riviste mensili agricole, riviste settimanali agricole, riviste agricoltura, riviste online agricoltura, riviste agricole specializzate, riviste specializzate agricoltura

riviste agricole, mondo agricoltura, riviste agricoltori  
riviste agricoltura, testate agricoltura, edizioni agricoltura
 
   
Home Riviste   L'Informatore Agrario   Vita in Campagna   Vivere La Casa in Campagna   Mad   Origine   International Agricultural Policy  

elenco prodotti in vendita
n°prodotti: 0
Totale: E. 0,00
cassa

chi siamo





riviste agricole, rivista per gli amanti della campagna, rivista sull'agricoltura professionale, riviste sull'agricoltura non professionale, edizioni dedicate al mondo agricolo, riviste specializzate in agricoltura, testate e giornali online agricoltura


L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
36
 19 - 25 Set.

  2003
segnala ad un amico  invia ad un amico    scrivi un commento alla redazione  scrivi alla redazione
non in vendita
POLITICA
Il biologico chiede più ricerca

Un segnale forte al Sana di Bologna

Archiviati i successi clamorosi degli ultimi anni, il settore deve organizzare meglio le sue strutture. La carenza di investimenti per la ricerca rischia di essere il maggior freno a un ulteriore sviluppo del comparto le cui potenzialità rimangono molto interessanti

Come è ormai tradizione Sana, il Salone internazionale del naturale di Bologna, svoltosi quest’anno dall’11 al 14 settembre scorso e giunto alla 15a edizione, si è confermato un appuntamento importante per tutti gli operatori del settore e gli addetti ai lavori. Le cifre dicono che quest’anno erano presenti 1.600 espositori su una superficie di 85.000 m2, con buyer provenienti da Svezia, Norvegia, Danimarca, Giappone, Canada e Stati Uniti, oltre naturalmente ai molti operatori stranieri provenienti un po’ da tutto il mondo, il che testimonia a sufficienza il grande interesse che tuttora circonda il settore e la manifestazione.
Nei quattro giorni del Salone, articolato in tre aree tematiche dedicate all’alimentazione, alla salute e all’ambiente, grazie anche a un’agenda convegnistica particolarmente ricca, è stato possibile infatti fare il check up al comparto e tentare di individuare su quali direttrici è orientato il suo sviluppo futuro.
Lo scorso anno il tema dominante fu la grande apertura del settore al commercio internazionale e le favorevoli prospettive che si delineavano per le nostre produzioni su mercati nuovi e ricchi come quelli americano, giapponese, ecc., pur con tutte le problematiche normative connesse al riconoscimento all’estero dei nostri metodi di produzione e dei nostri organismi di certificazione.
Successivamente però, il peggioramento della congiuntura economica in Italia e a livello internazionale, il progressivo rafforzamento dell’euro sul dollaro, che ha frenato tutte le nostre esportazioni, e lo scoppio della guerra in Iraq hanno in parte raffreddato gli entusiasmi, tanto che con l’uscita dal settore primario di un certo numero di aziende, avvenuta soprattutto nelle aree meridionali del Paese, qualcuno ha parlato di calo della produzione e dei consumi di biologico in Italia.
Vari organismi e operatori hanno invece sostenuto che no, il settore biologico non è in crisi, anzi va consolidando i propri successi.
Senza cercare di capire chi abbia ragione e chi no, il balletto delle cifre fornite ha permesso di constatare quanto siano inadeguati i sistemi statistici che si occupano del comparto, problema questo che riguarda non solo l’Italia ma tutta Europa.
Come ha affermato Raffaele Zanoli, docente di economia presso l’Università politecnica delle Marche, «siamo in una situazione primordiale delle rilevazioni statistiche del settore. È necessario creare quanto prima un Osservatorio nazionale permanente sull’agricoltura biologica che coordini i vari enti (Fiao, Inea, Istat, Sinab, ecc.) che a diverso titolo raccolgono dati sul fenomeno e, parallelamente, va proposta la creazione di un Osservatorio permanente europeo in cui far confluire le informazioni, magari sfruttando l’attuale presidenza di turno italiana dell’Unione Europea».
Ricerca inesistente
La disarmante povertà di dati a disposizione e l’assenza di una base informativa fondata su dati omogenei impedisce anche lo svolgimento di ricerche di natura economica sulla struttura e sui risultati economici delle aziende biologiche, oltretutto soggette a un’evoluzione tanto veloce da rendere rapidamente obsolete anche indagini eseguite ad hoc.
Ma è tutta la ricerca dedicata all’agricoltura biologica che dovrà crescere nei prossimi anni.
Il settore, infatti, dopo l’epoca pionieristica durante la quale ha costruito le attuali conoscenze tecnico-scientifiche sulla propria pelle, affrontando la sperimentazione direttamente nelle aziende agricole, se oggi vuole crescere secondo le aspettative che gli vengono unanimamente riconosciute non può più fare a meno di un programma coordinato di ricerca nazionale che permetta l’effettivo miglioramento delle condizioni di produzione lungo tutta la filiera.
Nonostante l’Italia, con circa 1,2 milioni di ettari di superficie dedicata alle coltivazioni biologiche e oltre 61.000 aziende attive, si confermi leader in Europa e uno dei grandi Paesi produttori a livello mondiale è anche, tristemente, uno dei fanalini di coda per quanto riguarda gli investimenti in ricerca (vedi grafico).
Questo fattore di crescita trascurato fino a oggi rischia di diventare un importante freno allo sviluppo che rallenta il processo di razionalizzazione dei fattori produttivi nella sola ottica possibile, quella della diminuzione e stabilizzazione dei costi di produzione oltre che del miglioramento della qualità dei prodotti ottenuti.
Non si può, insomma, pensare seriamente di affrontare la sfida competitiva dei prossimi anni solo sulla scorta di qualche lavoro di ricerca svolto dagli istituti sperimentali del Mipaf o, saltuariamente, da qualche istituto universitario.
«Purtroppo mentre in Italia si continua a discutere – ha detto Fabrizio Piva, vicepresidente del Consorzio per il controllo dei prodotti biologici (Ccpb) – negli altri Paesi comunitari vi sono istituti di ricerca pubblici che già da parecchi anni producono risultati e che oggi si sono federati dando vita alla Società internazionale per la ricerca in agricoltura biologica (Isofar) che si pone l’obiettivo di favorire e divulgare la ricerca di settore».
L’importanza del Piano d’azione
Se la ricerca a livello nazionale diventa un fattore di crescita determinante, non meno importanza ha certamente la nuova politica agricola comune che, così com’è formulata, non sembra in grado di supportare lo sviluppo rurale sostenibile, mancando per di più, come effettivamente manca, di precisi riferimenti al settore biologico.
Assume di conseguenza grande rilievo il Piano d’azione per l’agricoltura biologica, da adottare sia a livello nazionale che europeo, il quale dovrà tener conto di aspetti importanti e tra essi collegati: la crescita del mercato, le politiche di sostegno della domanda, gli interventi per la riduzione dei costi e il miglioramento della qualità dei prodotti.
L’Italia, al riguardo, ha le competenze e la credibilità che le derivano dal suo ruolo di leader europeo, per presentare idee e proposte che possano portare all’attuazione del Piano entro la fine dell’anno, legandole per quanto possibile alla nuova pac, così da ottenere quelle fonti di finanziamento senza le quali ogni ipotesi di sviluppo risulterebbe più difficile.
«Dopo due anni, il 2002 e il 2003, che hanno fatto registrare una relativa stasi nella crescita del settore – è l’opinione di Lino Nori, presidente della Fiao, la Federazione italiana di agricoltura organica, ente che rappresenta in modo significativo gli organismi di certificazione nazionali – ora chi ha a cuore il futuro dell’agricoltura biologica dovrà operare scelte impegnative e importanti a vari livelli: promuovere la ricerca, dare vita a una programmazione politica di lungo respiro, consentire una razionalizzazione produttiva che aumenti il livello di competitività delle nostre produzioni e, infine ma non ultimo, dar corso a una più efficace comunicazione ai consumatori dei valori collegati alle produzioni biologiche».
«Tassi di crescita annui del 20%, come nei primi anni Novanta – conclude Nori – ora che il settore si avvia a diventare più maturo, non sono più possibili. Anche per questa ragione vanno poste premesse strutturali più solide, per garantire quello sviluppo che è ampiamente alla portata del settore».

Sommario rivista Nicola Castellani
E-mail: n.castellani@informatoreagrario.it


la ricerca

trova 

© 2024 Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l. - Tutti i diritti riservati