suscettibili.
Le cause del marciume apicale
non sono ancora del tutto chiare, ma può trattarsi di un insieme di fattori
quali: irrigazioni poco regolari e con elevati volumi d’acqua, precipitazioni
molto copiose, insufficienza di disponibilità di calcio nel terreno (ad esempio
un suolo può essere molto calcareo, ma povero di calcio disponibile per le
piante), eccessi di concimazione a base di azoto e anche a base di potassio. È
inoltre favorito da temperature elevate e accentuata traspirazione delle
piante. Tutto questo può comportare un inadeguato assorbimento del calcio e
quindi portare al marciume apicale.
Alcuni
rimedi, sostanzialmente preventivi, che si possono mettere in atto sono i
seguenti:
– evitare di coltivare il
pomodoro in terreni dove le piante possono soffrire per un irregolare
assorbimento di acqua;
– non eccedere con gli
apporti irrigui ed effettuarli ad intervalli regolari (non alternare periodi in
cui il terreno è asciutto con altri in cui è eccessivamente bagnato);
– non adottare il sistema di
irrigazione per scorrimento-infiltrazione laterale dentro solchi (si può
correre il rischio di apportare, in breve tempo, un’eccessiva quantità di acqua);
– limitare la
somministrazione di azoto impiegando possibilmente in copertura nitrato di
calcio-15 (che però lascia nel terreno residui alcalini) e non esagerare
neppure con le quantità di potassio perché potrebbe rendere difficoltoso
l’assorbimento del calcio;
– adoperare nelle
concimazioni di fondo del terreno possibilmente perfosfato minerale-19, visto
il suo elevato contenuto in calcio;
– adottare di preferenza
varietà a frutto tondo (attenzione perché anche la varietà Cuore di bue è
abbastanza soggetta al marciume apicale) che sembrano essere meno sensibili
rispetto a quelle allungate. Se proprio si volesse coltivare una varietà di
pomodoro con frutto allungato è opportuno indirizzarsi verso quelle determinate
(quelle nelle quali lo sviluppo in altezza si arresta in genere dopo la
formazione di un determinato numero di infiorescenze) impiegate nelle colture
destinate all’industria di trasformazione (ad esempio Nemapeel), ma il seme di
queste varietà non è sempre facilmente reperibile da parte dei piccoli
produttori. Più facili da trovare sono Ventura e Super Sarno. Le varietà
Ventura e Super Sarno sono commercializzate dalla Fratelli Ingegnoli (Via
Salomone, 65 - 20138 Milano - Tel. 02 58013113 - Fax 02 58012362).
Si può tentare di ovviare al
problema con prodotti contenenti calcio chelato (Agrocal 61 Agrofil; Librel Ca
- Ciba/Demetra; Fertil calcio Edta - Agribiotec, tutti alla dose di 15-20 gr
per 10 litri d’acqua) che sono però di difficile reperimento. (Redazione)
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Pomodori San Marzano con
evidente marciume apicale |
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